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Interessante documentario sulla storia di Silvio Berlusconi, (dalla sua ascesa alla sua caduta), quello presentato al Festival del Cinema di Roma e portato avanti con determinazione e senza false ipocrisie, dal titolo S. B. Io lo conoscevo bene.

Il riassunto di un ventennio di storia che può tornare utile per le prossime generazioni che lo studieranno sui libri di scuola.

L'intento che ha spinto Giacomo Dursi e Giovanni Fasanella alla realizzazione di questa pellicola è, a loro dire, quello di capire perché l'Italia abbia prodotto questo tanto anomalo quanto bizzarro fenomeno politico.

Significative sono le novità che hanno contribuito a rendere così chiacchierato l'attesissimo lungomentraggio in questione. Innanzitutto, il fatto stesso che si tratti del primo film sull'ex premier dopo la sua caduta, poi l'insolita idea di costruirlo non solo attraverso materiale d'archivio, ma anche con l'ausilio di testimonianze dei suoi nemici storici e di tutte quelle persone che, condividendo il suo progetto politico, si erano fidate di lui ed avevano creduto alle sue promesse di rivoluzione liberale, prendendo infine, atto del suo fallimento.

Tra queste persone, rientrano sia gli ex amici (come il suo ex avvocato Vittorio Dotti, la parlamentare Gabriella Carlucci, l'ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri) sia quelli che lo sono rimasti tuttora (come Giuliano Ferrara).

Dotti ne riconosce l'originalità come “self made man”, mentre Pillitteri ricorda la sua ferma volontà di realizzare un impero televisivo non dando mai per scontata l'impossibilità di un'impresa. E che la televisione fosse il suo vero amore, in cui cercò di riversare una veste di modernità, segnando il passaggio dall'egemonia della tv pubblica all'entrata in scena di una pluralità di televisioni private, lo ricorda anche la Carlucci, che pone l'accento sulla sua capacità di rottura in programmi satirici come Striscia la notizia.

Ferrara rammenta di aver lasciato la RAI per Canale 5, oltre che per i maggiori compensi offertigli, anche per la simpatia che provava nei confronti del Cavaliere per la sua capacità di fare comunicazione in modo particolarmente innovativo.

Dal documentario emerge, poi, la sua storica amicizia con Craxi, una personalità che si integrava con la sua, e che ci fornisce le prime avvisaglie di come, sebbene inizialmente Berlusconi volesse fare solo l'imprenditore (perchè “ciascuno deve fare ciò che sa fare”) preparasse indubbiamente il suo graduale accostarsi alla politica. Trascinato, infatti, dopo Mani Pulite, nella mischia da Agnelli, Altissimo e Cossiga che gli chiesero di salvare l'Italia, Berlusconi parlava di “miracolo italiano”, preparando le liste dei candidati, scelti, come sostenuto dallo psichiatra Meluzzi, anche dopo accurati provini televisivi. La maggior parte dei cittadini si riconosceva in lui per ciò che diceva con straordinaria semplicità di linguaggio. Così, nel 1994, presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Berlusconi prestava giuramento come Presidente del Consiglio.

Guzzanti sottolinea i presunti errori di Berlusconi: le promesse non tradotte in realtà, la sua rivoluzione liberale mancata (“Un liberale accetta qualsiasi critica, Berlusconi zittisce chi lo critica”) e l'aver creato un partito ad immagine della sua azienda (“Un imprenditore con i suoi yes men”). Per non parlare della sua progressiva perdita di freni inibitori, che lo portò, dopo la sconfitta alle elezioni del 2006 ad incattivirsi a tal punto da non risparmiarsi più alcuna dichiarazione megalomane ed autocelebrativa (“Nessuno può governare meglio di me”). Perse, inevitabilmente, il controllo anche sul piano internazionale, diventando amico di dittatori come Gheddafi. Celebri, inoltre, le sue gaffes, dalle corna alle scortesie ad Angela Merkel. Certamente discutibile, poi, la scelta dei collaboratori, guidata da considerazioni che poco avevano a che vedere con la politica (persone di bell'aspetto, compagni di scuola, amici di amici). E, su questa scia, sempre secondo il parere dello stesso Guzzanti, condusse l'Italia ad un lento ma inesorabile degrado dell'ambiente politico: chi si pone come difensore della famiglia, non può violare il patto coi suoi rappresentati.

Cirino Pomicino rievoca la sua vicenda personale, segnata da un tumore alla prostata. Ciò, secondo l'ex Ministro del Bilancio, fece nascere il mito di Dorian Grey e la capacità di catturare i favori delle fanciulle divenne un fatto ossessivo. Il bisogno di essere amato gli procurò una tale euforia da farlo diventare un personaggio dei cartoni animati: prendeva botte da tutte le parti, ma si rialzava sempre. Guzzanti chiama “mignottocrazia” quel sistema di potere basato su prostituzione e corruzione delle donne: dalle vallette alle parlamentari, arrivando inevitabilmente a Caligola e alla decadenza dell'impero...

Pillitteri conclude il film dicendo che oggi che Berlusconi sembra uscito di scena, il berlusconismo ha impregnato l'aria e ci accompagnerà come una categoria dello spirito.

S. B. Io lo conoscevo bene risulta in definitiva una pellicola estremamente appassionante, valorizzata da un montaggio incalzante e per nulla noioso, dalla quale emerge un personaggio carismatico e controverso, i cui punti di debolezza rappresentano, paradossalmente, gli stessi punti di forza.