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cura di Alessio Sperati
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Pochi giorni dopo il rapimento di una bambina, viene rinvenuto un cadavere che sembra corrispondere alla descrizione della scomparsa, ma a causa del trattamento subito dal corpo (il cadavere è stato immerso in acido ed ha subito l'asportazione delle unghie e dei denti) qualsiasi forma di riconoscimento è puramente ipotetica. Cinque anni dopo la madre ormai divorziata e abituata a convivere con il suo dolore riceve la telefonata di una bambina che dice di essere sua figlia: "mamma sono io aiutami, vieni a prendermi"; la ferita si riapre ed il terrore prende il sopravvento sulla donna Tanti complimenti per
Ramsey Campbell, autore del romanzo da cui il film trae ispirazione; ormai
considerato come lo Stephen King britannico questo scrittore coniuga un
terrore esplicito ad una tensione psicologica che rimane inespressa fino
al termine del racconto. La trasposizione cinematografica è stata
purtroppo affidata ad un inesperto Jaume Belaguerò al suo primo lungometraggio
dopo una carriera editoriale e radiofonica (sempre legata al cinema);
e come un buon esordiente che va alla ricerca di maestri da seguire e
da cui imparare il mestiere, il buon Jaume ha tirato fuori dalla videoteca
tutti i classici del genere: da Fincher a Polanski, da Carpenter a De
Palma, non trascurando un certo Adrian Lyne. Come
possiamo ben immaginare e come già è stato notato, l'autorevolezza
di una citazione proviene dal corretto uso che se ne fa e dal contesto
in cui essa viene posta: nel caso in questione le numerose citazioni e
scopiazzature vengono immesse forzatamente in una trama originariamente
piuttosto interessante, rendendola ferruginosa e lenta.
Sale: Ancona:
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