VetrinaCinema |
a
cura di Alessio Sperati
|
Intervista a Matteo Garrone regista de "L'imbalsamatore" - Come è nata l'idea di questo film? M.G. Esiste un fatto di cronaca nera accaduto a Roma una decina di anni fa che ha dato lo spunto iniziale per la creazione di questo film, poi la storia va da un'altra parte, i personaggi sono tutti cambiati; del resto lavorando alla sceneggiatura ci siamo accorti quanto non ci interessasse mantenerci fedeli al fatto in sé. È nata questa storia di una felicità impossibile, questa ricerca della bellezza universale. - Come avete scoperto il "Villaggio Coppola" per le ambientazioni del film ? L'ho scoperto grazie ad un amico che è Salvatore Sansone e che era anche il mio aiuto alla regia. Lui è di Napoli, mi aveva parlato di quei luoghi; io del resto avevo in mente di ambientarlo vicino al mare e così, trovandomi lì, mi sembrò il luogo ideale per ambientare un film che io considero "di genere", mi sembrava un luogo che seminasse inquietudine, io poi ho provato anche a renderlo un po' fiabesco. Sarà che mi sono affezionato, ma lo trovo anche un po' fuori dal tempo. Il luogo perfetto per raccontare quella che io considero come una fiaba nera. Abbiamo badato molto non solo a ricostruire dei luoghi ma a creare delle vere e proprie atmosfere. - L'elemento Camorra viene introdotto contestualmente al film perché totalmente assente nel fatto di cronaca originale, a cosa è dovuta questa scelta? Serviva a dare questa sensazione di pericolo che c'è in tutti i film di genere. È un elemento che già in fase di sceneggiatura avevamo preso in considerazione, e incontrando delle persone che vivono lì, sono venuti fuori degli elementi nuovi come ad esempio il fatto che si trafficasse cocaina con l'uso dei cadaveri. L'idea che il protagonista per la ricerca della felicità si metta nei guai, è molto classico, come classico è il triangolo amoroso. - Il co-protagonista della vicenda è una figura piuttosto debole, volubile, che però decide di dare una svolta ai suoi problemi attraverso il delitto, come è giustificabile questo? È una figura apparentemente debole; di solito nei film di genere c'è sempre una 'dark lady', una donna fatale che conduce alla morte del protagonista, in questo caso la 'dark lady' è un ragazzo che lascia dietro di sé una scia di morte. Io poi ho mantenuto un legame con il fatto reale. Il film funziona quando si capiscono le psicologie dei personaggi, ma dal momento che quei personaggi hanno preso vita, io già sono soddisfatto così. Leggi recensione "L'Imbalsamatore"
|