Il presidente dell’Italia dei Diritti: “La smetta di gridare le ormai trite e ritrite frasi sui magistrati schierati e vada in procura a chiarire la questione se ritiene di essere difendibile. In ogni caso il buon senso vuole che in una tale situazione le sue dimissioni appaiano quanto mai appropriate”


Roma –  “Avevamo pensato di attendere prima di pronunciarci in merito a questa vicenda per non alimentare il circo mediatico che ha spostato la sua attenzione sul versante gossip. Ora però che i fatti cominciano a prendere corpo con sostanziosi elementi non possiamo esimerci dal pronunciarci in merito. Stiamo assistendo ad uno spettacolo triste e desolante, un decadimento istituzionale che ci addolora fortemente perché l’Italia è il nostro paese, patria che amiamo, cui siamo legati,  e non riusciamo ad accettare l’idea di essere derisi dal resto del mondo”.


Si leggono rammarico e indignazione nelle parole di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, riguardo alle notorie vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto, nei giorni scorsi, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Un caso mediaticamente noto, partito dalla famosa telefonata dello stesso Primo Ministro, alla questura di Monza, per sollecitare l’affidamento della minore Karima El Mahroug, conosciuta come Ruby Rubacuori,  ivi trattenuta, spacciandola per la nipote di Mubarak, alla consigliera regionale PdL, Nicole Minetti. Il supposto reato di concussione e le indagini in merito hanno portato alla luce un giro di ragazze, alla corte del Premier, reclutate, stando alle accuse, da Emilio Fede, Lele Mora e la stessa on. Minetti, le quali sarebbero state coinvolte in festini a luci rosse nelle residenze di Berlusconi e dallo stesso pagate dopo prestazioni sessuali. “Tengo a precisare – prosegue De Pierro -  che non ci vergogniamo di essere italiani, ma di alcuni politicanti che hanno occupato spesso illegittimamente gli scranni del potere. In merito ai fatti, ancora una volta si sta spostando l’attenzione verso il pettegolezzo, verso la morale, quasi facendo passare in secondo piano quello che è il vero motore dell’inchiesta giudiziaria che ha travolto il Premier, ossia gli aspetti penali di tutta la vicenda. Sicuramente una questione morale esiste, in quanto questi comportamenti per un Presidente del Consiglio superano abbondantemente i limiti della decenza e della tollerabilità, ed è anche vero che in un paese normale, per molto meno,  nel giro di un giorno, sarebbe stato costretto a dimettersi. Siamo però in Italia – analizza il presidente dell’Italia dei Diritti  - dove qualcuno ha creato una ‘Repubblica delle banane. Sorvolando solo per un attimo sul fatto che Berlusconi sia  il Presidente del Consiglio e perciò dando per buona l’ipotesi che in casa sua possa fare quello che vuole come organizzare feste e anche pagare donne per ottenere prestazioni sessuali, d’altronde in Italia la prostituzione non è reato, anzi era proprio il suo governo che voleva renderla illegale, poniamo invece attenzione agli aspetti inquietanti dello scandalo che sono i risvolti penali. Berlusconi ha certamente cose ben più gravi da farsi perdonare rispetto a delle feste private, per quanto scabrose possano essere, le quali hanno fatto infuriare tutto l’apparato ecclesiastico del Vaticano che invece per esempio nel caso Mills aveva taciuto tranquillamente”.

 

Un coinvolgimento giudiziario oramai palese che dovrebbe destare forte scandalo nell’opinione pubblica, la quale però fa i conti con una ingiustificabile predilezione mediatica per i risvolti legati al gossip e con l’apparente assuefazione alle accuse penali che riguardano il presidente Berlusconi.

 

“Certo qualora si dimostrasse che il Premier fosse stato a conoscenza della minore età di Ruby – sottolinea De Pierro - , il reato ci sarebbe nei termini di favoreggiamento della prostituzione minorile, maggiormente pesante però è l’accusa di prevaricazione per l’ormai famosa telefonata in questura fatta da Berlusconi in persona, sulla quale sembra non ci siano più dubbi.

Il  presunto reato qui ha un nome ben definito, si chiama concussione  e  sembrerebbe incastrare lo stesso Presidente poiché se non avesse saputo che Ruby era minorenne, ci domandiamo, cosa l’avrebbe spinto a telefonare in questura per sollecitarne un affidamento a Nicole Minetti. Comunque su questo, con buona pace del Premier, lasciamo lavorare la procura, che riteniamo territorialmente competente e non certo politicizzata, ma semplicemente ligia al proprio dovere istituzionale, e ci auguriamo per lui che riesca ad uscirne pulito. Berlusconi la smetta di gridare le ormai trite e ritrite frasi sui magistrati schierati e vada in procura a chiarire la questione se ritiene di essere difendibile. In ogni caso – chiosa il presidente del movimento Italia dei Diritti -  il buon senso vuole che in una tale situazione le sue dimissioni appaiano quanto mai appropriate”.