VetrinaCinema
a cura di Alessio Sperati
  


"SHINER"
Regia: John Irvin
Fotografia: Mike Molloy
Cast: Michael Caine, Martin Landau, Frank Harper
Genere: drammatico
Giudizio: * * ½

Nel contesto di una cinematografia britannica cresciuta a braccio con produzioni di reti televisive nazionali e dai connotati sensibilmente documentaristici crescono registi che guardando all' interno del loro vissuto, spogliano i drammi sociali di una vita di miseria e nobiltà in cui si sono formati. Il prodotto non è certo un cinema dal lieto fine, bensì un ritratto dei "perdenti", di chi mette in gioco tutto ed inevitabilmente lo perde; soggetti immersi in uno stato di miseria dal quale non riescono più a sottrarsi.
Billy "Shiner" Simpson (Michael Caine) si è fatto una posizione da 'boss' con incontri clandestini di boxe, durante i quali uno dei suoi mastini, Stoney (Frank Harper), riduceva in fin di vita i suoi avversari. Oggi la sua esistenza può cambiare radicalmente perché il figlio Eddie (Matthew Marsden) combatte per il titolo mondiale; tutto è pronto, il più inutile ed appariscente particolare viene curato per questa serata: ma Billy è il prodotto di una società malata ed è questa stessa a prendersi la rivincita su di lui.
Offerto in pasto al pubblico come carne da macello, il giovane Eddie è prima sconfitto alla seconda ripresa e poi ucciso all' esterno dell' arena da un ignoto killer.
Il sospetto della vendita dell' incontro da parte della figlia maggiore e l' omicidio del figlio, non fanno che allargare i contorni della fossa di disperazione in cui è inevitabilmente caduto Billy.
Tra sequenze intrise di aggressività e di un' altalenante presenza di finto sfarzo e miseria ci poniamo di fronte alla figura del protagonista con un atteggiamento in bilico tra la compassione e il disprezzo: Billy è da un lato un boss prepotente e spregevole che non esita a puntare la pistola sul ventre di una donna incinta, ma è anche un padre che vede morire la sua creatura tra le braccia; ancora di più siamo portati a compatirlo quando capiamo che la sua vera e propria figura filiale, è in realtà il suo Stoney, molto più presentemente cresciuto; con la perdita di Stoney, il suo dramma è completo e disarmante.
Fedele ad una tendenza di fotografare la realtà accentuandone i toni di brutalità ed ingiustizia, John Irvin appare ben preparato nella realizzazione e messa in scena del dramma di un uomo e del suo 'entourage' e se l'uomo è poi Michael Caine il compito risulta molto meno ingrato. Rallentato il film da una sceneggiatura un po' indotta, espone molti tratti di violenza gratuita dall' inizio alla fine, cadendo in un epilogo banale e poco credibile.


Sale:
Roma: Giulio Cesare, Jolly, Odeon, Warner Parco dei Medici
Milano: Colosseo
Napoli: Santa Lucia
Torino: Adua multisala, Ambrosio
Genova: America multisala
Firenze: Colonna Atelier Rive Gauche
Palermo: non in programmazione
Bari: non in programmazione
Bologna: Medusa multicinema
Verona: Filarmonico

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