L'ex presidente della Puglia a processo assieme all'imprenditore Angelucci

Il ministro Fitto (LaPresse)

BARI - Il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, è stato rinviato a giudizio per due episodi di corruzione, abuso d'ufficio, peculato e illecito finanziamento al partito.

Lo ha deciso il gup del tribunale di Bari Rosa Calia Di Pinto.

LE ACCUSE - I fatti risalgono al periodo in cui Fitto era presidente della Regione Puglia. L'accusa è di aver ottenuto, durante la campagna elettorale per le Regionali del 2005, una tangente da 500mila euro che sarebbe stata versata dall'imprenditore romano Giampaolo Angelucci, anch'egli rinviato a giudizio. Fitto, che ha sempre respinto le accuse, è stato invece prosciolto dall'accusa di associazione a delinquere, concussione e tre episodi di falso, relativi ad attestazioni di spese di rappresentanza. L'avvocato di Fitto e parlamentare del Pdl Francesco Paolo Sisto ha commentato: «Questa è la degna sentenza di un degno giudice della Repubblica Italiana. Una sentenza che condivisa o non condivisa bisogna accettare con la massima serenità. L'impostazione accusatoria risulta demolita». Secondo l'accusa la somma di denaro sarebbe stata versata al movimento "La Puglia prima di tutto", fondato dall'ex governatore della Regione Puglia, a sostegno della campagna elettorale. In cambio, sostiene l'accusa, le società di Angelucci si sarebbero aggiudicate l'appalto per la gestione delle Rsa, residenze sanitarie assistite pugliesi. Fitto si era già difeso davanti al gup lo scorso 17 novembre, negando ogni addebito. Parlando con i giornalisti, inoltre, Fitto aveva detto che «se l'accusa fosse vera sarei il primo politico al mondo ad aver ricevuto una tangente con bonifico bancario». Tra i 77 imputati nel procedimento, denominato "La Fiorita", c'era anche Mario Morlacco, ex direttore dell'Ares di Puglia e oggi sub commissario alla Sanità del Lazio. Morlacco è stato assolto dall'accusa di falso perché il fatto non sussiste.


Fonte