VetrinaCinema |
a cura di Marzia Serra e Laura Nuti |
Un bambino ha smesso di credere nella magia del Natale e nell’esistenza di Babbo Natale. Una notte si ferma proprio sotto casa sua un grandissimo treno: il Polar Express. Dopo qualche esitazione, il ragazzino sale a bordo e inizia una fantastica avventura che lo porterà fino al Polo Nord a incontrare Babbo Natale in persona. Diretto dal regista premio Oscar Robert Zemeckis (“Forrest Gump”, “Cast away”), “Polar Express” è tratto dall’omonimo libro per l’infanzia di Chris Van Allsburg. Il film è stato girato interamente in animazione CGI. Il che è stato possibile grazie a un nuovo sistema chiamato Performance Capture: una tecnica innovativa permette di trasferire i movimenti degli attori ai personaggi digitali in modo ancora più preciso del Motion Capture. In “Polar Express”, ritroviamo molti storici collaboratori
di Zemeckis: da Alan Silvestri,autore della colonna sonora dei film, a
Ken Ralston, il supervisore agli effetti speciali che ci ha stupito con
“La morte ti fa bella” e “Chi ha incastrato Roger Rabbit”,
fino a Tom Hanks protagonista delle pellicole di Zemeckis di maggiore
successo: “Forrest Gump”e“Cast away”. Squadra
vincente non si cambia. Per venire incontro ad un pubblico di bambini sempre più adulti
e di adulti sempre più bambini la tendenza degli ultimi anni è
stata quella di realizzare prodotti di animazione che fossero leggibili
su più livelli, pieni di ritmo ironia e dove “la morale”
della storia, pur essendo presente, veniva fatta digerire con maggiore
facilità grazie a personaggi di spirito e protagonisti molto umani. In “Polar Express” non ci sono neanche vere difficoltà o veri antagonisti. Gli ostacoli sono sempre così semplici da superare che a volte non sembrano neanche veri ostacoli…”imprevisti” casomai. Non si può parlare neanche di eroi. Gli stessi protagonisti sono piuttosto passivi. Non è la loro azione il centro del film. Quello che conta per Zemeckis è il senso di stupore e meraviglia per la vita che tutti hanno da bambini e che pian piano si perde crescendo. Effettivamente, ci sono molte lunghe sequenze descrittive sottolineate da una colonna sonora che vorrebbe enfatizzare il senso di meraviglia e stupore nello spettatore…ma non raggiungono l’esito sperato. O meglio, può anche funzionare in alcune occasioni ma non per cento minuti. Soprattutto non funziona con bambini ormai estremamente esigenti abituati ad un montaggio rapido e ad un’azione incalzante. In sintesi, in questo film si parla tanto di magia ma di questa non ce
n’è traccia. Ci sono piccoli miracoli informatici pagati
un milione di dollari al minuto, un numero strabiliante di cliché
e tanti buoni propositi ma nessuna traccia di quelle emozioni vere che
rendono viva una pellicola. Laura Nuti
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