VetrinaCinema
a cura di Alessio Sperati
   


Darkness

Le ragioni della paura in una pura apologia tecnica. Anche quest'anno il Festival di Sitges è stato inghiottito dal lugubre universo di questo giovane regista spagnolo.

 

Seguire questo giovane regista spagnolo è ormai divenuta una passione, il notare la ricerca di uno spazio stilistico originale all'interno di un genere edulcorato di tanti sotto-generi è un dovere. Spesso si tende a confondere l'horror come "horribile visu" (visione orribile), semplice manifestazione di un orrore mostrato attraverso un'espressività fisica che raramente ormai meraviglia l'occhio dello spettatore. Ma se consideriamo l'emanazione del mostro (da monstrare = manifestare) come semplice inconsapevolezza del negativo, (paura per ciò che non si vede e perciò non è percepibile) capiamo l'importanza di tutta una tipologia di horror/thriller dove la tensione si costruisce magistralmente attraverso un velo narrativo. La ragione stessa della paura, risiede nell'inconsapevolezza: ciò che più ci fa temere la morte è il non sapere come essa possa manifestarsi sul nostro io cosciente. Se Hitchcock era un maestro nel creare picchi di tensione culminanti in un'esplosione di emotività, Balaguerò non giunge mai al climax, non si esprime, rimane emotivamente instabile in una nebbia fitta di tensione e straniamento. Il tema di una tensione costruita attraverso il buio scenico è un espediente nato con il cinema stesso (Murnau il suo pioniere), ripreso da Laughton ed elevato da Hitchcock. Sicuramente, il merito di aver fatto del buio una presenza scenica, non come velo di un'entità malvagia ma esso stesso presenza malefica, va ad uno Xavi Gimenez in stato di grazia. Ecco allora che abbiamo la possibilità di assistere ad una sequenza in cui un uomo fugge in un tunnel di metropolitana letteralmente inseguito e successivamente inghiottito dalle tenebre.Armato della stessa squadra Giménez/De La Madrid che tanto hanno dato alla prima opera cinematografica Los sin nombre, Jaume Balaguerò ci trascina nuovamente nell'abisso dal quale eravamo usciti al termine della sua opera prima: un mondo dai contenuti sovvertiti, dove il male nel suo stato più puro ha sempre e comunque il sopravvento sulle forze del bene. "La pratica dell'orrore come cammino per la purificazione…la sintesi del male assoluto…atti di barbarie talmente mostruosi da far raggiungere livelli di coscienza superiore" questi sono i messaggi disseminati in Los sin nombre e riproposti come decalcomanie in questa nuova opera cinematografica, frutto di un lavoro indipendente già manifestato dai primi corti Alicia e Giorni senza luce. Come nota di chiusura consideriamo il buon lavoro di un Giannini ormai collaudato dall'esperienza Hannibal come arma segreta in film a forte carica emozionale.

 

Cast artistico

Anna Paquin - Regina

Lena Olin - Maria

Iain Glen - Marco

Giancarlo Giannini - Albert Rua

Fele Martìnez - Carlos

Fermì Reixach - Villalobos

Stephan Enquist - Paul

 

Dati Tecnici

Regia: Jaume Balaguerò

Fotografia: Xavi Giménez

Soggetto: Jaume Balaguerò, Fernando De Felipe

Sceneggiatura: Jaume Balaguerò, Fernando De Felipe

Montaggio: Luìs de la Madrid

Produzione: Brian Yuzna, Julio Fernàndez, Teresa Gefaell

Produzione esecutiva: Julio Fernàndez, Carlos Fernàndez

Musica: Carles Cases

Scenografia: Llorenç Miquel

Costumi: Eva Arretxe

Suono: Dani Fontrodona, Salva Mayolas

Produzione: Dimension Films, Fantastic Factory, Via Digital

Origine: USA / Spagna

Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 102'

Formato: 35 mm

Aspect Ratio: 2.35:1

Genere: Horror / Thriller

Uscita nazionale: 10 Gennaio 2003




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