L'uomo dei misteri ha 36 anni, è nato a Napoli e si chiama Mario Scaramella. Colui che finora si è presentato come consulente di Paolo Guzzanti alla commissione Mitrokhin
Mario Scaramella
L'uomo dei misteri ha 36 anni, è nato a Napoli e si chiama Mario Scaramella. Colui che finora si è presentato come consulente di Paolo Guzzanti alla commissione Mitrokhin. O come membro del Research institute all'università di San José. O come attivista dell'Ecpp (Environmental crime prevention program), struttura a suo dire coordinata dall'Agenzia federale americana per l'ambiente. O ancora, come giudice onorario di tribunale, con tanto di tesserino ufficiale. Poi, lo scorso primo novembre, ha pranzato in un sushi-bar di Piccadilly con l'ex colonnello del Kgb Aleksandr Litvinenko, e questi si è accasciato per una dose letale di polonio 210. Così Scaramella è sprofondato nei guai più neri. Improvvisamente tutti si sono occupati di lui, e non per applaudirlo. Spione, millantatore, pasticcione, bugiardo, trafficante d'armi... Queste, in sintesi, le definizioni che gli sono state riservate. Ora, tenuto da Scotland Yard in una struttura blindata alle porte di Londra, mentre è sottoposto ad accertamenti per escludere la contaminazione, accetta in esclusiva di raccontare la sua versione dei fatti. Con una premessa: «Trovo paradossale», dice, «questa curiosità su di me. Viene ucciso un militare dissidente dell'ex Unione Sovietica, il mondo s'interroga sulle responsabilità di Vladimir Putin, e in Italia cosa fanno? Mi sommergono di insinuazioni e calunnie?».

Beh, non è che all'estero la trascurino. Scotland Yard le ha chiesto di ricostruire i suoi movimenti del primo novembre, oltre a verificare la sua salute. E ha voluto conoscere i retroscena del suo incontro con Litvinenko. Valutano anche l'ipotesi che lo abbia avvelenato lei, l'ex colonnello.
«Non lo dica neanche per scherzo. Fortunatamente per me Scotland Yard è un'istituzione seria che mi sta trattando con tutte le attenzioni, anche sul fronte della sicurezza. E poi lo sottolineo: io sono venuto qui da testimone volontario, per collaborare alle indagini. Comunque ci risiamo: ancora a parlare di me, a sospettarmi di qualunque cosa?».

La questione è semplice: nessuno capisce chi è lei davvero. C'è chi la definisce un agente dei servizi segreti italiani, altri le danno dell'uomo Cia, e sulla stampa è finita anche l'ipotesi del banale trafficone. Lei cosa dice?
«Le rispondo spiegando quello che non mi si perdona: di avere a soli 36 anni un curriculum che molti cattedratici anziani si scordano. Sono uno che si è fatto da solo, che ha cercato di mettere a disposizione la sua esperienza nel settore della sicurezza ambientale, e alla fine rischia di essere linciato per questo».

Il diessino Walter Bielli, della commissione Mitrokhin, ci è andato giù piatto: ha dichiarato che il suo curriculum è praticamente falso.
«Vado giù piatto anch'io: l'ho querelato per tutte le falsità che continua a piazzare sulla stampa. Per giunta non avendo alcun titolo per farlo».

Un momento. Tra le voci che circolano, c'è anche quella che lei avrebbe aperto senza permesso un centro di politica spaziale all'università Federico II di Napoli. Che storia è?
«Lo vede questo? È il fascicolo con tutti i titoli accademici che ho acquisito nelle università internazionali. In particolare, dopo l'esperienza a Stanford al centro per la cooperazione nello spazio, sono stato nominato direttore del centro di politica spaziale dal professore Antonio Murino con una delibera del consiglio di dipartimento. Non vedo cosa ci sia da ridicolizzare».

A dire il vero ci sarebbe anche un'altra vicenda. Una presunta denuncia per avere impugnato la paletta della Polizia e avere improvvisato posti di blocco nel casertano. Ne sa qualcosa?
«Ci andrà lei, in giro con la paletta. Conosco alla perfezione il mio casellario giudiziale e il carico pendente. Che per gli scettici riassumo: nulla. Immacolato come la neve. Se chi parla alle spalle fosse informato, saprebbe che il Consiglio superiore della magistratura non potrebbe nominare giudice onorario un soggetto non raccomandabile».

Piccolo particolare: pare che la Procura di Napoli l'abbia iscritta a inizio 2006 nel registro degli indagati per traffico d'armi, e che la pratica sia stata girata alla Procura di Roma.
«Ho chiesto tre mesi fa alla Procura di Napoli se sono indagato e mi hanno risposto che non c'è nulla a mio carico. Sono stato il primo a sollecitare indagini sul traffico d'armi di un gruppo di ucraini che preparava un attentato. Al massimo sarò persona offesa in quell'indagine».

Riconosca, però, che le sue esperienze lasciano straniti. In curriculum ha persino l'incarico da coordinatore di un progetto per lanciare missili balistici dai sottomarini russi. Quindi ha lavorato anche per Putin.
«Come lo devo dire? Ho lavorato con le più importanti istituzioni, ma sempre e soltanto nella fase di studio e valutazione. Sono un tecnico, un fior di tecnico. In questo caso l'idea era mia e l'hanno realizzata i centri statali russi. Anche per questo Guzzanti mi ha chiesto di collaborare alla commissione Mitrokhin».

A proposito di Guzzanti. L'impressione è che la stia sganciando. Dice che i suoi resoconti, per quanto interessanti, sono senza prove?
«Le svelo un retroscena. Nella mia relazione conclusiva alla Mitrokhin, sono stato io a stabilire quali valutazioni fossero attendibili e quali no. E aggiungo: la relazione era congiunta con Agostino Cordova, il celebre giudice di Cassazione».

Può essere altrettanto esplicito sulla natura dell'agenzia Ecpp? Litvinenko, prima di morire, ha detto che non capiva cosa fosse: se un'organizzazione lecita, uno schermo per i servizi segreti o qualcosa di molto oscuro.
«Si vede che lei non conosce le fobie degli agenti segreti. Quella è gente che sospetta di professione, e in questo senso fa bene. Ma l'Ecpp, di cui oggi sono un consulente e di cui in passato sono stato segretario generale, è un organismo di diritto pubblico internazionale. Di più: è un interlocutore irrinunciabile quando si discute di sicurezza ambientale ai massimi livelli».

Veramente l'ex ufficiale del Kgb Evgenij Limarev dice un'altra cosa. Sostiene che lei e Guzzanti gli avete svelato un livello occulto, finanziato con decine di milioni di dollari, anche attraverso la società Finbroker di San Marino. Come risponde?
«Che è una follia. Mai sentita neanche nominare, questa finanziaria. A San Marino io e l'Ecpp siamo stati soltanto consulenti del Congresso di Stato. E comunque io non ho mai fatto nomi né svelato fonti. Ma quando è emerso il ruolo di Limarev come informatore della commissione, si è sentito autorizzato a dire anche quello che non esisteva. Personalmente mi ha danneggiato, però ne andava della sua incolumità».

Sarà. Resta inquietante che, secondo Litvinenko, lei fosse interessato soprattutto al ruolo di Romano Prodi nel caso Moro e ai suoi rapporti con il Kgb. E su questo premeva l'acceleratore.
«Ho appena consegnato alle autorità britanniche un dvd con le immagini delle dichiarazioni spontanee di Litvinenko depositate alla Mitrokhin, dove è evidente che parla a ruota libera e senza nessun suggerimento. Non sono nato ieri: ho videoregistrato tutto».

La questione resta: lei chiedeva di Olivetti e Kgb, di Prodi, di Pecoraro Scanio. Poi non si stupisca se la sinistra la accusa di aver complottato contro di lei.
«La parola complotto per me non esiste. Fossi al corrente di un complotto, lo denuncerei. Non dimentichiamoci però lo scopo della commissione Mitrokhin. Doveva verificare ogni forma di finanziamento o di influenza sovietica in Italia. Non è colpa mia se nel corso dei lavori qualcuno ha indicato dei nomi. Non sono stato io a sollecitarli, né a convocare Prodi in commissione per chiarire la sua posizione. Premesso questo, devo dire che non è emerso un granché: né su Olivetti, né su altri».

Finale: adesso Guzzanti dice di essere in pericolo di vita, e lei viene indicato come bersaglio. Ha chiesto al governo italiano la scorta?
«È stato Guzzanti a chiedere protezione per me e Cordova, anche se finora non ci è stato dato nulla. Le autorità inglesi, invece, hanno colto al volo il problema e si sono mosse di conseguenza. Qui ho una scorta di massimo livello e un alloggio protetto».

Scaramella, abbia pazienza: chi sono oggi i suoi veri nemici?
«Tre, fondamentalmente: invidia, ignoranza e complottismo. Quando non anche interesse politico».

Sia più chiaro, su questo punto: a cosa si riferisce?
«Forse attraverso di me vogliono attaccare Guzzanti e Silvio Berlusconi. Ma è una strategia che franerà per strada».

In verità il centro-sinistra dice la stessa cosa delle sue denunce. L'anno scorso lei ha consegnato un dossier alla commissione Mitrokhin riguardo all'affondamento di missili sovietici nel golfo di Napoli. Quella volta il capo della protezione civile Guido Bertolaso ha detto che bisognava fare le dovute verifiche; ora invece è diventata una barzelletta sulle sue spalle. Chi ha ragione?
«Ridano pure, ma gli organismi internazionali seguono ancora la vicenda con massimo interesse. Lo stesso giorno in cui hanno avvelenato Litvinenko, all'Organizzazione marittima internazionale di Londra è stata votata una risoluzione per fare ricerche nel Mediterraneo con l'Agenzia atomica internazionale. Questi sono fatti: li smentisca chi può».
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