Procederà per alcuni giorni il tavolo tecnico. Fitto: Prevalente trovare un accordo. Lorenzetti: "Accantonato l'uso del decreto". Errani: "Siamo sul binario giusto". In serata il premier frena: "Solo un confronto tecnico. Poi decidiamo noi"

 

ROMA - Il piano casa non verrà presentato per decreto questo venerdì al Consiglio dei Ministri.

Le Regioni e i Comuni per il momento hanno avuto la meglio sul governo, che dopo una giornata di braccio di ferro ha ceduto, dando alla Conferenza degli enti locali tempo fino a martedì prossimo per trovare un accordo sui contenuti del progetto. Lo ha annunciato il ministro degli Affari Regionali Raffaele Fitto, in una conferenza stampa congiunta con il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani e con il presidente dell'Anci Leonardo Domenici.
"Abbiamo definito un percorso che prevede da subito un tavolo tecnico per una soluzione condivisa e che entrerà nel merito di tutte le misure e concluderà il lavoro entro martedì prossimo; dopo ci sarà una nuova conferenza unificata per valutare il lavoro congiunto e anche lo strumento e il merito", ha spiegato Fitto. Ampia soddisfazione è stata espressa sia da Errani che da Domenici: "Adessi siamo sul binario giusto".
In serata, però, Berlusconi, con un meccanismo che gli è proprio, smorza l'idea di un rallentamento del governo: "Nessuna frenata, le regioni non potranno sottrarsi. Andrà qualcosa in Consiglio dei ministri d'accordo con loro. Ma sarà un confronto tecnico - assicura - Alla fine, decideremo noi". Poi spiega: "Il fatto è che ci sono competenze concorrenti. Comunque gli effetti immediati ci saranno. Le regioni non possono sottrarsi, perchè in giro c'è una aspettativa fantastica sul piano casa". Ma le regioni si sono tirate indietro? "No, non si sono tirate indietro - risponde il premier - ma sono gelose della loro competenza".

La giornata era cominciata con il deciso no della Conferenza delle Regioni: "Abbiamo detto con chiarezza e puntualità che la bozza di decreto che ci è stata presentata presenta aspetti di incostituzionalità dal punto di vista delle competenze", aveva ripetuto più volte Errani.
Contestazione che il governo sembrava voler ignorare: all'ora di pranzo, in un rapido scambio con i giornalisti, prima di raggiungere il re e la regina di Svezia, in visita in Italia, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva ribadito l'intento di far arrivare il decreto sul tavolo del Consiglio dei ministri di venerdì 27, senza nessuna "marcia indietro". Il premier era stato però possibilista: "Il governo si è riservato la possibilità di decidere in un senso (il decreto, ndr) o nell'altro (il disegno di legge, ndr)".
Nel pomeriggio le agenzie avevano battuto un'altra dichiarazione di Berlusconi, un po' più morbida: "L'urgenza resta, ma non è detto che il decreto legge sia lo strumento più efficace". Anche se poi una fonte di Palazzo Chigi ribadiva che alle Regioni erano state date 72 ore di tempo per trovare un accordo.
Poco dopo, invece, la piena apertura del governo, auspicata peraltro ieri anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva espressamente chiesto che venissero prese in considerazione le argomentazioni delle Regioni. Il governo, ha spiegato Fitto, "ha preferito questa strada per proseguire con un metodo molto positivo, utile e costruttivo, che finora ha dato buoni risultati".
"Abbiamo sostenuto con convinzione e determinazione le nostre ragioni", ha risposto Errani a chi gli chiedeva come le Regioni erano riuscite a ottenere che il piano casa non passasse per decreto. Le Regioni si sono dette infatti disponibili a lavorare a un accordo più ampio che porti alla semplificazione della normativa e degli investimenti edilizi, purché però non si parli di decreto legge: "Anche sulle misure condivise un decreto legge relativo a materie concorrenti è uno strumento improprio. Abbiamo proposto un accordo sul modello degli ammortizzatori sociali", ha spiegato Errani.
E infatti l'ipotesi decreto sembra abbandonata in via definitiva, non soltanto in riferimento al Consiglio dei ministri di venerdì. Il presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti si è mostrata sicura a questo proposito: "Il provvedimento con il quale il governo approverà le misure per il rilancio dell'edilizia e dell'economia potrebbe essere o un disegno o più probabilmente una legge quadro, alla quale faranno seguito leggi regionali".
"E' prevalente trovare un accordo - ha ribadito Fitto - Due o tre giorni non sono determinanti al fine del provvedimento; è molto più importante che si giunga a una piattaforma comune". Anche perché il testo conosciuto come "piano casa", ma che in effetti è un piano per l'edilizia, hanno sottolineato prima Berlusconi e poi Fitto, non è l'unica nuova normativa in materia immobiliare da discutere con gli enti locali.
"Il vero piano casa - ha ricordato Fitto - è quello che stiamo preparando per le giovani coppie in difficoltà, che non possono permettersi né l'acquisto di un'abitazione, né l'affitto". Anche Berlusconi ha annunciato un imminente progetto in questa direzione, "sul quale verranno mobilitate le Regioni, i Comuni, il sistema bancario italiano e tutte le industrie delle costruzioni".
Parlando invece del cosiddetto piano casa, il premier ha sottolineato che la misura non riguarda solo le ville, ma "quasi il 50 per cento delle abitazioni mono o bifamiliari". Berlusconi ha osservato come, dai dati in possesso del governo, risulta che "dovrebbero essere il 25%-28% le case monofamiliari e il 13-15% quelle bifamiliari". Insomma, "è una notizia che riguarda il 50% delle famiglie, non è affatto una disposizione sole per le ville". E se solo il 10% delle famiglie proprietarie di mono o bifamiliari facesse lavori di ampliamento, ha aggiunto, si attiverebbe un giro d'affari tra i 50 e i 60 miliardi di giro.
Anche da Umberto Bossi oggi è arrivato un nuovo invito a trattare. "Ieri sera l'ho detto a Berlusconi che molte Regioni, ad esempio la Lombardia, hanno già il loro piano casa. Meglio trattare con loro e trovare l'accordo, così si evitano scontri", ha detto il leader della Lega parlando con i giornalisti alla Camera. Suggerimento che evidentemente è stato pienamente accolto dall'esecutivo.