VetrinaCinema |
a cura di Marzia Serra e Laura Nuti |
Una famiglia
di senatori americani e una spietata corporation si alleano per far diventare
presidente degli Stati Uniti un cerebroleso. Si tratta di un thriller
di fantapolitica…pare… Il maggiore dell’esercito degli Stati Uniti d’America Bennett Marco (Denzel Washington) passa le sue giornate decantando le gesta del suo plotone nel deserto kuwaitiano e l’eroismo del sergente Raymond Shaw, vincitore della medaglia d’onore per aver salvato la sua pattuglia e candidato alla carica di vice-presidente. Di notte, viene tormentato dagli incubi. Pensa che si tratti solo della «Sindrome della Guerra del Golfo» ma quando incontra un suo ex-commilitone e scopre che fa gli stessi sogni …il maggiore si insospettisce e comincia ad indagare. Quello che scopre, cambierà per sempre la sua vita. «Con l’attenzione della nazione rivolta alle elezioni presidenziali di quest’anno», commenta Demme «non avremmo potuto scegliere un momento migliore per raccontare una storia così intrigante sulle dinamiche del gioco politico e sulle forze che tentano di destabilizzarlo». The Manchurian Candidate è il remake di «Va e uccidi»
del 1962 diretto da John Frankenheimer con Frank Sinatra nel ruolo del
maggiore Marco. Il regista ha svolto ricerche approfondite e si è avvalso dell’aiuto di esperti nel trattare le tecnologie mediche. «L’aspetto inquietante di questo film è che mette a nudo la vulnerabilità del nostro cervello a manipolazioni esterne, positive o negative che siano» precisa il dottor Jay Lombard, neurologo comportamentale «I nostri ricordi sono una sostanza molto duttile e malleabile. Capita a tutti di chiedersi se ciò che ricordiamo è accaduto veramente; e così non è cosa è accaduto in realtà? Questo film apre uno spaventoso vaso di Pandora sulla manipolazione del cervello. Ci dice che studi e tecnologie di questo tipo esistono e se usate per fini immorali, può succedere qualsiasi cosa». Nonostante la presenza di attori stupendi come Wahington, la Streep e Voight il film non coinvolge…tanto meno trasmette tensione. La narrazione è lenta e faticosa e si affida in troppi casi ai notiziari televisivi. I presunti colpi di scena sono più che prevedibili e i personaggi spesso poco credibili nonostante la situazione «paranoica». Curiosa anche la scelta delle inquadrature. In questa pellicola Demme si sfoga con primissimi piani …anch’essi ripetitivi a lungo termine. Laura Nuti
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