Protesta contro la nuova sinagoga, scontri e arresti nella Città vecchia. E l'inviato di Obama rinvia la visita

Gli scontri in corso a Gerusalemme

Nella "Giornata della rabbia" proclamata da Hamas per protestare contro l’inaugurazione della sinagoga Hurva a Gerusalemme est, numerosi scontri sono in corso nella città vecchia tra manifestanti palestinesi e forze di sicurezza israeliane.

Due poliziotti sono rimasti feriti e numerosi palestinesi sono stati arrestati, secondo un portavoce delle forze di sicurezza locali. La polizia israeliana ha dispiegato oltre 3.000 agenti a Gerusalemme est per far fronte a qualsiasi eventuale forma di violenza in occasione delle proteste palestinesi, che puntano anche alla «difesa di Gerusalemme» dalla politica coloniale israeliana. Nei giorni scorsi lo stato ebraico ha annunciato un piano per la costruzione di 1.600 nuovi alloggi nella parte orientale della città, provocando la dura reazione di Stati Uniti e Unione europea.
L’Anp ha annunciato l’interruzione di qualsiasi negoziato diretto o indiretto con Israele fino a quando la politica coloniale ebraica non sarà fermata del tutto. Nel campo profughi di Choufat, i palestinesi hanno preso di mira i poliziotti e le guardie di frontiera israeliani che hanno risposto lanciando granate assordanti e sparando proiettili di gomma. Almeno un palestinese è stato arrestato dalle forze dell’ordine, che hanno momentaneamente ristabilito la calma dopo avere fatto irruzione nel campo. Scontri tra palestinesi e agenti israeliani proseguono invece a Issawiyeh, un’area a maggioranza palestinese di Gerusalemme est, dove la polizia e le guardie di frontiera hanno sparato alcuni colpi in aria per disperdere i manifestanti. Tafferugli anche nella zona di Wadi Joz, nel settore orientale di Gerusalemme a maggioranza araba.
Intanto l’inviato statunitense per il Medio Oriente George Mitchell ha rimandato la prevista visita nella regione, dopo le polemiche scatenate dalla decisione israeliana di autorizzare la costruzione dei nuovi alloggi a Gerusalemme Est: la visita rimarrà in sospeso fino a che Israele non darà una risposta formale alle richieste di Washington.

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