«La legge è quella e mi sembra che vada benissimo. Cosa c'è da cambiare?». Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dallo studio della trasmissione «Porta a porta» a proposito della legge sui pentiti.  

   «Sulla 416 bis e l'associazione esterna come lesa maestà non sono d'accordo con Dell'Utri. Non c'è da regolare il 416 bis credo ci sia da garantire. Penso che la magistratura, alla quale devono andare tutta la nostra stima e riconoscenza, debba farsi garante del fatto che non ci sia solo la dichiarazione di qualche pentito ma che ci siano i fatti».

Un'affermazione quella del presidente della Camera che probabilmente non farà piacere a Berlusconi il quale ha parlato di complotto dei magistrati e di accuse ingiuriose nei suoi confronti.

 Fini ha avuto altre battute agrodolci nei confronti del premier a conferma dello stato non esaltante dei loro rapporti: "Con Berlusconi - dice - possiamo avere opinioni politiche non identiche, ma questo non autorizza nessuno a dire che si sia in rotta di collisione o che ci sia un complotto. Lo trovo offensivo dell'intelligenza».

La terza carica dello Stato ha sottolineato che ci sono posizioni diverse dovute anche al differente ruolo che i due ricoprono, ma
aggiunge: «Non mi nascondo dietro un dito, su alcune questioni politiche abbiamo visioni non collimanti».

Tuttavia Fini ha anche teso la mano al premier: «Ricordo che il capo dello Stato nel suo recente discorso ha detto in modo inequivocabile che il governo ha la pienezza dei poteri finchè ha la maggioranza in Parlamento». Fini ha aggiunto che
«nessuno può alterare la volontà popolare per via giudiziaria». Rispondendo a Bruno Vespa, Fini ha ricordato di essere stato
favorevole ad un'ipotesi per cui «non si cancellano ma si sospendono per la durata della permanenza in carica» certi provvedimenti e a questo «non solo non ho obiettato ma mi sono trovato perfettamente d'accordo»

La premessa della terza carica dello Stato è stata che «chi vince le elezioni ha il diritto-dovere di governare» e «Berlusconi lo hanno votato gli italiani, essendo anche a conoscenza delle questioni in campo con la giustizia». Quanto al ddl sui processi brevi Fini ha detto di ritenere «più che congruo» un periodo di tempo di otto anni complessivi, comprese le indagini, per verificare se una persona è innocente o colpevole.

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