E' Marco Carta il vincitore della 59° edizione del Festival di Sanremo.

La vittoria è arrivata proprio nella serata in cui ha debuttato sul palco dell'Ariston Maria De Filippi, che con Amici aveva scoperto il giovane cagliaritano. Secondo classificato Povia, nonostante o forse grazie al clamore suscitato dalla sua Luca era gay, al terzo posto Sal Da Vinci, eliminato poi ripescato nella serata del giovedì.
Agli Afterhours («siamo gli alieni del festival») il premio della critica "Mia Martini"; Povia ha conquistato il premio della Sala radio-tv, mentre i due premi per i giovani sono andati ad Arisa, che aveva vinto la sezione.
La volata dei tre finalisti riporta alla tradizione la storia di questo Sanremo che aveva cercato di puntare anche sulle idee meno scontate. L'edizione rimane comunque riuscitissima, non solo per i dati d'ascolto, ma anche per la presenza di momenti di buona musica e buona televisione, soprattutto nella serata del giovedì, quella dedicata alle nuove proposte, che era semore stata il punto debole della manifestazione.
L'evento della finale è stato ovviamente l'arrivo della De Filippi, che ha davvero fatto la valletta, come aveva annunciato entrando, emozionata, sul palco dell'Ariston. «Il vero vincitore sei tu» ha concluso Maria, ringraziando Bonolis per l'ospitalità.
Bonolis scatenato soprattutto durante la lunga intervista con Vincent Cassel, il signor Monica Bellucci, che ha dimostrato – a chi ancora non lo conoscesse – brio e fascino. Ma ad emozionare il pubblico, soprattutto la Why di Annie Lennox, sola al pianoforte.
«O rilancio o morte» era stato il grido di battaglia del direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce. Con uno share superiore di undici, dodici punti rispetto alla passata edizione, il rilancio è indubbiamente avvenuto: «ci saremmo accontentati anche della metà» ha ammesso il direttore generale della Rai, Claudio Cappon. Per il 2010? Paolo Bonolis dice che due Festival, per lui, sono sufficienti. L'anno prossimo, però, sarà il sessantesimo: il direttore artistico e conduttore potrebbe, alla fine, essere tentato di ripetere l'esperienza.

 

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