Michele Santoro

Dalle carte di credito gestite a tassi da usura a presunte pressioni per cancellare dai palinsesti Rai trasmissioni “scomode”, a partire da Annozero: apparentemente nessun legame, ma non è così.

Indagando per truffa e usura aggravate su quelle carte di credito, la Procura di Trani si è ritrovata sul tavolo intercettazioni di conversazioni telefoniche tra il premier, Silvio Berlusconi, il commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Giancarlo Innocenzi, il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, e il direttore generale della Rai, Mauro Masi, che parlano del destino di alcuni talk show del servizio pubblico televisivo.

A tirare fuori la vicenda è stato Il Fatto Quotidiano. Secondo fonti investigative, nell’inchiesta ci sono numerosi indagati, ma non sono state notificate informazioni di garanzia né sono state avanzate al Gip richieste di misure cautelari o di interdizione dalle funzioni pubbliche.

Nessuna conferma, ma neppure alcuna smentita ufficiale che tra gli indagati, con l’ipotesi di reato di concussione per aver ottenuto un vantaggio non patrimoniale, ci siano proprio Berlusconi, Innocenzi e Minzolini. In Procura, a Trani, bocche più che cucite: il procuratore, Carlo Maria Capristo, ha salutato i giornalisti nel primo pomeriggio con un «non diciamo nulla, buona domenica»; il pubblico ministero, Michele Ruggiero, titolare dell’inchiesta, lasciando il palazzo di giustizia, ha garbatamente respinto l’invito a dire qualcosa sulla sua indagine.

In serata si viene a sapere che la Procura di Trani ha avviato un’indagine per rivelazione del segreto d’ufficio a carico di persone da identificare a seguito delle notizie pubblicate oggi dal Fatto.

Che il premier sia indagato «non risulta», hanno detto i suoi avvocati, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Per Minzolini, quella delle intercettazioni «è una storia ridicola»; Innocenzi ha annunciato denunce e querele a tutela della «verità dei fatti» e della sua «onorabilità», sottolineando la «illiceità» della pubblicazione dei contenuti delle intercettazioni.

A ogni modo, secondo l’ipotesi accusatoria in fase di verifica, dalle intercettazioni compiute sui telefoni di alcune delle persone coinvolte nell’indagine emerge che il reato ipotizzabile è la concussione, inerente la condotta del pubblico ufficiale che abusa della sua qualità o dei suoi poteri per costringere o indurre qualcuno a dare a lui o ad altri utilità.

Nell’ambito dell’inchiesta sulle carte di credito, in particolare una del tipo “revolving”, chiamata Gold Card American Express e avviata su denuncia di una presunta vittima, nel settembre scorso furono compiuti sequestri nella sede romana dell’American Express e la Finanza notificò due avvisi di garanzia ai rappresentanti legali della sede italiana della multinazionale. Per la stessa inchiesta, Minzolini e Innocenzi erano già stati sentiti come «persone informate dei fatti». Furono interrogati il 17 dicembre 2009 dal Pm inquirente e dal tenente colonnello della Guardia di Finanza, Salvatore Paglino: una giornata palesemente dedicata a testimoni nell’ambito della comunicazione, giacché, oltre a Minzolini e Innocenzi, furono interrogati nella stessa veste anche il direttore per le relazioni istituzionali di Mediaset e presidente della l’Associazione nazionale per lo Sviluppo della Tv digitale terrestre, Andrea Ambrogetti, e l’ex direttore di Rai Uno Fabrizio Del Noce. Al riguardo si è saputo che American Express avrebbe contattato anche altri giornalisti, oltre a Minzolini, per assicurasi che la notizia non sarebbe stata trattata.

Oggi è difficile ipotizzare dove possa approdare il fascicolo d’inchiesta parallelo che la Procura di Trani ha aperto sulle conversazioni telefoniche “eccellenti”: per ora hanno provocato dichiarazioni a catena dei politici e richieste di dimissioni, formulate da più parti, nei confronti di Minzolini e Innocenzi.

Il primo commento di Santoro: «Gravità inaudita»
«È una cosa di una gravità inaudita. Mi auguro che le massime autorità dello Stato intervengano». Così Michele Santoro commenta le notizie pubblicate oggi da “Il Fatto quotidiano” circa un’inchiesta a Trani durante la quale sarebbero state intercettate telefonate che dimostrerebbero pressioni del premier sull’Agcom per interventi contro “Annozero”.

«Io per tanto tempo -afferma Santoro- ho condotto una battaglia solitaria contro un aribitro che dovrebbe essere terzo e invece è lottizzato da partiti. Mi pare che ora stia venendo fuori in tutta la sua gravità il carattere di arbitro “farlocco” dell’Authority per le Tlc.

D’altronde, basterebbe leggere l’elenco dei componenti dell’Autorità per capire che invece di garantire la terzietà stabilità dalla Costituzione per le Autorità di garanzia, l’unica cosa garantita è la lottizzazione», conclude Santoro.

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