Grandi serate di sesso e droga
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La Serena abitudine degli insospettabili |
L’attrice Serena Grandi, arrestata per droga insieme ad altri nomi in vista, paga il prezzo della notorietà. Ma se le accuse fossero smontate, chi le restituirebbe quella serenità persa forse irrimediabilmente?
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di Francesca Guidato Berger
Serena Grandi, bolognese di nascita arriva a Roma nel 1979, voleva fare l’attrice e il suo nome d’arte era Serena Dream, crediamo che oggi, dopo il suo coinvolgimento nell’indagine antidroga soprannominata Cleopatra, cambierebbe ancora il suo cognome, questa volta in “Incubo”. I fatti dicono che l’attrice dovrà rispondere dei reati di detenzione e spaccio di stupefacenti. Sembrerebbe che la Grandi facesse uso personale di cocaina, servendosi per l’acquisto da spacciatori di un certo livello e che a sua volta favorisse alcuni amici. Le investigazioni portano a varie registrazioni telefoniche, in una di queste la Grandi dall’aereoporto di Ciampino chiama Marco Savoia e gli chiede di incontrarlo, il suo interlocutore però risponde che all’interno dell’aereoporto è pieno di polizia e che ha paura di capitare in un loro controllo: “ Se io entro non mi fanno più uscire perché sono gonfio”. Fino a questo punto è compito della Procura della Repubblica accertare la solidità dei reati che le sono stati imputati. Bisogna però riconoscere che nel nostro paese esiste la presunzione d’innocenza, che dovrebbe essere rispettata non solo giuridicamente, come abitualmente ed equamente avviene, ma anche dall’opinione pubblica. Circostanza che sembra a tutti gli effetti impossibile, dato che comunque il volto più noto ripetutamente apparso ovunque e più di altri in merito all’inchiesta è proprio quello di Serena Grandi. Ecco come un sogno si tramuta in un terribile incubo ed il prezzo della notorietà diventa altissimo. Non rientra nelle competenze di chi scrive stabilire se lei è innocente o colpevole, ma si può accordarle la presunzione d’innocenza. Chiediamoci per qualche istante cosa c’è dietro alla protagonista di film come “Miranda”, “Desiderando Giulia”, “Rimini Rimini”, “Monella”. Soprattutto una madre, che vive con un figlio adolescente da sola, un ragazzo che l’adora e che frequenta una scuola prestigiosa.
Stranamente in questo tipo di istituti alberga sempre la presunzione, principalmente fra gli alunni “figli di”, e non è difficile immaginare le mezze frasi, gli ambigui silenzi, i sorrisini. Un incubo? Un vero inferno! E se tra qualche tempo, come sostengono i difensori della Grandi, si scoprisse che è innocente? Chi renderà a quel ragazzo queste terribili ed estenuanti settimane di panico, chi ricucirà gli strappi nel rapporto con la figura materna? Non scambiamo l’obiettività con il buonismo! Sarebbe lo stesso se in questa operazione dell’antidroga ci fosse finita la signora Pinco Pallino? Chiediamocelo.
Nella stessa indagine troviamo il senatore a vita Emilio Colombo che si è recato spontaneamente alla Procura di Roma, rispondendo per oltre due ore alle domande degli inquirenti, è però stato indicato come “percettore di quantità di cocaina”. Il senatore non era indagato, è apparso però su gran parte della stampa, che nell’ordinanza di custodia cautelare veniva espressamente citato il suo nome.
In carcere però ci sono Rocco Fusillo, 41 anni e Stefano Donno, 37 anni , due militari della Guardia di Finanza, collaboratori dell’ex ministro degli esteri Emilio Colombo.
In una situazione molto scomoda da sospetto “consumatore di riguardo” il sottosegretario alle Attività Produttive, Pino Galati (Udc). Sembra che il 28 febbraio 2003 l’onorevole Galati, dal telefono della sua residenza contatta Giuseppe Martello e gli domanda se possono incontrarsi in serata. A conclusione di una breve conversazione illuminante per gli inquirenti, il Martello dice: “Va bene lì sotto, dove la viene sempre a prendere”? L’Onorevole Galati è calabrese, rampollo di una solida famiglia di Lamezia, uomo serio, dinamico e impegnato, sicuramente aveva dedicato troppo tempo alla sua crescita professionale e qualche diversivo della Roma goliardica potrebbe, forse, averlo trascinato suo malgrado in tentazione, prendendogli successivamente un po’ la mano, viene da pensare che alla fine potrebbe aver fatto male solo a sé stesso. Bruno Petrella di An e Rocco Crimi, tesoriere di Forza Italia, rifiutano con fermezza ogni accusa.
Sono finiti in manette altri indagati, primo fra questi Armando De Bonis, 57 anni, direttore di divisione del Ministero per le Attività Produttive.
In carcere anche Ernesto Ascione, titolare del ristorante “Le Iene” che è ormai chiuso da giugno (periodo antecedente allo scandalo), legalmente rappresentato dall’avv. Nino Marazzita, esperto penalista che sostiene con certezza l’innocenza del suo cliente (leggi le dichiarazioni).
Da un lato, pare vi siano le asserzioni di alcuni arrestati che sostengono che i piatti nel ristorante Ascione li riempiva con la cocaina; dall’altro numerose persone estranee ai fatti raccontano di aver mangiato benissimo e di aver visto nelle portate solo del sano cibo. Il signor Ascione fra l’altro è anche il marito dell’attrice Nadia Rinaldi anche se sulla loro unione girano parecchie voci che la vedono come una confezionatissima trovata pubblicitaria, le stesse attribuiscono queste perplessità alla probabile omosessualità di lui, ma questo certo non esclude che possa essersi sinceramente innamorato della neosposa. E’ noto che la signora Rinaldi nel 1998 restò coinvolta in un’indagine per droga che l’aveva portata ad interrompere la sua attività artistica, si sa anche però che recentemente l’aveva ripresa con successo e che è estranea alla vicenda che vede tra i protagonisti il suo attuale marito. Non sempre chi ha commesso un errore una volta è disposto a ripeterlo, per di più se accanto si ha una dolcissima creatura di circa tre anni. Decisamente una tragica e sfortunata
coincidenza per la protagonista di “Faccione”.
Nell’ordinanza del gip Luisella Figliolia appare il nome di un noto politico di Forza Italia, nello scomodosissimo abito di cliente di una squillo di lusso: compenso di circa 2500 euro per 50 minuti di prestazione. Un giro di prostituzione con trasferte in Italia, Dubai e San Marino; partouzes e affini per la clientela più esigente.
Ludmilla Derkach, la biondissima protagonista di “Fallo” di Tinto Brass, sarebbe stata il cuore del gruppo. In manette anche Alberto Quinzi, 51 anni, proprietario di uno storico ristorante di Roma, Quinzi & Gabrielli, dove il costo di una cena con le famose ostriche è pari al fabbisogno alimentare di una settimana per una famiglia media italiana, ciononostante l’accusa è di spaccio e favoreggiamento della prostituzione. Il signor Quinzi è difeso dall’avvocato Roberto Ruggiero, un penalista notissimo per le sue grandi capacità professionali.
In attesa di vederne ancora delle belle, possiamo solo essere concordi sul fatto che la cocaina e tutte le droghe in genere vanno combattute con ogni mezzo. Che la guerra alle sostanze stupefacenti deve essere fatta ovunque queste si annidino, soprattutto però fra gli adolescenti e nei luoghi dove i ragazzi trascorrono più tempo. Le autorità devono continuare ad arrestare con fermezza chi traffica e spaccia droga. Non dimentichiamo però che le vittime di questo consumo vanno aiutate da strutture professionali con serenità e assistenza perché ne sono incredibilmente e inesorabilmente dipendenti contro ogni loro possibile e lucida volontà.
Le autorevoli dichiarazioni dell’avvocato Nino Marazzita sull’operazione “Cleopatra”
di Francesca Guidato Berger
“L’operazione Cleopatra è un’inchiesta tipo che, nella città di Roma ricorre di tanto in tanto negli anni, ne ricordo una ancor prima dello scandalo Number One, un’altra importante successivamente e poi tante altre. Mi sembra che si faccia la “scoperta dell’acqua calda”: la Roma notturna, quella dei divertimenti è una Roma dove gira anche della droga. Questa indagine era abbastanza prevedibile per una persona che ha la mia esperienza professionale, negli ultimi undici mesi la diffusione di cocaina nella capitale è aumentata del 300%, da questo dato si evince che è assurdo pensare che il consumo di questa droga venga fatto solo da coloro che appartengono ad un certo bel mondo. La cocaina non conosce età, basti pensare, e lo dico tra virgolette, che è stato coinvolto il senatore Emilio Colombo, che credo abbia circa 84 anni. La cocaina grosso modo la prendono tutti, non ha età e non ha fasce sociali, si è diffusa negli strati sociali senza limiti di ceto, età o cultura. L’aumento del consumo di questa sostanza non riguarda solo l’Italia ma tutta l’Europa e anche gli Stati Uniti. Nella società attuale la vita è convulsa, competitiva e spinta all’estremo, le persone sono preoccupate di guadagnare anche solo 2 minuti in più e di competere il più possibile: la cocaina quindi diventa un supporto. Le droghe procurano un sostegno e un piacere solo momentaneo, nel tempo lo si paga con la salute psicofisica e la durata della vita. Sono a conoscenza di ciò solo per ragioni puramente professionali. Roma è la capitale della politica, del turismo e dello spettacolo, per queste ragioni confluiscono sulla città tutti i tipi di criminalità: piccola, media e alta.
Quella della droga è una criminalità media con la quale ogni tanto facciamo i conti. L’aspetto più criminale della droga è quello di colpire le fasce più deboli, cioè quelle che riguardano i giovani.
Tornando allo scandalo che ha coinvolto numerosi personaggi pubblici posso solo dire che il modo con il quale è stata violato il loro privato non solo non è normale ma è patologico: il presidente dell’Autorità garante della privacy, Stefano Rodotà ha aperto un’inchiesta d’ufficio perché è stato colpito soprattutto da una violazione particolare: quella di aver trasmesso attraverso i canali televisivi gli incontri che erano stati filmati dalle attività investigative. Questa è una violazione della privacy. Quei filmati devono essere tenuti riservati per un principio di segretezza dell’attività d’indagine, inoltre violano la privacy perché le persone ritratte vengono interpretate in una chiave maliziosa, cioè si presume che si incontrano per motivi loschi, mentre quelle immagini quando saranno portate in un processo regolare saranno
decifrate. I processi si fanno nelle aule dei tribunali. Probabile che quelle persone si siano incontrate per motivi non inerenti a traffici loschi. Quindi una doppia violazione: quella della segretezza delle indagini e quella della privacy della persona che ha il diritto di non essere sbattuta in televisione solo perché viene filmata all’interno di un’inchiesta che deve essere ancora sviluppata, accertata e approfondita dai magistrati. Il principio costituzionale della presunzione d’innocenza ormai è stato ribaltato, appena c’è un’inchiesta e le persone finiscono in prima pagina vige il principio di colpevolezza, è uno Stato di diritto che ribalta uno dei principi cardini del sistema di Stato di diritto.
In merito all’operazione Cleopatra rappresento il signor Ernesto Ascione, marito dell’attrice Nadia Rinaldi, il mio assistito per la verità ha una posizione molto marginale, il gruppo di imputati principali deve rispondere di associazione per delinquere ai fini di spaccio, Ascione è tra gli imputati di reati minori. Gli sono contestati due episodi che vengono desunti da intercettazioni telefoniche, durante le quali però non è coinvolto Ascione, sono altre persone che parlano del suo locale, il ristorante Le Iene che è stato chiuso per problemi economici del mio cliente. Il 9 dicembre, il Tribunale del Riesame che ha rivalutato la posizione di Ascione ha ribadito che ci sono questi due episodi per i quali lui deve ancora restare in carcere. Proporrò prestissimo una richiesta di arresti domiciliari perché mi sembra spropositata la carcerazione preventiva in un Istituto di pena. Ascione è incensurato è ha una posizione marginale. In attesa che si sviluppino le prime indagini potrebbe restare nella detenzione domiciliare, spero che il processo lo affronti a piede libero.”
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Molti gli insospettabili coinvolti, per alcuni di loro sono scattate le manette. Dalla cronaca dei fatti rimbalzano tanti nomi, tra cui Serena Grandi, Ernesto Ascione, marito di Nadia Rinaldi, l’attrice Ludmilla Derkach, gli onorevoli Emilio Colombo, Giuseppe Galati e Bruno Petrella
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