Intervista
a Rob Cohen
Oggi
è uno dei più quotati registi d'America, i suoi film incassano
centinaia di milioni di dollari, lui è uno dei pochi che sa arrivare
al cuore delle ultime generazioni, ed il cinema come puro movimento è
per lui un credo, una filosofia di lavoro. Pur facendo parte della macchina
produttiva Hollywoodiana, cerca in ogni modo di prenderne le distanze
inventando nuovi cliché e nuovi modelli imitativi. Tutto questo
è Rob Cohen, già regista di "Fast and Furious",
"The Skulls - I teschi" e "The Rat Pack"; il suo film
d'esordio "A Small Circle of Friends", interpretato dallo scomparso
Brad Davis e da Karen Allen, è una pellicola romantica ambientata
alla Harvard University (l'università dove lui stesso si è
laureato).
Una
delle sue maggiori qualità artistiche è sempre stata quella
di reinventare dei generi cinematografici, cosa la ispira maggiormente?
Io ho il massimo rispetto per il pubblico e nello stesso tempo mi annoio
molto facilmente. Se leggo una sceneggiatura e mi rendo conto di aver
già visto quel tipo di storia venti volte non ci penso neanche
a passare un anno o due della mia vita per fare la ventunesima versione
della stessa vicenda. Nel cinema ciò che mi diverte è prendere
un genere che già è noto, stravolgerlo, torcerlo nell'ottica
in modo tale che il pubblico riceve la stessa cosa sotto un altro punto
di vista. Il mio spunto è quello di fornire al pubblico una nuova
interpretazione di mondi che già conoscono.
In
questo film lei ironizza sul mito di James Bond che uccide simbolicamente
nella prima sequenza e poi fa rinascere attraverso Vin. Secondo lei Bond
ha fatto il suo tempo?
Penso che così come, a un certo punto della storia, la mitologia
greca ha ceduto il passo a quella romana, così credo che il genere
spy-movie abbia bisogno di un passaggio di questo tipo, se James Bond
è la mitologia greca, Xander Cage è quella romana, perché
rappresenta le aspirazioni delle persone di oggi. Io adoro il cinema d'azione
perché per me il film è movimento, "motion picture"
è immagine in movimento. Il teatro è più istruttivo,
ma il movimento cinetico è espresso al meglio solo dal cinema e
quello d'azione per me è il vero cinema.
Che
ingerenza ha Hollywood nella scelta dei suoi film?
Hollywood è un posto alquanto complesso. Se facessero a modo loro
sarebbe come nella "Coca cola Company: fai una bottiglia di coca,
vedi che si vende, allora ne facciamo altre identiche a quella. A questo
punto nel mondo di Hollywood la sfida per ogni regista è quella
di dare alle multinazionali qualcosa che fa vendere, e a sé stessi
qualcosa che ti soddisfi. In questo senso credo che nel fare "xXx"
ho dato loro qualcosa per i video games, e a me stesso la gioia di dare
a questa generazione un nuovo eroe, il signor Diesel. Credo che questo
abbia espresso al massimo la mia professionalità.
Quando
parliamo di effetti sulle nuove generazione che cosa si vuole intendere?
Non voglio che mi si monti troppo. Il sig. Diesel presenta delle qualità
che non si trovano normalmente, ovvero intelligenza e fermezza. È
vulnerabile e dolce. Ha un corpo atletico e nello stesso tempo si muove
con grazia, è in grado di tenere in mano una pistola, ma anche
una ragazza come Asia Argento. Credo che quando i giovani sono alla ricerca
di un nuovo eroe, c'è solo un determinato numero di eroi biondi
con gli occhi azzurri che si possano ingurgitare prima di esserne satolli.
Diesel è quello che accontenta chi vuole guardare qualcuno e dire
quella persona: "è come me e nello stesso tempo rappresenta
il meglio di ciò a cui aspiro di arrivare".
Da
cosa dipende il suo ottimo rapporto di lavoro con i "Revolution Studios"?
Deriva dal fatto che è tutto subordinato ad un rapporto personale
con un unico uomo, John Roth. Non esiste alcuna politica aziendale. Se
consideriamo poi che io e John ci conosciamo da 25 anni puoi capire come
sia tutto più facile per me: mi è bastato dire "io
voglio Vin" e così è stato. Lui mi ha detto "va
bene, io ti do Vin Diesel, ma tu devi consegnarmi il film pronto per luglio",
e così è finita la discussione.
Nella realizzazione di ogni film è bastata sempre una telefonata
tra me e lui per risolvere qualsiasi situazione.
Da
cosa è dipesa la scelta di Asia Argento?
Io sono un fan di Dario Argento e nel vedere Asia ho proiettato su di
lei tutti quei demoni pazzi che il padre ha mostrato nei suoi film. Asia
mi ha poi sorpreso per la sua professionalità, per il suo perfetto
comportamento sul set, per la puntualità, ecc.
Ho un enorme rispetto per lei e per come si è costruita questa
forte personalità che tutti vediamo.
La
vedremo anche nel seguito?
Questo fa parte del non cadere nella famosa trappola del ripetersi. Nel
numero due non ci sarà nessuno del primo film se non Vin Diesel.
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Recensione "xXx"
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Intervista "Vin Diesel" (Protagonista del film)
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