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cura di Alessio Sperati
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La trama, mai pienamente coinvolgente, viene comunque sapientemente avvolta dalla splendida regia di un Adrian Lyne mai stanco di regalarci momenti di ispirata e grande sensualità. Abbiamo immediatamente riconosciuto l'autore di Nove settimane e mezzo, unico nell'arrivare ai confini estremi dell'eros senza mai approdare nella volgarità; l'unico a saper comunicare i movimenti convulsivi di un corpo femminile attraverso la macchina da presa. La cattiva notizia è che la versione approdata in Italia è stata evirata di ben 14 minuti di sensuali giochi erotici tra i due protagonisti, temendo una spietata censura che avrebbe privato il film di un pubblico ben più vasto. Una delle poche perplessità di un film girato con atmosfere sobrie e confuse al contempo e inquadrature rubate al miglior David Lynch, è un Richard Gere stranamente inadeguato nella sua pur complessa ed intensa interpretazione.
Leggi l'intervista a Diane Lane
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