Luzzatto: la targa contestata al museo non sia un ostacolo nei rapporti Vaticano-Israele. Non condivido la richiesta del Papa di togliere quel testo anche se capisco che non gli piace

 

 ROMA - "E' apprezzabile che il Papa sia prudente sulla beatificazione di Pio XII, ma non capisco perché si rifiuti di visitare Israele se non sarà tolta la foto di Pacelli al museo Yad Vashem di Gerusalemme, esposta in un reparto che ricorda, tra l'altro, chi non si oppose apertamente alle deportazioni ebraiche del 1942. Pio XII si espose in prima persona ai rastrellamenti? Se il Vaticano lo dimostra sarò ben lieto di cambiare idea".


Amos Luzzatto, presidente emerito dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, preferirebbe non rispondere a padre Peter Gumpel, postulatore della causa di beatificazione di Pio XII, "perché - dice - è tempo ormai che cattolici ed ebrei guardino avanti e che le drammatiche vicende del nostro passato siano consegnate alla storia". Ma dà atto a Ratzinger di non voler incrinare i rapporti con gli ebrei sul caso Pacelli. E lo dice apertamente.
Presidente Luzzatto, perché lei dice che Benedetto XVI fa bene a non accelerare la beatificazione di Pio XII?
"Perché mi pare che, bene o male, ha capito che accelerare il processo di beatificazione ora creerebbe molte difficoltà tra ebrei e cattolici. E' giusto quindi essere prudenti, cercare di capire ancora come si svolsero veramente i fatti. E' un segno di rispetto per la sensibilità ebraica che va indubbiamente apprezzata".
Ma il Papa non vuole più la foto di Pacelli allo Yad Vashem e minaccia, secondo padre Gumpel, di non andare in Terra Santa se non sarà tolta, anche se il portavoce papale padre Federico Lombardi lo ha parzialmente smentito.

"E' una richiesta che non capisco, pur comprendendo che alla Chiesa non fa piacere vedere un Papa nella galleria degli ingiusti. Ma se la commissione storica del museo ha deciso di esporre quella foto, avrà avuto le sue ragioni e non credo la toglierà se non si farà piena luce su tutto il pontificato di Pio XII. Mi chiedo, inoltre, come si possa mettere in relazione le due cose, la foto di Pacelli e la visita di Ratzinger in Israele, anche alla luce degli analoghi viaggi già fatti da Paolo VI e Giovanni Paolo II. Ripeto, quella immagine e quella didascalia sono state inserite in un reparto del museo dedicato alla memoria di chi non si espose adeguatamente in prima persona nella denunzia del nazismo e, in particolare, nel fermare le deportazioni del 1942".
E' storicamente noto che Pio XII fece aprire i conventi dove furono salvati migliaia di ebrei. Questo non basta?
"E chi lo nega? Gli ebrei, tutti gli ebrei, come ricordò a suo tempo una figura come Golda Maier, saranno sempre grati a quei cattolici, a quelle suore e a chi, anche tra le più alte autorità ecclesiastiche, misero in salvo migliaia di ebrei. Io stesso tempo fa ho accompagnato l'ambasciatore di Israele in un convento delle suore di Sion a Roma, per testimoniare la nostra riconoscenza per quelle loro consorelle che rischiarono la vita per nascondere molti ebrei dai rastrellamenti".
Quindi, Pio XII non è stato completamente indifferente alla tragedia ebraica?
"Nessuno nega le migliaia di ebrei salvati nei conventi. Ma altra cosa fu il silenzio sulle deportazioni di massa. Ebbene, è storicamente provato che nel 1942 diplomatici israeliani informarono gli Usa, gli inglesi e il Vaticano dei piani di rastrellamento decisi da Hitler. Nessuno rispose. Se noi abbiamo sempre rimproverato inglesi e americani per quei silenzi, la stessa cosa dobbiamo fare per il Vaticano e, vale a dire per Pio XII che non gridò forte al mondo intero il suo sdegno per quei crimini annunciati".
Pacelli forse temeva di aggravare la situazione di fronte alla furia nazista.
"Non lo so. Ricordo solo che in Europa ci furono altri governanti, in Danimarca, in Bulgaria, in Ungheria che si opposero apertamente in prima persona alle deportazioni. Ed ebbero successo. Mi chiedo perché Pio XII non fece altrettanto per richiamare tutti i cattolici europei? Sono questi gli interrogativi che oggi turbano noi ebrei. Per cui se lo vogliono beatificare prima di sgombrare tutti i dubbi su quei silenzi, lo facciano pure. Ma il Vaticano deve sapere che per il mondo ebraico si aprirà una ferita difficilmente rimarginabile. A meno che non dimostrino il contrario, e cioè che Pio XII non rimase in silenzio".

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