Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Dopo l’ultima puntata della trasmissione abbiamo raggiunto il limite. Sarebbe il caso che Vespa si dimettesse”

 

 

Roma - “L’incapacità con la quale è stata condotta la trasmissione l’altra sera è incredibile.

 Chiedere a un padre, che ha appena perso sua figlia, di dare una parola di speranza ai telespettatori è un fatto che rasenta l’assurdità”. Questa la dura reazione di Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, in seguito alla messa in onda dello speciale “Porta a porta” sul terremoto che, nella notte tra domenica e lunedì, ha sconvolto letteralmente gli abitanti dell’Aquila e provincia. 260 le vittime, circa 70mila sfollati e ancora molti dispersi tra le macerie di una cittadina che non esiste più.

“Dopo tanti anni in cui ci siamo abituati ad avere l’onnipresenza di Vespa in tv, ora siamo giunti al culmine dell’antitesi del giornalismo – dice De Pierro – il giornalismo è informazione vera, racconto della verità storica e non di certo mistificazione della realtà. Sono quasi imbarazzato a dover muovere critiche a un giornalista professionista che sulla carta fa questo mestiere da decenni, ma dopo l’atteggiamento tenuto lunedì sera farebbe bene, a questo punto, a dimettersi. La spettacolarizzazione di una tragedia, come quella accaduta nell’aquilano, è qualcosa di inaccettabile e che poco si sposa con la deontologia professionale del giornalista”.

Tra i punti caldi del dissenso del presidente dell’Italia dei Diritti, l’omissione delle vittime lucane del terremoto del 1980. “Vorrei far notare al signor Vespa, il quale nella sua storia professionale è stato sempre prodigo di riferimento dei potenti di turno fino a dichiarare, in una occasione, che il suo editore di fiducia era la Democrazia Cristiana, mentre, contrariamente a quanto pensasse, era pagato, così come adesso, dai cittadini attraverso il canone RAI – afferma De Pierro - che il terremoto del 23 novembre del 1980, che tra l’altro ho vissuto personalmente data l’origine lucana dei miei genitori, ha colpito l’Irpinia come giustamente è stato ricordato dal servizio televisivo, ma anche una regione di nome Basilicata che forse è stata cancellata dalla mappa geografica di “Porta a porta”.

“Tuttavia – aggiunge – non è la prima volta che nel percorso lavorativo del giornalista aquilano si assiste a omissioni clamorose. Nelle magnificazioni avvenute in tutte le salse del suo primo direttore di giornale, un certo Gianni Letta, non si è mai accennato minimamente ai fondi neri dell’Iri che sembra siano finiti nelle tasche del quotidiano “Il Tempo”, proprio di Gianni Letta. E questo scandalo per Vespa è come se non fosse mai esistito. Un’altra omissione clamorosa c’è stata dopo la strage nel 1968 alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, quando fu arrestato Pietro Valpreda che, come pochi sanno, era un ballerino che aveva lavorato in RAI negli anni in cui Bruno Vespa svolgeva la professione di inviato. E in virtù della sua investitura professionale, puntò sul fatto che Valpreda fosse un anarchico e quindi vero colpevole dell’attentato di piazza Fontana. Una cosa un po’ insolita per una persona come Vespa che, dal 1994 in poi, dopo la guerra dichiarata da Silvio Berlusconi ai magistrati di Milano, è stato uno strenuo sostenitore dell’innocenza fino all’ultimo grado di giudizio e fiero oppositore dei provvedimenti di custodia cautelare. Peccato che questa sua convinzione, nel caso del povero Valpreda, non abbia fatto parte della sua logica professionale, condannandolo davanti a tutti gli italiani salvo poi risultare completamente estraneo ai fatti”.

Poi, riferendosi di nuovo alla strumentalizzazione del dramma abruzzese operata dai media, conclude: “Altro aspetto sconvolgente dell’informazione RAI di questi giorni è stata la lunga esposizione snocciolata da una giornalista del palinsesto di tutte le edizioni del TG1 che si erano occupate del terremoto con relativi dati di ascolto e di share. Una cosa stomachevole a fronte delle vere cifre tragiche che sicuramente facevano parte di una giusta informazione, ovvero dei numeri esorbitanti di vittime, feriti e sfollati”.