VetrinaCinema |
a
cura di Alessio Sperati
|
Il giovane attore
irlandese è ormai maturo per il successo in grande stile, dopo
tre anni di fuoco, è pronto per Oliver Stone
Questo giovane attore irlandese (27 anni il 31 Marzo) che in tre anni ha conquistato Hollywood, deve il suo successo al film "Tigerland" di Joel Schumacher che lo ha messo in luce agli occhi di Gregory Hobbit, regista di "Sotto corte marziale" che lo ha preferito all'allora più noto Edward Norton. Da lì in poi è stata per lui una scalata al successo: ora, dopo aver aggiunto al suo curriculum la prestigiosa collaborazione con Spielberg per "Minority Report", si presenta con un tris di pellicole di tutto rispetto. Lo troviamo in "La regola del sospetto" al fianco di Al Pacino, nei panni del crudele omicida Bullseye in "Daredevil" ed in "Phone Boot" come vittima. Naturalmente in attesa di iniziare le riprese (nel mese di giugno) del film che si rivelerà certamente come la sua definitiva consacrazione, la storia di Alessandro il Grande, kolossal diretto da Oliver Stone.
La regola del sospetto vale solo nella fiction, o è applicabile anche al mondo in cui lavori? Io non sono portato a vedere tutto nero. Certo se ti poni in modo totalmente ingenuo, ti pugnalano alle spalle, ma basta guardarsi intorno per rendersi conto che Hollywood è proprio quello che sembra, le cose sono così e basta, nel senso che non c'è niente sotto. Con questo non voglio dire che io sia un dritto, non mi ritengo però un ingenuo. Ad Hollywood basta guardare negli occhi una persona per capire se ti puoi fidare o no, non devi grattare molto in profondità. Non sono di quelli che dicono che ad Hollywood c'è solo gentaccia, io ho conosciuto molta gente per bene con la quale esco e mi vedo frequentemente.
Lo stare lontano dalla tua terra e dalla famiglia ti crea problemi? Fondamentalmente sì, anche se poi devo andare dove la carriera mi spinge. Lo stare a casa mia è uno status mentale più che una permanenza fisica. Però se consideriamo che ho passato cinque mesi a Praga, quattro a Toronto per girare La regola del sospetto, tre mesi a Los Angeles per Daredevil, vediamo come io non faccia altro che vivere in stanze d'albergo. Certo quando non lavoro preferisco tornarmene a casa a bere una birra con gli amici, lì ritrovo la tranquillità.
Quali sono i modi in cui ti piace passare il tempo? Leggo, vado al cinema, al ristorante, al pub, oppure mi piace dedicarmi a pieno al mio lavoro, alla mia vita sentimentale...tutto qui. Non ho hobby particolari tipo raccolta di francobolli. Di sport ne sto facendo sempre di meno visto che sono due anni che non do un calcio ad un pallone. Il mio lavoro per quanto ridicolo possa sembrare, lo considero un passatempo, io mi diverto moltissimo quando recito. Che grande cosa essere pagato per fare ciò che faresti nel tempo libero...
Il protagonista de La regola del sospetto, è un ragazzo ambizioso, solerte, devoto e fiducioso nelle figure guida: quanto ti sei identificato in lui? Non lo so, mi sono sempre considerato un ragazzino: mi piace giocare, mi piace scherzare, sono uno che non sente molto la responsabilità di essere adulto. Sicuramente tra qualche mese cambierà tutto quando diventerò padre. Per quanto riguarda il mio personaggio, ho cercato di identificarmi con lui e fare riferimento al suo evento traumatico, la perdita dei genitori. Anche se io non ho subito una perdita così grave, ho capito come una cosa così possa avere delle conseguenze sul tuo modo di essere.
Come immagini il tuo essere padre? Non lo so e penso che sia anche positivo non avere preconcetti, credo che seguirò molto l'istinto. Sicuramente non sarò come mio padre, sarò invece sempre presente e gli darò tanto affetto. Farò in modo che abbia un'ottima educazione e la possibilità di suonare strumenti musicali, ma cosa essenziale è che sarà sempre lui a scegliere. Certo non voglio dire che io sia stato sfortunato nella vita, anzi me la sono divertita alla grande. L'essere padre è una cosa che mi affascina, la trovo una cosa stupenda.
Tuo padre voleva che seguissi la sua strada? Voleva che diventassi un calciatore professionista come lui? Ero io che volevo fare il calciatore e fino all'età di quindici anni pensavo che mi sarei guadagnato da vivere in quel modo, poi non è andata così, anche perché non ero sufficientemente bravo e non mi allenavo abbastanza. I sogni di mio padre non li ho mai conosciuti, ma quando gli ho detto che avrei fatto l'attore, si è fatto una grassa risata...
Sei soddisfatto dei tuoi ultimi film, tutti di grande successo commerciale? Posso ritenermi piuttosto soddisfatto sia del mio presente che del mio immediato futuro: certo ad Hollywood interessa molto il profitto, quindi la scelta dei film è fatta in un'ottica molto commerciale. Spesso i finanziatori vengono anche da altri settori che non sono il cinema, quindi non si pretende che possano capire le esigenze di un autore, loro mettono un capitale e pretendono che ritorni al mittente. Comunque anche se domani dovesse finire tutto posso dire che per tre anni mi sono molto divertito, e poi posso sempre tornare a Dublino e recitare lì.
Cosa vuol dire per te essere innamorati di qualcuno? Guai...casini...confusione...dolore. L'amore è una cosa meravigliosa, non c'è scienza che possa spiegarlo, non c'è equazione, non è prevedibile...è una cosa bellissima. Posso dire di conoscerlo perché sono stato innamorato già due volte e distinguo sempre il sesso dall'amore.
Hai mai utilizzato la tua fama per conquistare una donna? Certo che il successo aiuta, non posso negarlo, sarei un bugiardo: ti aiuta andare alle prime, essere al centro dell'attenzione...
I FILM DI COLIN FARRELL
Tigerland (2000)
American Outlaws (2001)
Sotto corte marziale (2002)
Minority Report (2002)
La regola del sospetto (2003)
Daredevil (2003)
|