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SCENEGGIATURA
  

 

Come si scrive una sceneggiatura
di Alberto Cassani

Parte 3
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ISTANTANEA DEI PERSONAGGI

È molto importante il modo in cui presentate il vostro protagonista la prima volta. Spesso capita di avere a disposizione una scena introduttiva per il protagonista, prima che il personaggio si ritrovi effettivamente dentro l’azione. Questa scena dev’essere una specie di carta d’identità, una fotografia istantanea del protagonista, qualcosa che resti impresso nella mente dello spettatore lungo tutto il film. A questo punto è molto importante la lista che si è fatta all’inizio, quella riguardante ciò che il pubblico deve conoscere del personaggio. In particolare ciò che deve sapere subito. Quello che bisogna riuscire
a fare è creare una scena che illustri tutti gli elementi che fanno parte di questa lista. Certo, non è facilissimo, ma se volete che la vostra sceneggiatura abbia un buon ritmo dovete fare in modo di non essere obbligati a perdere tempo ogni volta che succede qualcosa per rivelare al pubblico un lato del carattere e della vita del vostro protagonista.

Prendiamo ad esempio la prima scena de “I Predatori dell’Arca Perduta”: mentre una sovrimpressione ci avvisa che ci troviamo in Sud America nell’anno 1936 vediamo Indiana Jones attraversare velocemente la giungla. Le guide che l’accompagnano scappano una ad una, impaurite. Quando Indy raggiunge il Tempio, in compagnia di una sola persona,
scopriamo perché tutti gli altri sono scappati (“Nessuno è mai uscito vivo da lì”). Appena entrati i due vengono assaliti da un gran numero di ragni e trovano lo scheletro di colui che li ha preceduti nell’esplorazione del Tempio. Dopo aver saltato una botola senza troppi problemi ed aver evitato trappole a pressione sul pavimento Indy è finalmente davanti ad un idolo d’oro, che era ciò che stava cercando. Prende un sacchetto pieno di sabbia e lo svuota un poco per renderlo pesante, ad occhio e croce, quanto la statuetta. Con una mossa velocissima sostituisce l’idolo con il sacchetto. Soddisfatto si appresta ad uscire quando inizia a crollargli tutto addosso. Indy cerca di scappare, ma per saltare la botola getta l’idolo alla guida, che
scappa lasciandolo lì. Lui salta la botola e si infila sotto un muro che si sta chiudendo, evitando di finire schiacciato dal crollo. Nel rotolare sotto il muro, però, ha perso la frusta, e rischia un braccio per recuperarla, proprio quando il muro si chiude. Ripresa la via dell’uscita trova il cadavere della guida e recupera l’idolo, ma deve riprendere subito a scappare, inseguito da un masso gigantesco. Una volta fuori Indy riceve il benvenuto di un gruppo di indigeni che lo tiene sotto tiro con delle cerbottane. Un francese con il quale si è scontrato diverse volte (“Peccato che non la conoscano bene come la conosco io, Belloq”) gli toglie l’idolo. Ancora una volta il coraggioso Indiana Jones è costretto a scappare. Gli indigeni lo inseguono, ma lui
riesce ad arrivare ad un fiume dove lo attende un suo amico su di un aereo. I due riescono a decollare in tempo per evitare le lance degli indigeni, ma Indy è spaventato per qualcos’altro: c’è un serpente enorme sotto il suo sedile!

Questa scena dura 12 minuti, ma alla fine, quando riusciremo finalmente a tirare il fiato, ci troveremo già proiettati
nell’atmosfera del film e avremo scoperto diverse cose della vita e del carattere di Indiana Jones:

· Siamo nella foresta amazzonica negli anni che hanno preceduto l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
· Indy è un avventuriero che gira il mondo alla ricerca di tesori perduti, anche se non sappiamo ancora perché.
· È una persona intelligente (si rende conto che il sacchetto di sabbia è troppo pesante rispetto all’idolo e lo svuota) e pronta di spirito (sa come sfuggire a situazioni critiche).
· È ben allenato, perché riesce a saltare la botola e a sfuggire al masso ed agli indigeni.
· Tiene molto alla sua frusta.
· Ha un nemico di lunga data.
· Ha un sacco di amici pronti ad aiutarlo in caso di bisogno.
· Ha una paura folle dei serpenti.

Nel prosieguo del film tutte queste caratteristiche verranno ripresentate in situazioni diverse, ma il pubblico le darà per scontate perché ne è già venuto a conoscenza fin dall’inizio. Sarà più facile, quindi, concentrarsi sull’azione vera e propria.

Un modo per introdurre il vostro protagonista è quello di avere degli altri personaggi che parlano di lui, prima ancora che il pubblico l’abbia mai visto. Il problema, però, è che in questo caso si finisce per avere una scena di dialogo abbastanza lunga, e non bisogna dimenticare che il film è fatto soprattutto di immagini, di azioni. È sempre meglio mostrare che dire, ed il modo migliore è mostrare il protagonista nell’esercizio “delle sue funzioni”. Tra l’altro cercate di evitare di usare sovrimpressioni, mostrate un cartello stradale od un monumento caratteristico del luogo piuttosto che scrivere dove ci troviamo. Far vedere il Duomo è sufficiente a far capire al pubblico che siamo a Milano. Certo, potete sempre far vedere la Torre Eiffel e
poi scrivere “Tokyo”, dato che a Tokyo ce n’è una copia a grandezza naturale. Non esagerate nell’uso della voce narrante, perché spesso un commento intelligente non è accompagnato da immagini altrettanto interessanti. Non ha importanza che lavoro faccia il protagonista, chi sia esattamente, dove viva e con chi abbia a che fare; dovete fare in modo che gli spettatori riescano a familiarizzare con lui il più presto possibile, in modo che non siano tentati di esplorare troppo la sua
psicologia durante il film, quando la loro attenzione dovrebbe essere rivolta ad altre cose.

Ci può essere, però, il caso in cui il pubblico debba “scoprire” il protagonista poco alla volta. Questo succede soprattutto quando si narra la storia di un nuovo arrivato, di qualcuno che spunta fuori dal nulla e provoca interesse nella comunità in cui cerca di inserirsi, quello che in America si chiama “new kid in town”. Se vogliamo dare agli spettatori la stessa idea che hanno i personaggi che entrano in contatto per la prima volta con il nostro protagonista allora dovremo
rivelare il meno possibile di lui, solo lo stretto indispensabile. In questo caso la cosa risulterà abbastanza problematica, perché ad ogni nuova rivelazione il pubblico ricontrollerà mentalmente tutto quello che già sa su di lui e salteranno fuori tutte le incongruenze con le cose che il personaggio ha fatto e detto fino a quel momento.
Oltre al protagonista ci possono essere anche altri personaggi importanti nel film, i cosiddetti co-protagonisti. Non considerateli mai secondari, anche se lo sono. Dovete disegnarli con la stessa cura con cui create il vostro protagonista. Dovete renderli interessanti agli occhi del pubblico quanto il protagonista. Avendo meno tempo a disposizione risulta più difficile esplorare tutti gli aspetti del loro carattere e della loro vita, ma è proprio la cura di questi particolari nei co-protagonisti che separa un buon film da uno solamente mediocre. Avete mai notato, per esempio, che nei film animati di Walt Disney i co-protagonisti sono sempre quelli più simpatici, quelli che restano maggiormente nella mente dello spettatore (oltre che quelli che cantano le canzoni migliori)? Tenete presente, poi, che personaggi diversi avranno un modo diverso di vedere le cose ed affrontare i problemi. Dal
modo in cui si comportano e parlano deve venir fuori il loro carattere, le loro abitudini, proprio come nella vita reale. Se avete un gruppo di protagonisti abbastanza numeroso potete rendere le loro scene più interessanti facendo in modo che abbiano un modo diverso di comportarsi nella stessa situazione, un modo diverso di commentare la situazione.
Ad esempio un personaggio potrebbe vedere sempre il lato negativo delle cose, oppure potrebbe criticare sempre ciò che fanno gli altri... Anche se poi il resto della caratterizzazione sarà abbastanza piatta, basteranno queste sfumature per rendere ogni personaggio diverso dagli altri.

Tenete sempre presente che ciò che rende interessante una scena è il conflitto che i personaggi si trovano ad affrontare. Questo non vuol dire che ad ogni scena ci dev’essere una rissa, ma ci dev’essere un dilemma, una decisione importante che i personaggi devono prendere. Si può trattare di decidere se rivelare qualcosa a qualcuno oppure tacere, se affrontare un personaggio con le buone o con le cattive, se aprire quella porta o scappare a gambe levate...
Spesso in queste situazioni la cosa migliore da far fare ai propri personaggi è quella meno prevedibile, quella più sorprendente. In effetti se create un personaggio interessante e poi gli fate fare delle cose scontate ed ovvie lungo tutto il film finirete per rovinarlo, per cancellare la buona impressione che potreste aver fatto nei confronti del pubblico. In qualunque situazione i personaggi si trovino, c’è sempre una reazione che il pubblico si aspetterà da loro. Evitatela. Fate in modo che facciano qualcos’altro, scavate nella vostra testa per trovare qualcosa di interessante, di inaspettato ma credibile, di
verosimile. In qualunque situazione i personaggi si trovino, avranno sempre la possibilità di fare qualcosa di completamente inaspettato. Una reazione inaspettata può trasformare una scena discreta, normale, in una scena memorabile. Ad esempio: abbiamo visto i protagonisti di “Full Monthy” discutere del fatto di non avere lavoro per più di un’ora, vederli in fila all’ufficio collocamento non è particolarmente eccitante, soprattutto perché sono arrabbiati gli uni con gli altri e non si parlano. Sennonché nella sala si diffondono le note della canzone di Donna Summer “Hot Stuff” e loro, tranquillamente, si mettono
a ballare, incuranti degli sguardi degli altri disoccupati. Questo comportamento inaspettato, strano ma verosimile per quei personaggi, rende la scena spassosissima e assolutamente indimenticabile. Questo succede perché sono i personaggi, il loro comportamento, a guidare lo sviluppo della scena, e come già detto il film è costruito soprattutto dalle azioni dei personaggi. Allora cosa si può fare? Beh, una volta che date vita al vostro protagonista, cercate di farvi guidare da lui
nello sviluppo della storia.

I DIALOGHI

In genere i dialoghi sono la cosa che, escluse un paio di scene qua e là, resta più impressa nelle menti degli spettatori. La cosa più importante, a prescindere dal tipo di film che state scrivendo, è che i dialoghi siano realistici. Ma anche ponendo che lo siano, questo non vuol dire che siano buoni. Anzi, spesso si finisce per scrivere scambi di battute incredibilmente ovvi e dialoghi quantomeno zoppicanti. Vediamo quali sono gli errori più comuni che si fanno in questa fase e
come si può cercare di correggerli.

· Il problema maggiore, e la cosa peggiore da fare, è il rischio di essere ridondanti. Cioè di far dire ad un personaggio qualcosa che si è già espresso con le immagini. Anche se in quella situazione una persona
reale farebbe esattamente quel commento, in un film la cosa può non funzionare. Sarebbe semplicemente noioso vedere dei personaggi spiegare per filo e per segno una cosa che ci è già stata mostrata in maniera chiara con delle immagini. Bisogna cercare di dare allo spettatore solo la parte interessante della storia.
· Nella vita reale capita che le persone, parlando, girino intorno ad un argomento prima di affrontarlo. Raramente si dice quello che si pensa veramente, si tende piuttosto a tastare il terreno, a danzare
intorno all’argomento, in modo da non fare una sparata fuori luogo. In genere, più una cosa ci interessa più difficilmente ci butteremo a testa bassa sull’argomento. Dovrebbe capitare anche nei film.
· In situazioni particolari si tende a nascondere i nostri veri sentimenti dicendo esattamente l’opposto di quello che pensiamo. Se tremiamo di paura, tenderemo generalmente a dire che non siamo assolutamente spaventati. Tenderemo a nascondere la verità agli altri, e a noi stessi. In un film i personaggi tendono troppo spesso a non rispecchiare questo aspetto.
· Spesso, guardando un film, ci capita di sentire una frase che suona molto simile ad una che abbiamo già sentito in un altro film. Se, andando al cinema, vi dovesse capitare di sentire una frase simile ad una che avete scritto in una vostra sceneggiatura... cancellatela subito!
· Il modo migliore di rendere un dialogo interessante è quello di renderlo più colorito. Non nel senso di riempirlo di parolacce, ma di usare degli esempi, dei paragoni. Questo renderà i vostri dialoghi più frizzanti, più personali.
· È molto importante curare al massimo ogni singola battuta di dialogo, ogni singola parola. La cosa migliore da fare per rendere più interessanti i vostri dialoghi è quella di rileggerli tutti con attenzione e trovare il modo migliore per dire le stesse cose, il modo più intelligente, più brillante, più arguto, più spiritoso. Ogni persona parla in un modo assolutamente personale. Ognuno ha il proprio vocabolario, le proprie espressioni preferite, il proprio intercalare. Fate in modo che questa varietà si possa ritrovare anche nei dialoghi che scrivete. Facendo finta di non conoscere a memoria la sceneggiatura, potreste coprire i nomi dei personaggi e capire chi sta parlando solamente dal modo in cui si esprime?
· Se volete avere un dialogo molto ritmato, parlato abbastanza in fretta, non potete scrivere delle battute troppo lunghe. Più le battute sono lunghe più il ritmo della scena sarà lento. Tenete ben presente il numero di parole che usate in ogni battuta, perché ha un’importanza enorme, anche se non esiste un vero e proprio “limite massimo”. Se volete dare al dialogo un ritmo molto sostenuto dovete scrivere dei “botta e risposta”. Spesso conviene anche riprendere, nella risposta, parte della botta: “È un buon poliziotto” - “Adesso è un poliziotto morto”.
· Un altro modo per controllare il ritmo delle scene di dialogo è quello di far fare qualcosa ai personaggi, mentre parlano. Nella
sceneggiatura si darà un accenno all’azione che un personaggio sta compiendo quando si vuole “far prendere fiato” allo spettatore, quando ci vuole un momento di silenzio. I momenti di silenzio sono importanti quanto quelli di conversazione.
· Date allo spettatore il tempo di capire cos’ha visto, o sentito. Non mettete mai, ad esempio, due battute divertenti una dietro l’altra, perché se il pubblico ride per la prima potrebbe non riuscire a sentire la seconda. Se poi volete dare maggior peso ad una frase fatela seguire da un istante di silenzio, nel quale, ad esempio, l’interlocutore guarda il personaggio con aria sorpresa. Questo darà allo spettatore il tempo per riflettere e la frase gli entrerà bene in testa.
· Dialogo è sinonimo di conversazione, ma quante volte, in un film, capita di vedere un personaggio che inizia a parlare e per fargli chiudere la bocca bisogna piazzargli una pallottola in fronte? Troppe, decisamente troppe. Nella vita reale le persone fanno conversazione, non fanno discorsi, non tengono conferenze. E le conversazioni sono fatte di scambi di brevi battute. Ricordatevelo.

 

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