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MINORITY
REPORT
Regia: Steven Spielberg
Fotografia: Janusz Kaminski
Cast: Tom Cruise, Colin Farrell, Samantha Morton, Max Von Sydow
Genere: fanta-thriller
Distribuzione: 20th Century Fox
Giudizio: *
* * * ½
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La
privacy? Per molti è un foglio in più nei documenti
da firmare, ma per molti altri è oggi qualcosa a cui dover
rinunciare per necessità di pubblica sicurezza. Steven Spielberg
si dice sorpreso di quanto ironicamente attuale possa essere la
sua ultima fatica cinematografica, ma la realtà dei fatti
è talmente cruda che ogni americano ha ammirato Minority
Report come uno sguardo verso un futuro non troppo lontano dove
la città, trasformata in un enorme Grande Fratello,
osserva e sorveglia la popolazione come un innaturale e perentorio
occhio divino.
Il risultato di questa privazione è una Washington del 2054
dove gli omicidi sono solo un ricordo, anzi, un incubo premonitore
di tre dotati ragazzi costretti ad una non-vita in sospensione liquida.
È qui che entra in gioco Cruise/Anderton con la sua squadra
d'assalto della "Pre-crime", dotata di attrezzature rubate
dall'armadietto di Boba Fett, i quali intervengono prima che il
delitto possa compiersi. L'inevitabile frase del presunto reietto
è sempre la stessa: "Io non fatto niente" ed a
tutti gli effetti non si può dargli torto, tuttavia il sistema
funziona e se il farlo funzionare significa calpestare i diritti
umani, va bene lo stesso. Una quanto mai oscura visione del futuro
resa in modo eccelso attraverso una fotografia opaca e surreale,
un gioco di luci affascinante ed un esperimento di intelligente
creatività, merito di un bravo Janusz Kaminski direttore
della fotografia. Il pregio fondamentale è quello di offrire
non una distaccata immagine futuristica, ma una condivisibile progressione
del presente, dove nulla è lasciato al caso. Spielberg si
rende conto che il suo cinema è mutato, come diverso è
oggi il suo modo di vedere le cose, forse con un briciolo di pessimismo
in più rispetto al passato; del
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resto
quel futuro, profeticamente ed intellettualmente annunciato da Philip
Dick nelle sue centinaia di racconti usciti nella totale indifferenza
tra gli anni '50 e '60, si è rivelato essere mai come ora realistico
e radicato nel nostro tempo. Minority Report mostra un futuro nato
come necessaria conseguenza degli eventi che caratterizzano il nostro
presente, dove il controllo totale sembra l'unica via percorribile.
L'operazione di chirurgia oculistica di Anderton non ha solo il senso
di un palesato omaggio a Kubrick, ma assume il senso di una scelta, quella
di riscoprire una libertà negata, una vita semplice e in quanto
tale priva di certezze.
Le frasi ricorrenti nel film sono: "
puoi vedere? Riesci a vedere?"
e "
tu puoi scegliere". Dunque lo "sguardo" che
si intenda come l'occhio scannerizzato ad ogni angolo della strada o come
l'occhio inquisitore di un organo governativo che (quasi a dare il buon
esempio) ha sede in un palazzo trasparente, è il vero protagonista
del film; quello sguardo mutato dagli eventi che riesce a vedere "oltre"
la realtà, quel risveglio che Reeves/Neo ha dovuto compiere condotto
per mano da un gruppo di ribelli e che Cruise/Anderton ha dovuto affrontare
perché rigettato dalla sua stessa incorruttibile realtà.
Ebbene lo sguardo inquisitore ha paradossalmente posto la scelta obbligata
del non vedere per non essere visto, una rinuncia alla sapienza divina
come quell' Indiana Jones che davanti ai segreti dell'aldilà contenuti
nell'Arca dell'Alleanza decide di chiudere gli occhi.
Ulisse ha fallito ancora il suo viaggio verso l'ignoto: oggi egli non
avrebbe più semplicemente una nave, ma la tecnologia e la scienza
di millenni, ma il risultato non subirebbe alcuna variazione.
Se Minority Report è un quesito rivolto all'umanità,
la risposta è già stata data in un altro film del 1983,
quel "Krull" di Peter Yates dove un uomo si trova a rivolgere
un'infelice domanda ad un gigantesco ciclope dotato della facoltà
di vedere il giorno della sua morte. Alla richiesta "che cosa desideri
di più?", il ciclope, chiudendo il suo unico grande occhio
risponde:"
l'ignoranza".
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