Il presidente dell’Italia dei Diritti: “In vicende come questa è necessario usare il pugno di ferro”

 






ROMA - Cinquecentosettantanove euro per un pranzo. E’ questa la cifra che una coppia di turisti giapponesi si è vista addebitare sul proprio conto presso il noto ristorante “Il Passetto” di Via Zanardelli a Roma.

 Inoltre ai clienti non è bastata la scoperta amara di un costo così esoso, che non corrispondeva ai prezzi indicati sul listino; essi infatti si sono ritrovati l’aggiunta arbitraria di una mancia da 115 euro mai concessa.

Antonello de Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, ha dichiarato: “E’ semplicemente vergognoso quello che è successo in questo locale nel cuore del centro storico, sia dal punto di vista legale sia da quello dell’immagine che diamo della meravigliosa città di Roma. Tale comportamento deve essere punito con assoluta severità non solo, come è già successo, a livello amministrativo ma soprattutto a livello penale. Mi auguro che vengano applicate pene esemplari che siano di monito per chiunque pensa di poter speculare sui turisti”. Il proprietario del ristorante, denunciato per truffa, è stato costretto a tenere chiuse le saracinesche del locale dove tra l’altro sono state trovate carenze sulla sicurezza e sull’igiene degli alimenti. “La cosa che più mi sconvolge è che non stiamo parlando di una bettola di periferia - continua De Pierro - che incontra mille difficoltà per poter tirare avanti, ma di un locale affermato, quindi decade anche un’eventuale attenuante e gli elementi sono tutti semmai aggravanti. Per quanto mi riguarda chi si macchia di un comportamento di questo tipo dovrebbe subire la revoca definitiva della licenza commerciale. Purtroppo per far si che non avvengano più episodi del genere il pugno duro è d’obbligo e noi come movimento seguiremo la vicenda giudiziaria e non mancheremo eventualmente di esternare perplessità qualora dovessimo assistere a provvedimenti morbidi. Se dipendesse da me, una volta accertata la responsabilità, questo ristorante scriverebbe la parola fine alla sua attività”.