Il presidente dell’Italia dei Diritti ha partecipato a Roma, presso la Casa del Cinema, alla  prima edizione della manifestazione internazionale dedicata al cinema africano

Roma - Bagno di folla presso la Casa del Cinema a Roma in occasione della prima edizione del RomAfrica Film Festival, la kermesse organizzata per promuovere la cultura africana e valorizzare le eccellenze intellettuali e artistiche del Continente Nero. Una fucina di talenti e di espressioni culturali spesso sottaciute che, grazie a questo commendevole progetto, potranno finalmente ampliare il loro orizzonte di utenza, trasmettendo tramite pellicole di valore una ricchezza pressoché inesplorata e sconosciuta ai più, favorendo così l’integrazione e gli scambi socioculturali. La scelta della Capitale per una manifestazione tanto ambiziosa non impone certo la necessità di particolari spiegazioni. Una realtà metropolitana di indubbio respiro internazionale così tangibilmente e inarrestabilmente multietnica e multiculturale è lo scenario logistico naturale per tagliare il nastro di un evento che spalanca le porte dell’Africa in celluloide all’Italia e a tutto il mondo. E il pubblico non si è fatto pregare, viste le premesse, affollando abbondantemente oltre le previsioni tutti gli spazi previsti per le proiezioni e in particolar modo l’arena all’aperto dove la platea debordante è stata costretta a prendere posto anche sul prato circostante per non perdere le attese proiezioni articolate nelle varie serate, in particolare il film etiope L’Atleta per la regia di Davey Frankel e quello sudafricano Cold Harbour, per la regia di Carey McKenzie. Proprio in occasione del lancio di quest’ultima pellicola la manifestazione ha ospitato, invitato dal direttore artistico Antonio Flamini, il giornalista Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti e direttore di Italymedia.it, da sempre grande amante del cinema e acerrimo sostenitore delle pellicole realizzate con budget più ridotti, una difesa che si è estrinsecata nella sua maggior espressione durante i dieci anni trascorsi da direttore di Radio Roma, che l’hanno reso una voce storica nell’etere dell’Italia Centrale. Memorabile è rimasta una puntata dedicata interamente  al supporto nei confronti delle opere d’autore made in Italy, spesso di ottima fattura ma condannate a morte a causa di battage pubblicitari contenuti, in cui ha ospitato  nomi del calibro del compianto Carlo Lizzani, Michele Placido e Claudio Fragasso.

Il leader dell’Italia dei Diritti si è mostrato soddisfatto dell’iniziativa: “Ringrazio il mio amico Antonio Flamini per questo graditissimo invito. Chiunque investa risorse in iniziative del genere merita un plauso particolare perché i fermenti culturali devono essere valorizzati e promossi affinché possano essere fruibili da chiunque lo desideri, cosa che senza una promozione adeguata non potrebbe avvenire. La cultura, spesso bistrattata e relegata ai margini da una certa politica per timore di una sollecitazione più intensa delle coscienze e di un risveglio da un torpore ormai cronicizzato, è il concime naturale per il rinnovamento e per la crescita dei corpi collettivi. Il parenchima sociale ha un disperato bisogno di nutrirsi al banco della sperimentazione artistica e culturale, potentissimo mezzo per la messa a fuoco e l’emersione di fronte alla pubblica opinione delle varie e numerose distorsioni del nostro tempo”.