VetrinaCinema |
a cura di Taisia Venturi |
Pierfrancesco Campanella, dopo dieci anni da "Bugie Rosse", torna al cinema con un thriller dai risvolti erotici. Riappropriatosi del genere, ne stravolge le regole per narrare "Le cattive inclinazioni" della società ed i lati oscuri dell'animo umano attraverso una pellicola realizzta senza il minimo appoggio statale. Stupito dall'aver riacquistato un'attività creativa che pensava aver definitivamente abbandonato, presenta il suo film alla stampa accompagnato da quattro delle sue sei protagoniste. Eva Robin's, Mirca Viola, Elisabetta Rocchetti e Rosaria De Cicco Il suo film, pur traendo ispirazione dai thriller italiani di Bava, Fulci e Renzi, se ne discosta caratterizzandosi in modo atipico. Da cosa è dipesa questa sua scelta stilistica? Si. E' esatto. Si tratta proprio di un thriller atipico. Ho cercato di uscire dalla narrazione classica per realizzare una storia volutamente grottesca, con una sottile ironia ed una atmosfera continuamente sopra le righe. Tutti i personaggi sono spinti all'etremo. Ed è stata una scelta ben precisa dato che sapevo di dover narrare una storia certo non realistica, anche se la realtà riesce spesso ad essere più terribile dell'immaginazione. A volte ci sono delle cose che possono apparire assurde ma che esistono tranquillamente. Durante la proiezione, ad esempio, ho sentito ridere per alcune scene sadomaso ma se leggete il giornale di oggi potete trovare riportata la notizia di una casa squillo per vip, specializzata proprio in questo tipo di pratiche. Come potete vedere tutto può accadere.. Come è nato l'incontro con Salvatore Ferraro? Ma, soprattutto, quanto è stato importante il suo apporto tecnico nella realizzazione della sceneggiatura e nella stesura del soggetto? Salvatore Ferraro è prima di tutto un carissimo amico. Prima di divenire tristemente noto per la vicenda di Marta Russo si era interessato ed appassionato al cinema, frequentando anche diversi cosi di sceneggiatura. Quindi, quando ho cominciato la stesura di questa storia è venuta spontanea un certo tipo di collaborazione. Trovo che non ci sia nulla di male in questo. Il suo debito con la giustizia è stato pagato ed ora, sia che scriva sceneggiature o vada a fare il salumiere, non cambia proprio nulla. Il personaggio di Premio si ispira in qualche modo a lui? Assolutamente no. Anche perché quando Ferraro è subentrato in questa collaborazione la storia era già stata ultimata. Comunque Premio rappresenta la persona che viene coinvolta non tanto per indizi forti e certi, ma semplicemente per la sua diversità. I casi di cronaca sono pieni di questi avvenimenti. Per l'uccisione della contessa dell'Olgiata, inizialmente, venne arrestato un ragazzo solo perché aveva dei problemi psicologici. In seguito venne scagionato completamente, ma questo dimostra come sia facile accanirsi contro la diversità quando si deve trovare a tutti i costi un capro espiatorio. Difronte a dei casi di cronaca nera particolarmente violenti l'opinione pubblica, talmente bisognosa dell'identificazione di un colpevole, si accanisce contro alcune persone solo perché hanno delle carattaristiche che li rendono diversi dalla massa ed al di fuori del vivere politicamente corretto. Nel caso di "Cattive Inclinazioni" ci troviamo di fronte ad un magistrato ottuso che enuclea, come motivazioni per arrestare Premio, la sua frequentazione con prostitute ed il suo modo particolare di fare l'amore. Come pensa che il pubblico possa reagire al suo thriller volutamente aperto? In realtà il colpevole c'è. Il colpevole siamo tutti noi, pronti, metaforicamente a passare sopra a qualsiasi cadavere. Viviamo in una società difficile, spietata ed, in qualche modo, ognuno di noi ha degli aspetti fortemente negativi anche se non ce ne rendiamo conto. Il serial killer non è altro che la proiezione dei nostri istinti negativi. Colpevolizzare un' entità astratta è quasi rassicurante. Questo è il senso ultimo del film. Oltre ad una critica verso una giustizia sommaria lei sembra intenzionato a denunciare anche un certo tipo di giornalismo invasivo.... In realtà la mia attenzione è rivolta verso quei magistrati che fanno di tutto per mettersi in mostra. Il giornalista, in questo caso, svolge solamente il suo mestiere, seguendo una precisa legge di mercato. Il pubblico vuole determinate cose e lui cerca di darle. Ma la gravità è che oggi ci sono sempre più magistrati con smanie da star. Mentre dovrebbero lavorare con maggiore discrezione e serietà. Accade sempre più di frequente, dunque, che notizie riservate ed estremamente delicate vengano liberamente rivelate ai vari "Porta a Parta" e " Maurizio Costanzo Show". Per non parlare di quanto possa essere pericoloso e discutibile questo esprimersi a ruota libera da parte di ospiti più o meno noti su avvenimenti di una certa delicatezza. In qualche modo credo che, così facendo, il personaggio vada ad influenzare l'opinione pubblica. Lei ha scritto la sceneggiatura avvalendosi dell'aiuto dei due produttori, Enzo Gallo e Gianluca Curti. Partendo dal presupposto che questo rientra nella tradizione del cinema italiano, come si è creata questa collaborazione?ì Fondamentalmente io credo che l'autore non dovrebbe mai scrivere da solo. Il rischio è quello di raccontare le cose che piacciono a lui. La possibilità di avere delle persone che collaborino in modo attivo e creativo al progetto non può che giovare al risultato finale. Fare tutto da soli non sempre è positivo. Inoltre la storia del cinema ci ha insegnato che i maggiori successi si sono realizzati quando, accanto ad un regista di talento, si è affiancato un produttore capace di partecipare alla creazione. Un caso tra tutti può essere quello di Cristaldi che, per "Nuovo Cinema Paradiso", non fu solamente un produttore finanziario ma intervenne in modo decisivo anche sulla realizzazione del montaggio. In realtà ognuno ha bisogno di un confronto. Di un contro se scrivo una storia da solo posso correre il rischio di perdere il senso di quello che deve essere dato al pubblico. Il produttore può darti proprio il termometro sulle necessità e le richieste del pubblico. In una battuta del film si dichiara la convinzione che la stampa condanni prima di qualsiasi tribunale. C'è in questo un riferimento alla vicenda di Scattone e Ferraro? La vicenda di Scattone e Ferraro, al di là di quello che io posso pensare sulla loro colpevolezza o innocenza, è stato il primo vero caso di "mostro" sbattuto in prima pagina a causa di prove non propriamente concrete. Gli organi d'informazione hanno visto, in questi due ragazzi, i colpevoli ideali per le loro caratteristiche. Secondo il mio punto di vista furono penalizzati dal loro aspetto che, in qualche modo, televisivamente li rendeva credibili come assassini. la televisione non ha dovuto fare altro che enfatizzare alcuni elementi della loro personalita, spettacolizzandoli in modo negativo. Come mai dopo dieci anni dal suo ultimo film, "Bugie Rosse", lei è ancora interessato al tema delle devianze sessuali? Perché sono incredibilmente attratto dall'animo umano, dai risvolti più reconditi. Da quella parte di noi che non accettiamo. Mi interessa la psicologia umana e cerco di trasmetterlo all'interno dei miei film in modo più o meno riuscito. Gli stessi personaggi delle mie storie sono estremamente contorti. Hanno una doppia personalità. Ma la verità è che tutti noi abbiamo dei lati oscuri. Che tipo di pubblico pensa andrà a vedere il suo film? Bella domanda. Prima di tutto non è sicuro che lo andranno a vedere.
La concorrenza del cinema americano, in questi anni, è stata grandissima.
Oramai abituato ai loro thriller di grande impatto grazie ai sempre più
sofisticati effetti speciali, il pubblico è divenuto smaliziato.
Anche se credo che, arrivati a questo punto, ci si senta un pò
stanche e saturi di tutta qesta tecnica. Forse è ora di recuperare
delle storie un pò più intimiste.
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