«Una prepotenza e un atto di arroganza inaccettabili: la destra a questo punto deve dire se vuole rispettare le regole democratiche».

Walter Veltroni, segretario del Pd, è allibito da quanto è successo in commissione Vigilanza Rai. Una cosa mai vista: la maggioranza ha votato come presidente un esponente dell’opposizione. Contro il suo volere. Dopo quasi 50 fumate nere, il Pdl ha infatti eletto Riccardo Villari, ex Margherita ora Pd, a presidente della commissione. Il Pd, dal canto suo, ha continuato a votare il suo candidato, Leoluca Orlando, che ha preso 13 voti anche se, secondo i calcoli, anche due esponenti del Pd avrebbero votato per Villari, che in totale ha raccolto 23 pareri favorevoli. Tre gli assenti, una sola scheda bianca.

Consapevole dell’alta tensione, Villari subito dopo l’elezione ha spiegato che «il mio percorso istituzionale per decidere o meno se mantenere la presidenza della Vigilanza Rai partirà da un incontro con il Presidente della Repubblica e poi con i presidenti di Camera e Senato, per poi passare ad un confronto con il mio gruppo parlamentare». Promette che le sue decisioni «saranno comunque in linea con la posizione del partito a cui appartengo e non in contrasto con questa», ma aggiunge anche di essere consapevole «del passaggio delicato che sta vivendo la commissione bicamerale con uno stallo che dura da mesi», e quindi di pensare a «molti scenari possibili che vanno valutati».

Passano pochi minuti e Veltroni gela ogni riflessione: «Villari si dimetterà» perchè non è possibile accettare questa «arroganza della maggioranza» che ha compiuto un «atto inimmaginabile, da regime».

I presidenti dei gruppi parlamentari del Pd, Antonello Soro e Anna Finocchiaro già prima della votazione avevano stigmatizzato l’ipotesi dell’elezione di un loro esponente da parte del Pdl, spiegando che «qualora la maggioranza decidesse di mettere in pratica il suo proposito si aprirebbe nella vita del Parlamento una fase senza precedenti per l'intensità dello scontro parlamentare». Ora che il danno è fatto non hanno più dubbi: «Quello che è avvenuto oggi – dice la Finocchiaro – è di una gravità senza precedenti. Si tratta di una vera e propria ferita alle regole e alla prassi parlamentari. Gli atti che questa maggioranza sta compiendo in Parlamento e che fanno seguito alle pericolose e inquietanti dichiarazioni dei giorni scorsi fatte dal presidente del Consiglio, sono emblematici del fatto che il Pdl vuole stravolgere le regole e trasformare il Parlamento in una dependance delle volontà di Berlusconi».

Per risolvere l’impasse Walter Veltroni e Pier Ferdinando Casini giovedì mattina avevano proposto all'Italia dei Valori una rosa di nomi che superasse la “questione Orlando”. L’Idv aveva risposto picche, spiegando che quella di Orlando «non è più la candidatura di una persona, ma una candidatura di principio. Per questo – spiegavano – rispettando le opinioni di tutti, noi andiamo avanti per la nostra strada». Dopo l’elezione di Villari, Di Pietro ha immediatamente bollato la decisione del Pdl come un «colpo di mano contro la democrazia».

Berlusconi, intanto, come al solito fa il finto tonto: l’elezione di Villari, dice, è stata una «scelta autonoma dei gruppi parlamentari» a cui sono «estraneo».

 

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