"E' un Festival unico, che crescerà ancora"

ROMA
Magari qualche cosa resterà. E, filtrata dalla speciale sensibilità dell’autore, andrà a finire in uno dei fotogrammi della nuova pellicola. Nanni Moretti lascia la direzione del Torino Film Festival e torna dietro la macchina da presa, per girare il film che sta già scrivendo (sembra con Federica Pontremoli e Francesco Piccolo, sceneggiatori del Caimano) e che, da oggi, torna in cima ai suoi pensieri: «Sono felice della possibilità che mi è stata data - ha detto ieri dopo una settimana di riflessioni - a cui mi sono dedicato con grande impegno. Il prossimo anno realizzerò il mio nuovo film e non potrò più garantire la stessa attenzione e lo stesso lavoro al Tff».

Dell’esperienza torinese conserverà un ricordo affezionato, il piacere di aver costruito una rassegna a sua immagine e somiglianza, il gusto di farsi vedere in pubblico, non solo, come sempre, da autore venerato, ma da direttore impegnato anima e corpo nella buona riuscita di una rassegna. Obiettivo raggiunto talmente bene da aver spinto il Museo Nazionale del Cinema e l’Associazione Cinema Giovani a chiedergli di rinnovare l’incarico «dopo il biennio di successi», in modo da poter proseguire «nell’opera di consolidamento del prestigio e dell’immagine internazionale del Festival». Un’opera che, sottolinea Moretti, ha dato frutti importanti: «Lascio un Festival unico nel panorama italiano, che potrà crescere ancora continuando a sostenere il buon cinema indipendente e d’autore».

L’invito è chiaro, quasi una linea che il regista detta ai successori: «Naturalmente il successo di questi due anni non sarebbe stato possibile senza il prezioso contributo di collaboratori e collaboratrici, che ringrazio con amicizia e che spero continueranno a lavorare nelle prossime edizioni». Il rapporto con la città è stato ideale, segnato da quel tocco di riservatezza e understatement che ha fatto sentire a proprio agio un regista notoriamente allergico ai bagni di folla: «Sono grato a Torino che mi ha accolto con molto affetto e discrezione». Il presidente del Museo Nazionale del Cinema Alessandro Casazza e il direttore Alberto Barbera ringraziano: «Lavorare con Moretti - dicono - è stata un’esperienza coinvolgente e ricca di stimoli, che ha rafforzato la nostra stima e l’amicizia nei suoi confronti».

Hanno tentato il possibile per trovare una mediazione che permettesse al regista di conciliare il lavoro per il film con quello per la rassegna, non ci sono riusciti perché per un autore girare è di importanza vitale e non si può creare pensando ad altro. «Ora - dicono - l’impegno sarà mantenere la manifestazione nel solco della continuità che Nanni ha saputo arricchire di nuove valenze e contenuti». Negli ultimi due anni il Festival ha acquistato peso e visibilità, è diventato un appuntamento imperdibile nel calendario delle manifestazioni italiane. Non sono mancate le polemiche. Moretti ha sempre espresso critiche aperte nei confronti della Festa di Roma, nata veltroniana, nel nome di popolo, divi e paillettes, e poi rinata, più autarchica, sotto il sindaco Gianni Alemanno. Alla notizia della rinuncia del regista, il presidente della kermesse capitolina Gianluigi Rondi ribatte con l’abituale misura: «Come critico mi fa piacere che Moretti torni a girare, apprezzo il suo cinema e sono contento che faccia un nuovo film.

Come collega di Festival mi dispiace, perché Moretti è stato molto bravo, ho apprezzato quello che ha fatto per la rassegna torinese, per il pubblico, per la città. Ho molta stima nei suoi confronti anche se lui mi ha corrisposto molto di rado». Da oggi si inizia a riflettere sulla successione. Il primo pensiero va alla riconferma della squadra in carica, a cominciare dalla coordinatrice Emanuela Martini che sembrerebbe erede naturale del direttore uscente.

Il secondo riguarda la formula. Se i vertici del Museo e di Cinema Giovani intendono proseguire sulla strada del nome celebre, del regista che, da solo, fa Festival, la scelta potrebbe rivelarsi lunga e complessa. La personalità morettiana è unica e non replicabile. Non sono molti i registi italiani capaci di contenere aspetti opposti del cinema, divismo e cinefilia, pubblico e impegno. In ogni caso le decisioni dovranno essere prese in tempi brevi.