di Marco Damilano
Subito la Federazione con Forza Italia e Lega. E magari liste uniche già alle Europee. Una legge sulle coppie di fatto valida anche per i gay. Parola di leader. Colloquio con Gianfranco Fini
Gianfranco Fini
Nel 2007 festeggia i vent'anni alla guida della destra italiana: dal congresso del Msi di Sorrento all'insegna del fascismo Duemila al viaggio a Gerusalemme. "E già: il mio ventennio", scherza Gianfranco Fini: "E trattandosi di ventennio è meglio ricordare che ci sono sempre state le elezioni...". Per festeggiare si è dotato di una fondazione, con nome avveniristico: Fare Futuro. Ma non è l'embrione del super-partito di Fini che va oltre An, di cui si parla da anni."Sarà il luogo in cui elaborare strategie più culturali che politiche tra coloro che si riconoscono nei nostri valori e difficilmente entrerebbero in un partito: personalità della cultura, dell'impresa, dell'università. Anche per contrastare la cosiddetta egemonia della sinistra, più dichiarata che reale: la pretesa di dare la patente alle élite intellettuali".

In piazza San Giovanni lei ha stretto un patto pubblico con Berlusconi e Bossi. L'anticamera del nuovo soggetto politico?
"C'è in Italia un popolo delle libertà che si è materializzato nella manifestazione di Roma, ma che esiste da tempo. I due schieramenti godono di largo consenso: l'Italia di Berlusconi e quella di Prodi, sempre più minoritaria. Mi auguro che il bipolarismo sia irreversibile. Si può ragionare in modo restauratore, da prima Repubblica, quando si chiedevano i voti per il partito e le alleanze si facevano in Parlamento, noi siamo bipolaristi: lavoriamo non per frammentare, ma per unire. Il popolo delle libertà ha ora bisogno di un'organizzazione: la risposta è la Federazione".

Sarà il partito unico del centrodestra?
"No: la Federazione non è la fine dei partiti, il tutti a casa. È il primo passo per evidenziare ciò che unisce. Dobbiamo passare da un'alleanza politico-elettorale a un soggetto che abbia valori e principi comuni. E regole di funzionamento: ho una serie di ipotesi di cui parlerò col mio e con gli altri partiti. Una volta definite le regole, saranno sottoposte all'approvazione dei partiti".

Chiederà il via libera al congresso di An?
"Lo escludo: il congresso chiesto da Storace rischia di incrociarsi con tre appuntamenti che non dipendono solo dalla nostra volontà. Il 2007 è l'anno in cui si archivia Prodi, in cui si decide se si fa la riforma elettorale in Parlamento o se si va al referendum, in cui mi auguro parta la federazione. Riuniremo più spesso l'assemblea di An, il nostro parlamentino".

Alle elezioni europee del 2009 Forza Italia, Lega e An si presenteranno con una sola lista?
"Non è un'ipotesi da dare per scontata, ma neppure da escludere a priori. Può essere la conseguenza di una nuova evoluzione del sistema bipolare: se passa una legge elettorale che rafforza il bipolarismo, con o senza referendum, se la nostra federazione decolla, se dall'altra parte c'è il Partito democratico. Ma le liste sono un mezzo, ora dobbiamo sottolineare il progetto".

Federazione anche per il dopo-Berlusconi?
"Non è questa l'intenzione. Ci saranno regole per scegliere insieme i candidati alle amministrative e per le decisioni politiche, facendo tesoro degli errori del passato, quando non sempre era chiaro chi assumeva le decisioni politiche e come".

Berlusconi sarà ancora il candidato premier?
"Perché no? Quella sulla leadership è una discussione profondamente sbagliata. L'elemento che tiene in piedi il moribondo, il governo Prodi, è l'anti-berlusconismo. È il loro unico mastice: che senso ha che anche nel centrodestra ci mettiamo a parlare del dopo-Berlusconi?".

Semplice, direbbe Casini: per togliere il mastice al centrosinistra.
"Se anche noi mettiamo in discussione il ruolo di Berlusconi facciamo un regalo agli avversari. È puro autolesionismo".

Vent'anni alla guida della destra. Guardando indietro, è facile dire di cosa è orgoglioso, il governo. Ha qualche rimpianto?
"Personalmente nessuno. L'errore più grave fu quando, nel '96, convinti di avere il vento in poppa, bocciammo il tentativo del governo Maccanico. Abbiamo agito in una logica di partito e non di coalizione e abbiamo sbagliato: con il massimo storico di An, quasi il 16 per cento, siamo rimasti cinque anni all'opposizione. Un discorso attuale".