Il "Califfo", malato da tempo, se n'è andato a 74 anni. Playboy venuto dalle periferie, spregiudicato e allo stesso tempo romantico, re delle cronache mondane con uscite galanti e ambigue frequentazioni, celava dietro il machismo una straordinaria sensibilità. Tradotta in splendide canzoni, cantate da Mina, Mia Martini, Ornella Vanoni e in prima persona. Alemanno: "Per lui camera ardente"

ROMA -  All'età di 74 anni, Franco Califano è morto nella sua casa ad Acilia. Malato da tempo, era nato nel 1938. I funerali si terranno martedì 2 aprile nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo. Lunedì, camera ardente in Campidoglio. Solo pochi giorni fa, il 18 marzo, l'artista si era esibito al Teatro Sistina di Roma. 



Famiglia originaria di Pagani, in provincia di Salerno, Franco Califano era venuto al mondo a bordo di un aereo in volo su Tripoli, allora colonia italiana. Ed era anche un insospettabile tifoso dell'Inter. Eppure resterà per sempre tra le espressioni più genuine di Roma e delle sue tante anime. 

Per i giornali, Califano era il playboy venuto dalle borgate, spregiudicato e allo stesso tempo romantico, interprete di fotoromanzi, che alimentava le cronache con uscite galanti e ambigue frequentazioni. Eppure, dietro il machismo e il ghigno del Califfo, si celava una persona di straordinaria sensibilità. Un'anima capace di esprimere, soprattutto in età avanzata, un candore e una tenerezza quasi infantili. E' la tv dei reality a rivelarli, mentre chi era andato oltre le copertine dei giornali scandalistici e si era immerso nelle canzoni del Califfo, sapeva quanto il personaggio fosse ben più profondo delle prime impressioni.

Canzoni splendide, a cui spesso sono altri a dare voce. Quella di Mia Martini, ad esempio, in Minuetto, scritta con Dario Baldan Bembo, e La nevicata del '56, testo vergato a quattro mani con Carla Vistarini. Quella di Ornella Vanoni, interprete di La musica è finita, musica di Umberto Bindi, testo scritta con Nisa. Nel 1973 Mino Reitano spopola con Una ragione di più. Nello stesso anno, Califano firma anche Un grande amore e niente più, con cui Peppino di Capri vince Sanremo. Come dimenticare E la chiamano estate, parole e musica frutto della collaborazione con il maestro Bruno Martino. E l'inno in romanesco Semo gente de borgata, affidata alla coppia d'arte e vita composta da Edoardo Vianello e Wilma Goich. Per la più grande voce italiana, quella di Mina, Califano scrive un intero album, Amanti di valore, nel 1974. 

Altre sono le canzoni per le quali il giovane Califano ci mette la faccia e l'ugola, credendo finalmente nel suo  timbro cavernoso e insospettabilmente sexy. Due su tutte. Lo rappresenterà per l'intera carriera Tutto il resto è noia, su musica di Frank Del Giudice. Quasi un autoritratto La mia libertà. Inevitabile, per uno così, incrociare anche le strade di Sanremo. Califano vi partecipa la prima volta nel 1988 con Io per le strade di quartiere scritta con Toto Cutugno e interpretata dal Califfo con vigoria e teatralità da sceneggiata borgatara. Bisogna aspettare il 1994 per rivedere Califano all'Ariston con Napoli. Infine, l'ultima apparizione nel 2005 con Non escludo il ritorno, scritta con Federico Zampaglione dei Tiromancino, a cui Califano offre il testo di In un tempo piccolo, con cui il gruppo lancia la sua prima raccolta di successi.

Si diceva delle frequentazioni ambigue. Per la "sua libertà", Califano ha pagato il suo prezzo. Arrestato nel 1970 per possesso di stupefacenti, caso in cui rimase invischiato anche Walter Chiari, è ancora la droga, assieme alle accuse di un pentito, a riportare Califano dietro le sbarre nel 1983, con l'aggravante del porto abusivo di armi. Questa volta, con Enzo Tortora. Processi conclusi sempre con l'assoluzione "perché il fatto non sussiste". Ed esperienza che Califano all'epoca traduce in un album, Impronte digitali.  

Al carcere, Califano si rivolge ancora con la musica nel giugno 2012, dedicando un duetto con Simone Cristicchi, Stò a cercà lavoro, ai giovani detenuti del minorile di Nisida. I proventi del brano vanno al progetto "Liberi di...", per la rieducazione e l'inserimento lavorativo dei giovani reclusi. E il Califfo spiega: "Ho voluto mettere la mia esperienza al servizio dei giovani. Anche io ho vissuto l'esperienza del carcere, so quanto è importante avere un aiuto da chi sta fuori". 

La sua innocenza, e la sua libertà, Franco Califano si è sempre sentito in dovere di ribadirle, come spinto da un'insopprimibile esigenza di colmare una distanza, farsi capire. L'occasione erano le interviste. Ma il pensiero di Califano è spalmato soprattutto nelle pagine di un libro, Il cuore nel sesso, edito da Castevecchi nel 2000. Il Califfo si "introduce" così: "Non ho religione, non ho famiglia, a volte non ho nemmeno pensieri. Sono cresciuto prendendo calci e cercando di restituirli quand'era possibile. Un match lunghissimo con il destino che mi porto appiccicato. Giù io o giù lui. La partita non è ancora finita, chissà quale sarà l'epilogo...". 

Manuale d'amore e soprattutto di vita, Il cuore nel sesso, in cui Califano racconta della sua gioventù, delle sue esperienze, delle donne (il primo rapporto a 12 anni, con la madre di un amico). Prodigandosi in aneddoti e consigli. Particolarmente gustoso il ricordo delle collette con gli amici, un manipolo di squattrinati, per noleggiare un'auto appariscente e sfilare in via Veneto negli anni della Dolce Vita a caccia di turiste straniere da incantare. Tra i suggerimenti del Califfo, il rimedio per un alito cattivo al termine di una cena a lume di candela contaminata da aglio o cipolla. "Allungate una mancia al cameriere e fatevi portare un pezzo di parmigiano. Masticatelo a lungo. Vi ripulirà la 'fiatella'". 

Del Califano scrittore si possono ricordare anche Ti perdo - Diario di un uomo da stradaSesso e sentimento e Calisutra - Storie di vita e casi dell'amore raccontati dal maestro. Del 2008 è, invece, l'autobiografia Senza Manette, scritta a quattro mani con Pierluigi Diaco. Come attore compare in Sciarada alla francese (1963), Gardenia, il giustiziere della mala (1979), Due strani papà (1983) con Pippo Franco,Viola bacia tutti (1998) e Questa notte è ancora nostra (2008).

Nel 2006 partecipa alla terza edizione del programma realtà Music Farm. Le telecamere a circuito chiuso, impietose, fanno scempio del suo sonno, quando Califano addormentato parla a ruota libera. Un uomo con le sue fragilità, ben lontano dal guascone recuperato persino nella serie tv tratta da Romanzo Criminale. Nel 2010 Califano è fermato dalla rottura di tre vertebre in seguito a una caduta dalle scale. 

Il 20 febbraio 2012 il Teatro Sistina è tutto esaurito per lui, eppure il 2012 è anche l'anno in cui trapela la notizia che Califano ha chiesto allo Stato la pensione per artisti indigenti prevista dalla legge Bacchelli, che il Califfo smentisce. Il 15 ottobre dello stesso anno Califano è ospite con Edoardo Vianello a Domenica Inda Lorella Cuccarini, le sue condizioni di salute sono evidentemente precarie.  

"Chissà quale sarà l'epilogo...". Nel 2008, in occasione del suo settantesimo compleanno festeggiato con un concerto a Piazza Navona, Califano si era sfogato: "Io sono liberale, anticomunista. Ho chiesto al sindaco Alemanno, mio caro amico, di poter cantare in qualche bella piazza. E lui mi ha fatto un meraviglioso regalo. Per cinque anni mi hanno impedito di cantare perché mi hanno bollato come uno di destra. Conoscevo bene sia Rutelli sia Veltroni: il primo si è sempre comportato bene, il secondo mi ha ignorato. E non so perché".

Oggi lo stesso sindaco Alemanno, appresa la notizia e ricordando quel concerto in Piazza Navona, annuncia: "La morte di Califano, cantore romano e autentico simbolo dell'anima più popolare della città ci addolora molto. Nel piangerlo, lasciamo alle future generazioni di cantori romani i testi senza tempo di un cantante di altri tempi a cui l'amministrazione aprirà le porte per la camera ardente".

Alemanno è stato di parola: allestita nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, la camera ardente per Franco Califano resterà aperta lunedì 1 aprile dalle ore 10 alle 19. Il giorno dopo, le esequie nella Chiesa degli Artisti.

 

Fonte