New York – Nuovo giallo politico nello scandalo di corruzione esploso in Illinois.

La caduta del governatore Rod Blagojevich minaccia di travolgere anche Jesse Jackson Jr, co-chairman della campagna presidenziale di Barack Obama e figlio dello storico leader dei diritti civili Jesse Jackson. Il 43enne Jackson jr, stando ai suoi stessi legali, è il «candidato numero cinque» menzionato nell'atto d'accusa della procura federale contro Blagojevich. Un candidato che, stando alle parole del governatore, sarebbe stato disposto a versare un milione di dollari, sotto forma di contributi politici, per ottenere la nomina d'ufficio al seggio del Senato che è stato di Obama. Spetta infatti al governatore la scelta del candidato che deve portare a termine il mandato di un senatore, altri due anni nel caso della poltrona resa vacante dal presidente eletto.
Jackson, in un'affrettata conferenza stampa ieri notte, ha negato seccamente qualunque coinvolgimento nella spirale di corruzione. «Non ho mai autorizzato nessuno a promettere nulla, nè inviato alcun messaggio al governatore ha detto Credevo che il governatore stesse conducendo una corretta selezione del miglior candidato e volevo essere preso in considerazione per i miei meriti». Jackson ha sostenuto di aver incontrato per la prima volta il governatore solo martedì, discutendo per 90 minuti delle proprie credenziali. "E' tutto quello che avevo da offrire», ha aggiunto. Ha inoltre indicato di non essere sotto indagine della procura e di voler cooperare pienamente con l'inchiesta.
Le ombre sul43enne Jackson minacciano di far deragliare una carriera promettente: deputato alla Camera federale dal 1995, è stato uno stretto alleato di Obama e ha svolto un ruolo centrale nella sua vittoriosa campagna. Parte della sua influenza deriva dall'eredità del padre: Jesse Jackson, 67 anni, ha partecipato alla marcia tra Selma e Montgomery nel 1965 al fianco di Martin Luther King. Successivamente è stato tra i grandi leader del partito democratico: candidato alle primarie presidenziali democratiche nel 1984 e nel 1988, è diventato uno dei politici afroamericani di maggior successo nel partito prima di Obama.
Blagojevich è stato accusato di un vasto giro di tangenti ma, soprattutto, di aver messo in vendita il seggio di Obama. La procura lo ha incriminato grazie a intercettazioni telefoniche nelle quali ha ammesso di chiedere favori e soldi. E' in queste conversazioni che, parlando ad alcuni collaboratori, fa riferimento al candidato numero cinque: il governatore afferma che il misterioso candidato potrebbe raccogliere soldi per la sua campagna, «500.000 dollari», oppure «un milione di dollari». Promesse che sarebbero arrivate da «emissari». E aggiunge che simili impegni devono «devono cominciare subito» a essere rispettati. Tra gli altri aspiranti al seggio senatoriale, secondo indiscrezioni, ci sarebbe stato anche il consigliere di Obama Valerie Jarrett.
Obama, accusato dai repubblicani di non aver condannato a sufficienza lo scandalo dell'Illinois, ieri ha chiesto le dimissioni di Blagojevich e suggerito elezioni sociali per scegliere il suo successore al Senato. Ma i critici hanno alzato il tiro: «In considerazione del passato sostegno al governatore, il presidente eletto ha la responsabilità di affrontare con chiarezza la situazione» ha detto il chairman del Comitato Nazionale Repubblicano, Robert Duncan. Il deputato Eric Cantor ha rincarato la dose: "«a gravità delle accuse solleva interrogativi sull'interazione tra il governatore, il presidente eletto e altri funzionari che lavoreranno per lui»".