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cura di Alessio Sperati
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Viktor Taransky viene abbandonato dall'attrice protagonista del suo ultimo film poco prima dell'ultimo ciak, così da mettere in serio rischio il suo futuro nel cinema. In preda alla disperazione, il regista viene avvicinato da un certo Hank, definito nello stesso film "un fallito che ha almeno avuto il buon gusto di morire" che gli lascia in eredità la soluzione a tutti i suoi problemi, un hard disk.
Andrew
Niccol scrive, produce e dirige "Simone" dopo aver dato prova
di grande ispirazione in "Gattaca" e "The Truman Show",
frenando sicuramente il suo impeto creativo ed innovativo. Futili tentativi
di cinema ad inizio film si perdono poi come se ci si adagiasse su di
una sceneggiatura forzata e prevedibile; l'esplorazione di quella sottile
linea di confine che divide la realtà dalla finzione, per altro
presente in tutte le opere di Niccol, si perde in riferimenti filmografici
e scopiazzature varie. Se parliamo di bellezza artificiale possiamo ricordare
la commediola di John Hughes del 1985 "La donna esplosiva" in
cui due ragazzini facevano uscire Kelly Le Brock dal loro computer; o
ancora se vogliamo parlare di cooptazione operata per mezzo dei mass-media
dobbiamo rifarci a quel "Wag The Dog"(1997) di Barry Levinson
in cui Dustin Hoffman e Robert De Niro sono costretti ad 'inventarsi'
una guerra in Albania per salvare le elezioni del Presidente degli Stati
Uniti.
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