E' mistero sull'incidente, ma il comando rassicura: nessuna fuga dal reattore nucleare

 
Un incendio su un sottomarino, 21 morti e la catastrofe nucleare sfiorata, in un dramma nell’oceano che ha subito fatto ricordare la tragedia del Kursk, e le condizioni penose nelle quali continua a versare la marina militare russa. Un incidente misteriosissimo, del quale si è avuta notizia nella notte: non si sa né dove è avvenuto (da qualche parte nel Pacifico), né cosa è successo, e nemmeno il nome del vascello. Il portavoce della marina, Igor Dygalo, si è limitato a informare che «durante un test delle capacità motorie» in un sottomarino nucleare russo è avvenuta «l’accensione non autorizzata del sistema anti incendio». E il bilancio: «più di 20 morti».

Secondo il comando russo non c’è alcun rischio di contaminazione nucleare: il reattore funziona a regime e il sottomarino - dopo che l’equipaggio della nave in fiamme è stato soccorso da altre navi della flotta del Pacifico e altre 21 persone ferite sono state caricate a bordo del vascello di accompagnamento «Ammiraglio Tibuz» - si sta dirigendo (non si sa se autonomamente o trainato) verso la base (che non viene indicata). Una fonte della flotta ha detto all’agenzia Rian che l’incidente si è verificato a prua, senza raggiungere il centro dello scafo, quello che contiene il reattore. Ma resta l’interrogativo di come un sistema anti incendio possa aver ucciso più di 20 persone. Secondo alcuni esperti, un tale bilancio può essere dovuto al fatto che negli ambienti chiusi dei sottomarini il fuoco è un nemico mortale, e per spegnerlo vengono utilizzate schiume chimiche che possono essere tossiche, ma non abbastanza da fare strage.

Permane il mistero anche sui «test» che stava svolgendo il vascello. A bordo c’erano 208 persone, di cui solo 81 militari: gli altri, probabilmente, erano ingegneri e tecnici del cantiere dove era stato varato il sottomarino, secondo alcune fonti nuovo di zecca. Pare che si tratti di un modello «Nerpa» («Akula» nella classificazione Nato). Dell’accaduto è stato immediatamente informato il presidente Dmitry Medvedev, che ha ordinato l’apertura di un’inchiesta sull’accaduto e la tutela delle famiglie delle vittime. Le prime versioni, che circolano in ambienti militari, danno la colpa alle «negligenze» dell’equipaggio provvisorio che doveva fare il collaudo del sottomarino. «Negligenze» che si erano rivelate mortali anche per i 118 marinai e ufficiali del Kursk, l’ammiraglia della flotta subacquea russa che perì nel mare di Barents nel 2000, diventando il primo, tragico, banco di prova per il neopresidente Vladimir Putin.
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