Civitavecchia (Roma) - Un volo di 25 metri a 120 chilometri l’ora. Quattro ragazzi morti, un quinto in gravi condizioni.

È l’ennesima strage del sabato sera quella avvenuta sulla statale 675, la bretella che collega il porto di Civitavecchia alla via Aurelia. Quando la Nissan Micra guidata da Yuri Capparella, 19 anni, sfonda il guard rail all’altezza del cavalcavia di via delle Vigne sono passate da poco le 5 del mattino. Salta giù per la cunetta che sorregge il ponticello sorvolando letteralmente la stradina sottostante, poi centra in pieno la spalla di contenimento sul lato opposto e si capovolge. A pochi metri da lì un accampamento di nomadi. Nessuno, però, si è accorto di nulla. Solo due ore dopo, verso le 7,30, un operaio della «Etruria Servizi», la municipalizzata locale, vede la carcassa dell’auto e si ferma.

Una scena raccapricciante. «Mi sembra che uno di loro sia ancora vivo» spiega agli operatori del 118. È il guidatore, Yuri, il solo che respira ancora nonostante le ferite alla testa. L’unico con la cintura di sicurezza. Per estrarre gli occupanti dall’utilitaria si aspetta l’arrivo dei vigili del fuoco. Nell’abitacolo i corpi senza vita di Giovanni Siena, 21 anni, dei cugini Daniele e Indra Mercuri, entrambi di 16 anni e di Giancarlo Coccioloni, anche lui sedicenne. La corsa all’ospedale San Paolo serve solo per constatare la morte dei 4 ragazzi mentre Yuri viene sottoposto a un delicato intervento per l’asportazione della milza. «Le sue condizioni sono gravissime - spiegano i medici che nel pomeriggio lo trasferiscono al San Filippo Neri di Roma -, il paziente ha un trauma cranico e numerose lesioni al torace e nella zona addominale».

I cinque rientravano a casa dopo aver trascorso la serata nella discoteca «I due Cigni» di Caprarola, in provincia di Viterbo. Secondo la ricostruzione della polizia stradale l’auto viaggiava a forte velocità su fondo bagnato. Nessun segno di frenata sull’asfalto in un tratto di strada rettilineo e di recente realizzazione. Sulle cause della sbandata gli inquirenti non dicono molto. Aspettano i risultati tossicologici sui giovani deceduti e sull’unico rimasto in vita. Tasso alcolemico nel sangue e narcotest sarebbero stati effettuati immediatamente a Capparella ma la magistratura, che sul drammatico incidente ha aperto un’inchiesta, non li ha resi noti. Da fonti ufficiose, il diciottenne sarebbe risultato positivo al narcotest. Difficile, fino alla tarda mattinata, l’identificazione dei cinque, privi di documenti.

«Abbiamo trovato solo una carta d’identità incastrata nel cruscotto - dicono gli agenti della Polstrada - praticamente illeggibile». Sconcerto, alla diffusione della notizia, in tutta la cittadina tirrenica. Davanti al pronto soccorso e alla camera mortuaria un via vai continuo di parenti e conoscenti delle vittime. Cinque bravi ragazzi, tre studenti e due lavoratori.

Fonte