"L'
ORA DI RELIGIONE - IL SORRISO DI MIA MADRE" Regia: Marco Bellocchio Fotografia: Pasquale Mari Cast: Sergio Castellitto, Jacqueline Lustig, Chiara Conti Genere: drammatico Giudizio: * * * * *
Dopo
"La colpa e la pena" (1965) e "Nel nome del padre"
(1971), Marco Bellocchio riscopre il tema della religiosità turbata
e violentata da chi la professa in modo istituzionale e bigotto. Il film
è dotato di una forza e di una capacità espressiva che da tempo
non si notavano in un'opera del cinema italiano.
Il paradosso di un processo di beatificazione che viene a sconvolgere
la vita in una famiglia laica, pone le basi di un processo comunicativo
che si manifesta sia attraverso l'espressività di un Castellitto
al suo apice artistico, sia attraverso uno sperimentalismo di immagini
che vanno a prendere forma come pensieri nella nostra mente (l'incubo
ricorrente della famiglia che si dirige verso l'udienza papale ed il protagonista
che si trova a marciare in senso contrario al loro ne è un esempio).
Ernesto Picciafuoco (Castellitto) è "contro", ma non contro
la religione o il Vaticano in particolare; egli è "contro"
le imposizioni in quanto tali, contro i preconcetti materni di una religiosità
bigotta: ed ecco spiegata l'incomunicabilità verso i vari personaggi
con cui ha rapporti, rappresentanti tutti di una nobiltà nera e di
un clero "cesaropapista".
Gli unici tentativi di scambio interlocutorio, sebbene assurdo in sé,
avvengono con personaggi esiliati, pazzi, o comunque fuori dalle consuetudini;
il suo fratello pazzo esprime in un grido la violenza repressa e coagulata
da un'imposizione del "NON BESTEMMIARE" che sin da bambino lo
ha incupito e frustrato.
Contro una religiosità che è negazione di sé e dei propri
piaceri, Bellocchio crea il personaggio dell'insegnante di religione che
è talmente bella e talmente assurda da non esistere, da essere di
per sé stessa un paradosso vivente.
Elemento estremamente significativo nel film è il momento del battesimo
coattivo del bambino da parte della madre che si intrufola nella sua stanza
col favore delle tenebre: ebbene se considerato l'atto sotto il profilo
della violenza psicologica perpetrata verso chi non ha possibilità
di reagire e controbattere, l'episodio può essere (ed è stato)
paragonato ad una madre (o un padre) che decide arbitrariamente di usare
violenza fisica sul proprio figlio inerme (e sappiamo quanto può
essere attuale questo tema).
Ernesto si sente vicino al suo fratello impazzito, perché anch'egli
è prigioniero, non di quattro mura, ma dei tratti ereditari di sua
madre, del suo enigmatico e "leonardesco" sorriso. Il sorriso
nella madre è significante di una santità e di un'accettazione
inerme e remissiva della vita, nel suo caso tale sorriso è sarcastico,
veicolo di numerosi problemi interiori, di crisi.
Anche la caduta del Vittoriano suggerita da un folle all'interno di un
ospedale psichiatrico ha il senso di una caduta delle istituzioni che
vincolano la creatività e la personalità del essere umano.
Opera massima di un regista geniale, l'"Ora di religione" è
un capolavoro che farà parlare molto di sé.
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