di Luca Domenichini
I precari preparano una protesta nazionale. Atesia annulla anche i contratti già concordati. Sui call center è battaglia
Il programma di governo prometteva modifiche alla legge 30. Ma continuano a spopolare i nostri contratti da fame... Durante l'assemblea dei lavoratori di Atesia, a Roma, Francesca mostra una copia del suo contratto di lavoratore a progetto. Validità: tre mesi (dal 1 ottobre al 31 dicembre 2005). "La prestazione dovrà essere eseguita in piena autonomia", recita il punto 6. E poi, la natura del progetto: indagini statistiche "finalizzate alla rilevazione dell'andamento del Paese e delle previsioni a medio e lungo termine", "aspetti sociali della vita delle famiglie italiane", "analisi di mercato su lavoro e occupazione". Poco importa se al punto 8 dell'articolato, considerato dai lavoratori come un esempio di contratto da 'dipendente mascherato', è richiesto l'obbligo della riservatezza: figuriamoci se Francesca si preoccupa di mostrarcelo, dopo essere stata licenziata per avere firmato - insieme ad altri quattro addetti al call center - l'esposto spedito alla direzione del Lavoro che ha dato il via alle indagini che stanno rivoluzionando il settore. Con Atesia che minaccia di spostare le sue attività all'estero e intanto blocca persino le assunzioni già concordate col governo e con i lavoratori che, dal canto loro, organizzano la prima manifestazione nazionale contro il precariato e la 'ribellione dei call center'.

"I verbali degli ispettori dopo 32 perquisizioni e centinaia di interviste ai lavoratori", spiega Francesca, "hanno constatato quello che tutti sospettavano: vale a dire che i contratti a progetto di Atesia sono, di fatto, rapporti di lavoro subordinato. E questo, sia per le attività di inbound che per quelle di outbound". Cade, così, la distinzione sancita dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano, e fissata nella circolare del 14 giugno scorso, in vigore dal 2007, in cui si distingueva tra lavoratori inbound - quelli, cioè, addetti alle chiamate in entrata di servizio ai clienti, informazioni, orari, tariffe e quant'altro - che devono essere assunti come dipendenti; e i lavoratori outbound - vale a dire gli addetti alle chiamate in uscita, cioè promozioni, ricerche di mercato e offerte - per i quali la circolare ministeriale non prevedeva l'obbligo di assunzione a tempo indeterminato.

Ma non solo. Dai verbali degli ispettori consegnati all'Inps, si è preso atto che Atesia deve risarcire anche tutti gli ex collaboratori, e assumere tutti i co.pro., i collaboratori a progetto, attualmente al lavoro. Secondo Atesia, società guidata da Alberto Tripi che appartiene al gruppo Cos e impiega 3.300 collaboratori contrattualizzati a fronte di un numero di dipendenti pari a 400, "siamo soltanto all'inizio di una battaglia la cui partita è la permanenza in Italia delle società di call center". Come dimostrerebbero i centri italiani dei call center già attivi nei Paesi dell'est, come la Polonia e la Romania. "Affrontare una ulteriore spesa, come ci è richiesto dai verbali consegnati all'Inps, significa sborsare una cifra di 150 milioni di euro, tondi tondi". Una bella spesa, con un utile sceso a tre milioni di euro nel 2005 rispetto ai 10 milioni del 2003, su un fatturato di cinquanta milioni di euro. Mentre negli ultimi cinque anni il costo del personale è raddoppiato e ormai pesa per il 15 per cento del fatturato.

La battaglia è solo all'inizio. Mentre il ministro Damiano resta nelle retrovie, tra azienda e lavoratori la temperatura cresce. Atesia ha deciso di impugnare i verbali davanti a un giudice e di sospendere il piano di assunzioni di 1.950 precari concordato al tavolo di trattativa con governo e sindacati lo scorso aprile.

I telefonisti e le telefoniste di Atesia si preparano a modo loro. Stanno organizzando una rete nazionale di sindacati autonomi in tutta Italia con l'obiettivo di spazzare via l'impianto della legge 30. "Stiamo costruendo un percorso di lotta che raccoglie tutti gli addetti del call center in Italia, per realizzare la prima vera campagna contro la precarietà", spiega Adriano, uno dei capi del collettivo-precari di Atesia. Il primo incontro è per il 9 settembre alla scuola Galilei di Roma per preparare l'appuntamento del 29 settembre, quando è fissata una manifestazione nazionale degli autonomi a Roma. Intanto i precari raccolgono messaggi di solidarietà da tutta Italia e possono contare sul sostegno di personalità del mondo della cultura, come l'attore teatrale Ascanio Celestini e Sabina Guzzanti.