Esordi' nel 1968 con «Grazie Zia». Il regista padovano era divenuto celebre per «Malizia», del 1973, con una splendida Laura Antonelli

 

MILANO - È morto Salvatore Samperi regista e sceneggiatore cinematografico e televisivo.

 Era nato a Padova il 26 luglio del 1944.

LA FILMOGRAFIA - Samperi proveniva da una famiglia di agiata borghesia e nel terreno fertile del ribellismo provinciale degli anni '60 aveva trovato il modo di sfogare la sua voglia di rinnegare valori e riti del mondo da cui proveniva. Entrato nel movimento studentesco nel 1968, scelse però il cinema come forma di lotta. Diversamente da molti suoi coetanei adottò però un approccio meno militante e con i soldi di amici e familiari firmò un esordio sulla scia di Marco Bellocchio (suo diretto ispiratore) e dei «Pugni in Tasca». Il suo primo lungometraggio che segue alcune prove da film maker dilettante è «Grazie Zia» (1968) con Lisa Gastoni che fu un autentico fenomeno per come sapeva coniugare umorismo «nero», critica sociale e politica all'istituto della famiglia borghese, scene erotiche, per l'epoca, del tutto inedite. I successivi «Cuore di mamma» con Carla Gravina (1969) e «Uccidete il vitello grasso» (1970) svolgono lo stesso compito che vira in commedia e localismo nei successivi, «Un'anguilla da 300 milioni» e «Beati i ricchi» con un arguto Paolo Villaggio. Accolto ormai a Roma come «ragazzo prodigio» nonostante i limitati incassi dei film successivi a «Grazie zia», Salvatore Samperi trova il vero «jackpot» della sua carriera nel 1973 dirigendo Laura Antonelli in «Malizia». Non è solo un grande successo ma un autentico fatto di costume che il regista avrebbe cercato di ripetere invano più volte, compreso uno sciatto «Malizia 2000» che segna la fine della carriera per la sua interprete. Ritiratosi in provincia, disilluso e solitario, Samperi torna sulla scena (questa volta televisiva) negli anni 2000 firmando «Madame» con Nancy Brilli nel 2004, ma è soprattutto con «L'onore e il rispetto» del 2006 che ottiene un vero plebiscito dal pubblico. Ma questo ritorno non varrà al regista una immediata seconda chance al cinema, quella chance che ora non avrà più.

 

 


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