Blitz antidroga e antiprostituzione della Squadra Mobile
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Terremoto “stupefacente” nella Roma che conta |
Molti gli insospettabili coinvolti, per alcuni di loro sono scattate le manette. Dalla cronaca dei fatti rimbalzano tanti nomi, tra cui Serena Grandi, Ernesto Ascione, marito di Nadia Rinaldi, l’attrice Ludmilla Derkach, gli onorevoli Emilio Colombo, Giuseppe Galati e Bruno Petrella
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di Francesca Guidato Berger
Il 19 novembre scorso, la squadra mobile romana con un’operazione antidroga che denominata “Cleopatra”, la temuta regina egiziana, ha dato inizio ad un blitz che ha portato lo scompiglio nel bel mondo della cosiddetta Roma bene. Proprio tra quella “dolce vita” che di dolce sembra non avere più niente sembrano essersi tessute le trame per il sostegno e l’abuso di un vizio ormai dilagante. Il rutilante mondo del jet-set però, quando deve stupire ci riesce pienamente, ed ecco che nell’inchiesta sulla cocaina si interseca anche quella per l’induzione e lo sfruttamento della prostituzione A condurre le indagini il procuratore Italo Ormanni e i pm romani Giancarlo Capaldo e Carlo La Speranza, che con ben 35 perquisizioni hanno bucato la fitta rete cresciuta attorno a noti locali e ristoranti della capitale. Improvvisamente e a raffica sono saltati alla ribalta nomi noti come quello dell’attrice Serena Grandi, del sottosegretario alle Attività Produttive Giuseppe Galati, per i mondanissimi Pino, del consigliere provinciale di An Bruno Petrella, di Ernesto Ascione neomarito dell’attrice Nadia Rinaldi, degli imprenditori Alessandro Gucci e Umberto Marzotto, dell’ex presidente del Consiglio Emilio Colombo, dell’imprenditore di Palermo Francesco Ippolito, di Armando De Bonis calabrese di Cosenza e direttore della Sesta Divisione, dell’attrice Ludmilla Derkach, protagonista dell’ultimo film di Tinto Brass “Fallo”, di Alberto Gabrielli, proprietario del famoso ristorante Quinzi & Gabrielli, dell’imprenditore edile Stefano Barbis, dell’avvocato Maurizio Tiberi, di due militari della Guardia di Finanza, Rocco Russillo e Stefano Donno, di Francesco Sonetti, socio del noto circolo Canottieri Roma. Il presunto pusher sembrerebbe corrispondere a Giuseppe Martello, 43 anni.
Tutto questo è il risultato di un anno di intercettazioni telefoniche della squadra mobile della Questura di Roma, e proprio un anno fa, nell’agosto del 2002 scoppiò un altro scandalo sulla droga, ancora una volta a condurre le indagini i pm Giancarlo Capaldo e Carlo La Speranza, operazione nota come “Cocaina al Ministero delle Finanze”. Anche in quel caso tra gli undici arrestati c’erano il gestore di un ristorante frequentato da molti vip e un inquilino di un importante palazzo istituzionale figurava come pusher: il suo nome era Alessandro Martello, ma non è parente di Giuseppe Martello.
Tutto però lascia supporre che ci sia una connessione fra le due indagini. Attualmente la situazione è la seguente: un mix di droga che coinvolge donne e uomini pubblici, un pusher iperattivo che coccola i suoi clienti eccellenti, cinquecento grammi di cocaina sequestrati, splendide fanciulle servite al posto delle famigerate ostriche all’esigente palato di attempati e facoltosi clienti: un più che benestante proprietario di ristorante famoso che invece di fare la cresta sulla spesa, forse faceva la cresta sulle sprovvedute ragazze. Alcuni fra i nomi noti indagati sono stati arrestati, ben 19 le ordinanze di custodia cautelare riconfermate il 9 di dicembre, i più fortunati agli arresti domiciliari. Nell’inchiesta sono finiti anche il fratello e la madre di Giuseppe Martello, rispettivamente Marco Martello e Giuseppa Porrovecchio Risi. I due nascondevano la droga in casa, un vero e proprio laboratorio dove la cocaina veniva lavorata e confezionata per la vendita, della quale si occupava Giuseppe, cardine della salda organizzazione.