VetrinaCinema
a cura di Alessio Sperati
  


"S1MØNE"
Regia: Andrew Niccol
Fotografia: Edward Lachman
Cast: Al Pacino, Winona Ryder, Rachel Roberts
Genere: commedia
Distribuzione: Nexo
Giudizio:
* *

Viktor Taransky viene abbandonato dall'attrice protagonista del suo ultimo film poco prima dell'ultimo ciak, così da mettere in serio rischio il suo futuro nel cinema. In preda alla disperazione, il regista viene avvicinato da un certo Hank, definito nello stesso film "un fallito che ha almeno avuto il buon gusto di morire" che gli lascia in eredità la soluzione a tutti i suoi problemi, un hard disk.

 

Andrew Niccol scrive, produce e dirige "Simone" dopo aver dato prova di grande ispirazione in "Gattaca" e "The Truman Show", frenando sicuramente il suo impeto creativo ed innovativo. Futili tentativi di cinema ad inizio film si perdono poi come se ci si adagiasse su di una sceneggiatura forzata e prevedibile; l'esplorazione di quella sottile linea di confine che divide la realtà dalla finzione, per altro presente in tutte le opere di Niccol, si perde in riferimenti filmografici e scopiazzature varie. Se parliamo di bellezza artificiale possiamo ricordare la commediola di John Hughes del 1985 "La donna esplosiva" in cui due ragazzini facevano uscire Kelly Le Brock dal loro computer; o ancora se vogliamo parlare di cooptazione operata per mezzo dei mass-media dobbiamo rifarci a quel "Wag The Dog"(1997) di Barry Levinson in cui Dustin Hoffman e Robert De Niro sono costretti ad 'inventarsi' una guerra in Albania per salvare le elezioni del Presidente degli Stati Uniti.
Ancora una volta Hollywood spara a zero sui suoi meccanismi produttivi, sull'eccessivo divismo delle star e sui registi salvati dalle ex-mogli (Woody Allen docet); anche il momento maggiormente enfatico del film, la cancellazione del volto di Simone operata attraverso l'immissione di un virus nel sistema, ricorda un'altra sequenza: in "Blade II" la bellezza esotica di Leonor Varela veniva intenzionalmente distrutta attraverso l'esposizione alla luce solare, ed il corpo della stessa si disgregava come sabbia al vento. Dunque l'unico punto degno di nota è questo senso di volontaria distruzione del bello estetico, che avviene sempre attraverso un disfacimento dell'immagine, quasi a giustificare una certa inconsistenza, oppure a consacrare quella stessa espressione di bellezza come un eccelso mosaico divino che viene a sgretolarsi, a distruggersi, per volontà del suo stesso creatore. "Simone" rimane dunque solo una valida operazione commerciale che avrà sicuramente le sue remunerazioni per l'apporto di De Niro e per l'astuta promozione della New Line negli States, che ha lasciato credere fino alla fine che Simone fosse solo finzione; ma in fondo non è stata una menzogna.

 


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