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a cura di Alessio Sperati
  

 

Intervista a Greta Scacchi e Elena Cotta

Domenico Procacci (distributore del film): "Terza generazione" è un film che noi distribuiamo soltanto, lo conosco da molto tempo, penso di aver letto dieci stesure della sceneggiatura; esiste un trattato tra Italia e Australia mai usato da nessuno, questa sembrava un'occasione per utilizzarlo a causa della presenza per la prima volta di elementi italiani in un film australiano. Poi non è stato così, non c'è stata una vera e propria co-produzione perché non ne hanno avuta la necessità in fase di realizzazione. Il film è stato un grandissimo successo al botteghino australiano.

Greta Scacchi (co-protagonista): Questo è vero anche perché è basato su un testo che fa parte del materiale di esame per la terza media, è diventato un classico moderno, allora tutti i ragazzi per evitare di leggere il libro, sono andati a vedere il film.
Il film è stato girato nel '98, stavo allattando il mio bambino, so che gli attori vincono gli Oscar se cambiano, se si tagliano una gamba o se ingrassano dieci chili, ma io non lo avevo fatto apposta.

Questo dialetto siciliano così stretto le ha creato dei problemi in fase di recitazione?

Elena Cotta (co-protagonista): Abbastanza anche perché io sono milanese e quindi ho dovuto assimilarlo, e perché è un dialetto un po' arcaico; mi hanno spiegato che è quello ereditato dai primi immigrati che lo hanno conservato così com'era al loro tempo.
Ci sono i giovani italo-australiani che vengono in Italia per vedere le loro origini e si sentono dire: "ma voi parlate l'italiano come i nostri nonni".
E' un dialetto che veniva parlato in Italia negli anni '40, rimasto lì in Australia è stato distorto dalle generazioni seguenti.

Cosa le ha dato professionalmente il suo personaggio?

Greta Scacchi: È stata una buona occasione per utilizzare la mia personale storia di donna divisa tra diversi paesi, io ho un elemento australiano, uno italiano ed uno inglese, ma è una diversa Italia e una diversa Australia di quella del personaggio. Si parla molto di identità, è molto presente il senso della generazione che eredita la cultura materna. Parlando di questo film sento molto la mancanza di Pia Miranda che è la protagonista assoluta. La parte della storia dove ci siamo noi due è quella parte che racconta le tre generazioni di donne e queste loro radici siciliane, ma l'altra metà del film si basa su di lei, le sue compagne di scuola, l'inserirsi malgrado le origini. Una ragazza che fa il drammatico passo dall'adolescenza alla maturità in un anno pieno di avvenimenti: esami di scuola, ecc.

Lei ha mai provato questa sensazione di estraneità sociale provata dalla protagonista del film?

Io sono fortunata perché ho usato questi altri documenti come strumenti di lavoro quando se ne fosse presentata la necessità: vivo in Inghilterra e quando non sono d'accordo con qualcosa che fanno gli Inglesi, mi posso subito alienare, posso togliermi da qualsiasi responsabilità. Mia figlia studia in Inghilterra quindi per questo sono un po' più legata a quel paese. Quando vado in Australia a visitare mia madre cerco una scusa per rimanere tre o quattro mesi. E quando sono in Italia non mi manca né l'Inghilterra né l'Australia: io qui ci potrei vivere tranquillamente.

Lei che ha girato alcuni film in Australia, come considera la cinematografia di quel paese?

In Australia gli attori si adoperano in vari campi: televisione, teatro e cinema; è molto facile questo in una comunità in miniatura. Lì ho fatto due mini-serie per la televisione, quattro film per il cinema e cinque spettacoli teatrali.

Domenico Procacci: Ricordiamo che Greta è qui a Roma per un altro film, il regista è Dario d'Ambrosio e le riprese iniziano oggi stesso, il produttore è Gianfranco Piccioni, il titolo è "Il ronzio delle mosche".

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