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The
Life of David Gale
Il
crimine è evidente...la verità no
di
Tiziana Morganti
Durante
lo scorrere delle immagini si percepisce immediatamente quanto sarà
difficile parlare di The life of David Gale senza lasciarsi coinvolgere
direttamente . Arrivati ai titoli di coda, però, si ha l'assoluta
certezza che sia necessario farlo. E non solamente perché Alan
Parker, scovando la sceneggiatura di Charles Randolph nei polverosi scaffali
della Warner Bros., costruisce un thriller dal ritmo costante in grado
di mantenere vigile l'attenzione per ben due ore, ma soprattutto perché
pone nuova luce su di un problema etico-sociale e culturale di cui da
troppo si discute senza trovare vie risolutive. Se sia veramente costruttivo
ed evolutivo per una società che ama definirsi "civile"
rispondere alla violenza con violenza, alla morte con la morte. E se la
corsa disperata di Kate Winslet ed il lucido sacrificio di Kavin Spacey
ci inducono a concordare che se il crimine è evidente non è
detto che lo sia sempre anche la verità, l'agghiacciante naturalezza
del panorama carcerario filmato da Parker, ci proietta negli ultimi giorni
di vita di un condannato a morte, stimolando un nuovo dibattito a cui
non ci si può sottrarre. Il regista inglese non ricostruisce, ma
semplicemente filma ciò che esiste. Grazie ad una "visita
guidata" all'interno della prigione "Walls", nel centro
di Huntsville nel Texas orientale, dove si eseguono esecuzioni da più
di due secoli, è stato possibile riprodurre nell'angosciosa consapevolezza
della loro unicità, gli ultimi gesti del condannato David Gale.
Dalla
cella alla doccia con piastrelle beige, perché, si da il caso,
che il coroner apprezzi i cadaveri puliti. Nulla di inventato, immaginato
o prodotto dalla volontà di creare facili contestazioni e prese
di posizioni. Non un solo momento in cui l'inquadratura esalti la morte,
tanto da elevare l'uomo colpevole a vittima sacrificale. Solo la realtà,
in tutta la sua nudità. La realtà di un paese, il Texas,
dove si eseguono condanne capitali con una frequenza settimanale, dove
di interesse pubblico diventano i dettagli dell'ultimo pasto. Dove la
morte si trasforma in spettacolo tanto da produrre la nascita di siti
web, all'interno dei quali è possibile trovare le ultime dichiarazioni
del condannato ed il costo di ogni singola esecuzione (86,06 dollari),
dimenticando che dietro a tutto questo c'è sempre e comunque un
uomo. The Life of David Gale è un film che prende posizione,
volontariamente o meno , nei confronti di un governo che guarda con sospetto
alle minoranze etnico-religiose, che appoggia la pena capitale come forma
di epurazione del male e che nasconde l'interesse economico dietro la
bandiera della santa guerra di liberazione. Che si introduce all'interno
di una società satura di contraddizioni e in un paese orgogliosamente
"democratico" dove essere comunista è onta e reato, dove
la polizia si lascia andare a frequenti abusi di potere e la morte di
un uomo viene trasmessa in diretta televisiva, ottenendo audience da capogiro.
Una nazione che accetta la legittimazione di un reato per la quale essa
stessa punisce, perché questo è la pena di morte. Alan Parker
non si nasconde dietro un dito e con naturalezza dichiara che il suo film
è soprattutto un thriller, consapevole delle esigenze commerciali
dell'industria cinematografica. Ma non esita nemmeno a dichiararsi contrario
alla pena capitale come coloro che hanno collaborato direttamente con
lui, partendo dallo sceneggiatore Randolph fino ad arrivare agli attori
Kevin Spacey e Kate Winslet. Attento osservatore di alcuni aspetti della
società americana, il regista londinese ha dimostrato particolare
sensibilità nei confronti delle problematiche civili già
con Mississippi Burning-Le radici dell'odio (1988) ed oggi, con
The Life of David Gale, non si schiera certo dalla parte dell'impunibilità,
ma si pone legittime domande. Non bisogna dimenticare che negli ultimi
venticinque anni ben 102 detenuti condannati a morte sono usciti dal braccio
della morte perché trovati innocenti dopo la prova del DNA. Ed
è proprio la possibilità che un innocente venga giustiziato
ad attirare particolarmente l'attenzione di Parker e a condizionare tutto
il nucleo sociale del suo film. Una storia estrema ed impressionante,
ma che comunque fa riflettere sulla caducità della natura umana
e sulla sua incapacità di sentenziare in modo libero ed onesto
sul diritto alla vita. Le parole pronunciate 25 anni fa dal giudice Blackmun
sono ancora attuali. "La condanna a morte resta intrisa di arbitrarietà,
discriminazione, capriccio ed errore." Ad oggi ancora nulla è
cambiato. Troppi di quelli che vennero mandati a morte erano neri, ispanici,
poveri ed ignoranti. Per non parlare dell'esecuzione di minori e ritardati
mentali, che non può essere accettabile per una società
civile. Un film, dunque, rivolto a quel 43% a favore dell'ergastolo ma,
soprattutto, per quel 52% a favore della pena capitale per ricordare loro
il supremo valore della vita.
Cast
artistico
Kevin Spacey
- David Gale
Kate Winslet
- Elizabeth "Bitsey" Bloom
Laura Linney
- Constance Harraway
Rhona
Mitra - Berlin
Gabriel
Mann - Zack
Matt
Craven - Dusty
Leon
Rippy - Braxton Belyeu
Dati
Tecnici
Regia:
Alan Parker
Fotografia:
Michael Seresin
Soggetto:
Charles Randolph
Sceneggiatura:
Charles Randolph
Montaggio:
Gerry Hambling
Produzione:
Nicolas
Cage, Alan Parker
Produzione
esecutiva: Moritz
Borman, Guy East, Nigel Sinclair
Musica:
Alex Parker, Jake Parker
Scenografia:
Geoffrey Kirkland
Costumi:
Renée Ehrlich Kalfus
Produzione:
Dirty Hands Productions, InterMedia Film
Equities Ltd., Saturn Films, Universal Pictures
Origine:
USA
Distribuzione:
UIP
Durata:
130'
Formato:
35 mm
Aspect
Ratio: 2.35:1
Genere:
Drammatico
Uscita
nazionale: 21 Marzo 2003
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