VetrinaCinema
a cura di Marzia Serra , Laura Nuti e Stefano Stanzione
   

 

Quo Vadis, Baby?

Regia: Gabriele Salvatores
Cast: Gigio Alberti, Angela Baraldi, Luigi Maria Burruano, Elio Germano, Claudia Zanella
Genere: Thriller
Distribuzione: Medusa
Giudizio: * * *

QUO VADIS, BABY?

quo vadis babyIn una Bologna avvolta dalla nebbia, Giorgia trascorre le proprie giornate tra il suo mestiere di investigatrice privata e pub squallidi e fuori mano, affogando la sua apatia nell’alcool fino a perdere la propria identità.
Ma un giorno Aldo, un suo vecchio amico, le invia uno scatolone contenente alcune videocassette appartenenti ad Ada, la sorella minore di Giorgia morta suicida dieci anni prima.
Cos’ Giorgia si trova costretta a riaprire una porta su un doloroso passato, colmo di ricordi e false speranze, ma soprattutto un passato ricco di lacune che Giorgia stessa dovrà colmare per scoprire la verità che si cela dietro l’inspiegabile gesto della sorella, compiuto quella notte mentre si trovava nel suo appartamento a Roma.

Dopo “io non ho paura” Gabriele Salvatores porta sugli schermi una storia nuovamente tratta da un romanzo, ma stavolta l’autrice è Grazia Verasani.
Il regista proietta lo spettatore all’interno di una pellicola dalle tinte noir, immergendo i personaggi in un’atmosfera scialba, cupa, arricchita da una fotografia psichedelica vicina ai suoi precedenti lavori come “Nirvana” e “Denti” (anche quest’ultimo tratto dal romanzo di Domenico Starnone).
La fotografia stessa risulta suggestiva e ben si amalgama ad una regia di gran gusto che alterna rapide carrellate e una macchina a spalla pronta a pedinare la protagonista durante le sue indagini.
Chitarre semidistorte, voci femminili, brani musicali caratterizzati da un rock leggero, sporco e malato, fanno da supporto alle immagini che in alcuni momenti della proiezione sembrano rimandare al thriller “Almost blue” di Alex Infascelli.
Uno dei punti dolenti restano gli attori che danno sfogo ad una recitazione poco coinvolgente . A ciò si aggiunge una sceneggiatura che ripudia i momenti di tensione per lasciare spazio a risoluzioni scontate e fin troppo prevedibili.
quo vadis baby“Quo vadis baby” pur presentandosi come un thriller, esula da alcune di quelle regole che caratterizzano uno dei generi cinematografici più amati dal pubblico come quella di depistare lo spettatore con dialoghi, intere scene o semplici elementi visivi per poi spiazzarlo alla fine.
Nonostante tutto, con quest’ultima pellicola Gabriele Salvatores resta ancora uno dei migliori registi che il cinema italiano possa vantare.
Questo grazie sia al suo gusto per l’immagine che per la sua caparbietà nel voler proporre lungometraggi “non commerciali”, sempre arricchiti da elementi che rivelano una spiccata estrosità e che proiettano lo spettatore in un mondo onirico, il più delle volte pervaso dall’interesse da parte dello stesso regista per la psiche umana, che sfocia nei ricordi (di forte impatto emotivo le sequenze in 8 mm dove Giorgia ed Ada appaiono bambine) e nell’incapacità di staccarsi da un passato doloroso.


Stefano Stanzione

 


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