VetrinaCinema |
a cura di Marzia Serra e Stefano Stanzione |
Bob è un tiratore scelto appartenente al controspionaggio americano. Dopo la perdita del suo compagno durante un’azione di guerriglia in Etiopia e tradito dall’istituzione in cui aveva fede, Bob , ,si ritira fra le montagne, dove trascorre più di due anni in solitudine. Ma il governo non l’ha dimenticato. Una mattina , un colonnello di nome Johnson , si presenta alla sua porta e gli offre un nuovo ingaggio: sventare un possibile attentato contro il presidente degli Stati Uniti. Gli action-movie da sempre sono stati considerati “il piatto forte” della cinematografia americana. Prodotti ben confezionati, grazie alla miscela a tutti ben nota caratterizzata principalmente da sparatorie, esplosioni, folli inseguimenti, il tutto condito con un po’ di humor di cui dispone il protagonista della storia, un eroe dal passato spesso doloroso, pronto a difendere i più deboli ed il proprio paese dai malvagi, in nome della giustizia e perché no, anche dell’amore; spesso ,infatti,personaggi di questo tipo sono affiancati da un un’ulteriore personaggio,ovviamente femminile, che suscita apprezzamenti espliciti da parte degli adolescenti(e non solo), di cui l’eroe si invaghisce e che nell’ultimo atto viene catturata dall’antagonista; scena in cui il climax raggiunge il suo apice , tramite lo scontro finale fra protagonista e, appunto,antagonista. Non è certo da omettere la presenza di un personaggio “spalla” che durante la vicenda diviene l’amico fidato dell’eroe. Anche se bollato come Thriller, “Shooter” riporta in auge i cliché narrativi di cui sopra, ridestando una non poca malinconia per questa tipologia di lungometraggio (tanto amato dai giovani) ormai obnulato dalla quantità eccessiva di generi come thriller , horror e film drammatici, nei confronti dei quali i nuovi produttori sembrano mostrare un interesse assai maggiore, ritenendo gli action-movie stessi pellicole di secondo( se non di terzo) ordine, destinati a quel pubblico di nostalgici,ormai divenuti una esigua minoranza. Il regista Antoine Fuqua ed il suo sceneggiatore , ripropongono la figura del protagonista il quale, su di una matrice narrativa tipicamente Hitchcockiana , si trova costretto a lottare contro il sistema per difendere la propria innocenza. Il primo colpo di scena,infatti, rivela un complotto ai danni di Bob, che lo spinge ad una fuga estenuante dalle forze dell’ordine e dall’opinione pubblica , che lo ritengono responsabile di quell’attentato che lui stesso era stato chiamato a sventare. La peculiarità del lungometraggio è insita nell’innegabile precisione da parte degli sceneggiatori americani per quanto concerne il lavoro di documentazione. Infatti,coloro che sono affascinati dalle tecniche utilizzate dai tiratori scelti, grazie al linguaggio preciso di Bob, costruito su dialoghi sintetici e fluidi, vengono “indottrinati “ riguardo al lavoro sia teorico che pratico che fanno di questi medesimi soldati dei veri artigiani. Il film sembra scritto “tutto d’un fiato”; la velocità di battitura dello sceneggiatore va di pari passo con gli scontri a fuoco, con gli elicotteri che precipitano, con la fuga di Bob attraverso le strade di Philadelphia. Se ciò, da un lato, , non va ad intaccare il ritmo ad orologeria, teso a mantenere lo spettatore incollato alla poltrona, dall’altro, però rende gli incontri fra i personaggi e alcune risoluzioni narrative un po’ troppo sbrigative , non permettendo allo spettatore(almeno non sempre) di coglierne i punti salienti. Il personaggio di Bob, in un certo senso, non fa che ricalcare la delusione nei confronti del sogno americano, ridotto in frantumi, a seguito dell’undici settembre, i cui eventi verificatisi durante questi sei anni, hanno svelato gli interessi di potere e denaro che si celano dietro valori come patriottismo e libertà. Valori in cui lo stesso Bob un tempo credeva e che ora,invece, appaiono inquinati da una politica spietata e ipocrita. Dal momento in cui intraprende la sua fuga, Bob non combatte più per il Governo o per il suo paese ma per la giustizia; una giustizia individuale ma allo stesso tempo una giustizia che intende ridare voce a tutti coloro il cui grido di protesta è stato represso con la violenza e con il sangue. C’è da dire però che le argomentazioni di cui sopra ed i riferimenti alla guerra in Iraq, rendono “Shooter” una delle tante pellicole “anti-Bush eccessivamente ripetitive, che ormai corrono il rischio di assurgere a mero stereotipo teso a garantire l’afflusso di quel pubblico giovanile drogato di “anti-americanismo”. A parte ciò, il lavoro di Fuqua permette di trascorrere due ore piacevoli anche se, al termine della proiezione, si insinua una certa perplessità in simbiosi ad una insoddisfazione, dovuta probabilmente all’irrecuperabile passione e divertimento allo stato puro, che solo pellicole come “Die Hard” , “Speed”, “Terminator” erano in grado di trasmettere.
Per gli indirizzi e i recapiti dei cinema visita LOCALITALIA - Cinema --> Clicca qui! Vuoi visitare i siti degli attori e del regista
di questo film? SITI V.I.P. --> Clicca
qui! |