a cura di Valeria Arnaldi |
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ANCONA | |||||||||
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PICASSO IN BIANCO E NERO - fino al 28 marzo 2004 È un Otello in bianco e nero quello esposto alla
Mole Vanvitelliana fino al 28 marzo 2004, nella mostra “Picasso in bianco
e nero”. Cinque e tutte complete le serie esposte, realizzate tra gli
anni '40 e '70: “Le Cocu Magnifique”, “La Tauromachia”, “La Carmen”, “La
Storia Naturale”, la “Celestine”. Eros, amore e morte sono questi i temi
prediletti dell'artista per acqueforti ed incisioni, ma in mostra vanno
oltre 180 opere, compresi vetri, ceramiche, una scultura, alcuni disegni
ed una tempera. Tutto per raccontare la poliedricità del maestro. Valeria Arnaldi |
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BARI | |||||||||
MARIO CEROLI Pietra chiara e legno - materiali poveri per un'arte
essenziale, che si richiama agli spazi medievali e, nello stesso tempo,
al pop ed al minimalismo. Le sale del Castello Svevo ospitano fino al
30 novembre un'antologica di opere di Mario Ceroli, lo scultore della
sintesi formale e della 'geometria'. E dì geometria infatti che si
può tranquillamente parlare per l'opera "Cina" (1966),
in cui 105 sagome lignee in marcia simboleggiano la serialità e l'omologazione
di un popolo 'rinchiuso' nella sua stessa cultura. Ma è geometria
- surreale - anche quella della "Battaglia" (1978) ispirata
alle prospettive di Paolo Uccello. Dalla bidimensionalità degli anni
'70, Ceroli va alla conquista di una tridimensionalità, che non è
semplice conseguenza di un percorso artistico e scultoreo, bensì
effettiva ricerca e conquista di una forma d'espressione che sia in grado
di rappresentare al meglio la complessità dell'IO. E che di quell'Io
vive nella nostalgia, per una passata compiutezza ed un'originalità
'innocente' che ogni artista, prima o poi nel corso della sua vita, teme
di aver irrimediabilmente perduto. V. Arnaldi |
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BERGAMO | |||||||||
ARTE ASTRATTA ARGENTINA Fino al 23 marzo, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea ospita una mostra dedicata ai protagonisti che a partire dagli Anni ’10 e soprattutto tra il 1944 ed il 1954, costruirono la tradizione dell’arte non figurativa argentina. Organizzata dalla GAMeC e dalla Fundaciòn Proa di Buenos Aires, con il contributo di Tenaris Dalmine – Tenaris Siderea – Gruppo Techint, l’iniziativa ha il patrocinio del Ministero per gli Affari Esteri, del Ministerio de la Relaciones Exteriores y Culto de la Republica Argentina, della Secretaria de Cultura de la Ciudad de Buenos Aires e dell’Ambasciata Argentina in Italia. Il percorso presenta più di 180 opere – 160 tra dipinti e disegni e 23 sculture. Una sezione è dedicata a libri, cataloghi, riviste, manifesti e fotografie dell’epoca. V. Arnaldi |
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BOLOGNA | |||||||||
Pictura magistra vitae V. Arnaldi |
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GIUSEPPE PERONE Dal 15 marzo al 19 aprile, sono in mostra alla Galleria Spazia le opere di Giuseppe Perone. Cifra della sua arte è la sabbia, che – afferma l’artista – ‘ricorda le prima manipolazioni infantili; … la fragilità dei castelli di sabbia e la mutabilità continua dovuta agli agenti atmosferici’. Sabbia come ludus, ma anche trasformazione ed enigma. Le opere di Perone creano dimensioni aspaziali ed atemporali, nel tentativo di recuperare ed eternare la memoria. V. Arnaldi |
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CAGLIARI | |||||||||
I PROGETTI DI ADALBERTO LIBERA
Dal 15 febbraio al 15 maggio, il Centro Comunale d’arte e cultura Exmà ospita una mostra dedicata all’architetto Adalberto Libera, uno dei nomi più significativi dell’architettura italiana del Novecento. L’esposizione presenta una sintesi della parte più conosciuta della produzione di Libera, compresa tra le due guerre, con filmati, foto d’epoca, modelli dei progetti e dipinti eseguiti dall’architetto da giovane. Una seconda sezione della mostra è dedicata ai progetti del dopoguerra, realizzati tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’60. Particolare attenzione è dedicata agli interventi di Libera a Cagliari. La mostra rientra in un più ampio ciclo di manifestazioni realizzata in collaborazione dal Centre Pompidou, dal Musée National d’Art Moderne-Centre de création industrielle, dal Comune di Cagliari, dalla Darc e dalla Soprintendenza per i beni architettonici per le province di Cagliari e Oristano, l’università di Cagliari. In autunno, l’iniziativa si sposterà a Roma. V. Arnaldi |
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ESTE | |||||||||
IN MOSTRA GLI EX VOTO DEI PELLEGRINI Fino al 7 dicembre 2003, il Museo Nazionale Atestino preseta
al pubblico una mostra dedicata al sacro. Prendendo spunto dallo scavo
efettuato in località Meggiaro, nel 1999, che ha portato alla luce un
nuovo santuario preromano, Este organizza una mostra dedicata agli ex-voto
ed ai reperti rinvenuti in questo ed altri scavi. V. Arnaldi |
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FERRARA | |||||||||
SHAKESPEARE Al Palazzo dei Diamanti il 16 febbraio s’inaugura una mostra su Shakespeare nell’arte: il genio e la poesia inglese interpretati dai grandi pittori europei. F. Di Spirito
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FIRENZE | |||||||||
I TESORI PERUVIANI Fino al 22 febbraio 2004 storia
e cultura dell'antico Perù entrano a Palazzo Strozzi, con la mostra
“Perù. 3000 anni di capolavori. Pitture, sculture, gioielli, tessuti,
arte erotica delle origini dell'Impero Inca”. Non solo una panoramica
dettata da ‘curiosità' per una cultura ed un'arte “alternative”,
ma un vero e proprio momento di approfondimento sui grandi maestri del
Perù precolombiano e sui loro capolavori. Temi questi che in Europa
fino ad oggi sono stati presi in considerazione solo dall'archeologia
e che in realtà si rivelano di più ampio interesse, dacché
molte delle forme allora inventate sono all'origine degli ‘ismi' della
tradizione occidentale moderna. Non solo, l'arte del passato diventa
un modo per riflettere anche su quella contemporanea e sul contesto
in cui si esprime, rivelando un Perù che ancora non ha trovato
una propria identità – pur seguendo prevalentemente schemi occidentali.
Schemi da cui la maggior parte della popolazione indigena è esclusa,
il che si ripercuote inevitabilmente sul patrimonio culturale ed artistico,
spesso oggetto di traffici illeciti da parte di vere e proprie mafie
organizzate. Nessuna remora nel vendere oggetti preispanici, che non
vengono considerati parte del proprio percorso storico, bensì ‘cosas
de indios'. La presentazione al pubblico dell'arte dei grandi maestri
peruviani – dei quali purtroppo conosciamo solo i nomi d'‘arte' - vuole
essere un modo per stabilire un legame con l'arte occidentale e spiegare
al visitatore il fascino di un arte ancora poco conosciuta. Valeria Arnaldi LA SFERA DORO DELLOLIVELLA Appartenuta ai Padri Filippini di SantIgnazio Martire
a Palermo, la Sfera doro dellOlivella è un ostensorio
seicentesco, splendido esempio di oreficeria siciliana. Ridotto in trecento
frammenti di oro, argento dorato, smalti opachi, traslucidi e diamanti,
lostensorio è stato portato a nuova vita grazie allimpegno
dei restauratori che sono riusciti a ricomporre pezzi ormai deformati.
Trafugata dal Real Museo di Palermo, nella notte di Natale del 1870, la
Sfera dOro venne recuperata circa tre mesi dopo smontata per vendere
le pietre preziose e fondere loro e largento. Alto circa 60
cm., loggetto non ha la forma di una sfera, ma è questo il
termine con cui comunemente in Sicilia si indica lostensorio. Nel
1999, lOpificio delle Pietre Dure si è impegnata nella catalogazione
e misurazione di tutti i frammenti, e soprattutto nella ricerca di un
disegno che fosse coerente con quanto si sapeva della Sfera. Una volta
definito il progetto, si è passati alla ricostruzione vera e propria
delloggetto. Chiaramente non si poteva procedere alla saldatura
a fuoco né allincollaggio. Lunica tecnica possibile
era la saldatura laser, che agisce tramite luce e colore. Scelta sofferta
perché il laser è una tecnica non reversibile, ma ha dato
risultati che non si potevano neanche immaginare. Le parti strutturali
dellostensorio sono state ridotte ad involucro di nuovi tubi. Una
sola delle quattro volute fitomorfe è sopravvissuta. Degli angeli
che da queste erano sorretti, ne sono rimasti tre. Le parti mancanti sono
state integrate in argento dorato, ma in una tonalità più
bassa di quella originaria e senza gli smalti originari. Valeria Arnaldi |
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I NUOVI UFFIZI Occuperanno
una superficie di 30.000 metri quadri, di cui 15.000 destinati alle esposizioni
temporanee sono queste i numeri dei Nuovi Uffizi, che saranno articolati
su tre piani collegati da ascensori e nuove scale. Recuperati anche i
sotterranei della Firenze Premedicea. La riapertura secondo lultima
dichiarazione del Ministro Urbani è fissata per il 2005,
con due anni di ritardo sulle iniziali previsioni. Nel 2004, intanto,
sarà pronto lingresso su piazza Castellani progettato da
Arata Isozaki, cui sono state affidate anche la ripavimentazione e lilluminazione
della piazza. Valeria Arnaldi |
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LADORAZIONE DEI PASTORI Dieci
anni fa una bomba a Palazzo degli Uffizi fece crollare la torre dei Georgofili
ed inflisse gravi danni al Museo. Si credeva che lAdorazione dei
Pastori di Gherardo delle Notti fosse andata distrutta, ma in realtà
era stata solo mutilata. Miracoli del restauro, oggi lopera torna
di nuovo in mostra, assurgendo a simbolo della rinascita degli Uffizi.
È andato perduto il 40/50% del colore ed il Bambino che era la
fonte di luce del dipinto è scomparso, così come San Giuseppe
ed i Pastori. Il coro degli Angeli è stato dimezzato ed il volto
della Madonna gravemente danneggiato. Dei pastori resta solo un profilo.
Sembrano graffi di dolore quelli sulla tela, eppure ora Firenze è
felice ed orgogliosa di mostrare questo suo dipinto rinato, che quella
mattina di dieci anni fa, sembrava perso per sempre. I fili della tela
sono stati riallineati ed accostati con laiuto del vapore e attraverso
uno scurimento si è provveduto a dare uniformità allopera.
Manca il tratto pittorico, ma per una qualche magia, è locchio
stesso a colmare i vuoti, restituendo, con laiuto dellimmaginazione,
alle figure la loro bellezza originaria. Valeria Arnaldi |
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Stanze segrete - Stanze scomparse Fino al 28 settembre, la mostra "Stanze segrete - Stanze scomparse" è ospitata presso Palazzo Medici Riccardi. L'esposizione raccoglie cimeli medicei, che vanno dai capelli di Lorenzo il Magnifico fino alla camicia di tela di Giuliano de' Medici, che reca evidenti i segni dei pugnali infertigli dai congiurati. La storia di una famiglia che illustra anche la storia della città di Firenze e dei suoi musei. I cimeli erano precedentemente conservati presso il Museo Mediceo, inaugurato nel 1929, che ebbe però una rapida fine. La mostra rientra in un più ampio progetto di rivalutazione del periodo mediceo, analizzato nel suo rapporto con la modernità. V. Arnaldi |
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I PROGETTI PER LA NUOVA STAZIONE SOTTERRANEA
Dal 14 febbraio al 1° marzo, sono esposti presso il Salone Brunelleschi dell’Ospedale degli Innocenti i dieci progetti per la nuova stazione sotterranea di Alta Velocità /Alta Capacità di Firenze. Alla selezione, vinta da Norman Forster, hanno partecipato Arata Isozaki, Santiago Calatrava, Carlos Ferrater, Francesco Cellini, Foreign Office Architects, G.M.P., Gruppo Toscano, Zaha Hadid, Ricci & Spaini. Nuove stazioni sorgeranno anche a Torino, Roma, Bologna e Napoli, con progetti affidati ai più noti architetti del panorama internazionale. I lavori di realizzazione della stazione fiorentina prenderanno il via nel 2005 e si concluderanno nel 2009. La stazione sorgerà nell’area di Belfiore, occupando una superficie di 45.000 metri quadrati, per un investimneto di circa 240 milioni di euro. V. Arnaldi |
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GENOVA | |||||||||
METAMORFOSI DEL MITO Nel Seicento,
grazie alla diffusione delle Metamorfosi di Ovidio, larte reinventa
la mitologia. Una mostra allestita a Palazzo Ducale traccia un ideale
trait dunion tra le opere della pittura barocca napoletana, genovese
e veneziana. Sono 78 le opere esposte, tutte ritenute caratterizzanti
il passaggio dalla produzione seicentesca a quella settecentesca, dalla
componente barocca a quella tardobarocca, dalle atmosfere arcadiche agli
sviluppi rococò. La mitologia assume vesti differenti diventa
erotica sulle tele di Carpioni e Liberi, tenebrosa per Langetti, manieristica
in Maffei, di matrice fiamminga in Giordano. E così sulle tele
si alternano uomini e donne che si trasformano in piante, fiori, uccelli
ed animali vari, ma protagoniste diventano anche le vendette degli dei,
che puniscono lambizione e la sfrontatezza degli uomini. Sono storie
che si traducono in immagini di grande impatto. Surreali e ricchi di simbolismo,
i miti sono anche colorati, violenti, ricchi. Perfetti per affascinare
gli artisti ed il loro pubblico. E poi il mito è amore: quello
eroico di Perseo ed Andromeda, ma anche quello doloroso di Venere ed Adone,
Aci e Galatea, quelli complicati di Plutone e Proserpina, Borea e Orizia,
Nesso e Dejanira. Trasformazioni, Metamorfosi di Giove, Punizioni, i dipinti
solari della divinità con Apollo e le Muse, gli Amori: sono questi
i grandi temi della mostra, che fino al 6 luglio è visitabile presso
lappartamento del Doge a Palazzo Ducale. Valeria Arnaldi |
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VIDEO E FOTOGRAFIE DI GIULIANO STURLI Dal 5 al 23 febbraio, in mostra al Museo d’Arte contemporanea di Villa Croce, le opere di Giuliano Sturli: video ed istallazioni che costruiscono un percorso di flash differenti, in cui lo stesso artista diventa soggetto delle sue opere. Nato a La Spezia, Sturli, sin da giovanissimo è stato sensibile alle suggestioni della Condizione Postmoderna. Abbandonato il formalismo dell’arte, è approdato all’era elettronica considerandola la giusta voce del nuovo secolo. L’artista si cala nell’opera, non scegliendo preventivamente il canale espressivo che utilizzerà, ma lasciando parlare l’arte stessa, limitandosi ad esserne cassa di risonanza. Per questo motivo, Sturli rinnega ogni definizione che cristallizzi le sue opere in un determinato stile. V.Arnaldi |
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LIVORNO | |||||||||
LIVORNO STUDIA LA LUCE NELL’ARTE Dal 24 gennaio al 4 maggio, il Museo Giovanni Fattori
di Livorno dedica una mostra al tema della luce nell’arte tra 1850
e 1914. Curata da Renato Miracco, l’esposizione nasce con l’intento
di studiare il rapporto che gli artisti italiani ebbero con la luce, successivamente
alla caduta dei canoni neoclassici. Scapigliatura, macchiaioli, divisionismo,
futurismo: diversi movimenti e tendenze che hanno cercato di modificare
il rapporto forma-colore, privilegiando quest’ultimo. V.Arnaldi |
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LUCCA |
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MANTOVA | |||||||||
LE FOTOGRAFIE DI ANDREJ TARKOVSKIJ
Dal 9 febbraio al 16 marzo, l’ex convento di Santa Maria di Gonzaga diventa spazio mussale ed ospita le fotografie di Andrej Tarkovskij, noto cineasta russo, che amava scattare polaroid di luoghi e persone care. Polaroid che venivano poi archiviate in un’agenda nera. La mostra di Mantova apre quell’agenda. Sono luci struggenti, che portano con sé le malinconiche atmosfere russe, che si scontrano con il sole italiano, che ricordano suggestioni impressioniste, ma anche le tempeste di Turner. 60 polaroid mai esposte raccontano l’ultimo periodo della residenza di Tarkovskij in Russia e i primi anni di quella definitiva in Italia. Un diario fotografico che ferma su pellicola intimità e pensieri di una vita. Una mostra sul valore del ricordo e della testimonianza intima, che si accosta al pubblico, passando per il privato. V.Arnaldi |
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MILANO | |||||||||
I COLORI DI FRIDA Non si trattava di sogni, tutt'al più di visioni.
Ma più ancora dell'occhio e dell'anima di un'artista che sapeva vestire
di sé l'orizzonte. La pittrice messicana Frida Kahlo ha sempre ribadito
con forza e passione che il mondo dei suoi quadri era fatto della quotidianità
in cui si muoveva ogni giorno. Una quotidianità, certo, filtrata
dal suo essere soggetto senziente. E sofferente, forse dovremmo dire.
Il dolore della Kahlo sceglie la via dell'ironia e del colore per autodenunciarsi
e, nello stesso tempo, sublimarsi, ma resta comunque dolore. Vivo e concreto.
Indipendente ma più ancora libera da ogni schema e regola, Frida
era, al contrario, prigioniera della poliomielite prima e delle conseguenze
di un tragico incidente poi. Ma proprio l'immobilità cui fu condannata
negli ultimi anni della sua vita, le regalò la forza per proiettarsi
in avanti, anche solo con lo sguardo ed il pennello. Innamorata della
vita, entusiasta, irriverente, rivoluzionaria, di sinistra, del popolo,
ma soprattutto di sé stessa e dell'Arte, la Kahlo era mille donne
in una e tutte quelle donne compaiono nelle sue tele. Da un lato, ancorata
ala sua messicanità, dall'altra protesa verso le nuove avanguardie
e l'occidente dei nuovi fermenti, ha inventato uno stile unico e personalissimo,
in cui il difetto ed i piccoli vizi si trasformano in virtù e pura
bellezza. Le sopraccigli folte e nere, la peluria sulle labbra, il ridicolo
di certe pettinature ed abiti tropo pesanti per la figura: anche questi
sono Frida nel suo tentativo di liberarsi dai cliché più banali
sulla donna per diventare unica. Cinque lettere in stampatello in basso
a destra: la madre di una nuova pittura. A Frida Kahlo è dedicata
la mostra, allestita presso il Museo della Permanente di Milano. Valeria Arnaldi Joan Mirò
V. Arnaldi |
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MARIO NIGRO ALLA SPIRALE ARTE F. Di Spirito
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LA POETICA DEL GUERCINO Palazzo Reale fino al 18 gennaio, riunisce in mostra le opere del Guercino, a dimostrare ancora una volta l'attualità del pittore e la capacità di essere sempre nuovo e 'da scoprire'. Molte sono infatti le pubblicazioni e le esposizioni che negli ultimi anni sono state dedicate al pittore, ma tutte diverse tra di loro, perché incentrate ora su questa ora su quella sfumatura di una poetica ricca ed articolata. Non solo abilità tecnica ma anche sentimento ed emozione, forse più poesia che poetica. Sei le sezioni in cui è articolato il percorso. La prima racconta i 'precedenti' del pittore: da Annibale Carracci a Domenichino. La seconda, intitolata 'Affetti Domestici' presenta i quadri di cavalletto, destinati alla devozione privata o alla passione artistica individuale. 'I sentimenti del luogo' - terza sezione - è incentrata invece su visioni e paesaggi onirici. 'Intima platea' espone quadri a mezze figure e singole teste. 'I recitativi' è composta da duetti dialoganti ce hanno il sapore del melodramma. Ed infine, 'La scena aperta' - proscenio che diventa un fondale scenografico.
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IL GALOPPO DEL CAVALIERE AZZURRO Fino al 20 gennaio, la Fondazione Mazzotta ospita la mostra “Il Cavaliere Azzurro. Der Blaue Reiter. Kandinskij, Marc e i loro amici”, per approfondire o forse semplicemente illustrare il galoppo di una freccia turchina - cavaliere lancia in resta contro l'arte accademica realistica - che era l'anima stessa di Kandiskij, vestita dell'azzurro mistico di Novalis ed immersa nel giallo entusiasta di un sole nuovo e pieno, che è l'Arte stessa, rinnovata e pura. Questa immagine è il simbolo di un movimento giovane, dinamico, potente, sperimentale e all'avanguardia, mosso dall'impeto impressionista. Di questo movimento o forse dovremmo dire ‘manipolo di cavalieri' la mostra racconta le avventure e la storia attraverso dipinti, acquerelli, disegni e grafiche di tutti i diversi esponenti del gruppo – una ventina circa. Una ricca sezione documentaria raccoglie le fotografie degli artisti stessi e vari esemplari della rivista culturale “Der Sturm”. Filo guida del percorso il blu, nella scoperta di una nuovo cromatismo simbolico, che per Kandiskij ha il viso di Monet e la voce di Wagner. “Ho udito in spirito tutti i miei colori, essi stavano dinanzi ai miei occhi e disegnavano linee selvagge, quasi folli”. Valeria Arnaldi |
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MODENA | |||||||||
ALBERTO GIACOMETTI E MAX ERNST Al Foro Boario di Modena una grande mostra su Alberto Giacometti e Max Ernst che si sono frequentati intorno al 1935. Entrambi hanno interpretato, in modo diverso, il Surrealismo: il primo va oltre il movimento; il secondo, nel corso di tutta la sua carriera, continua la ricerca pittorica all’interno del movimento stesso. (Fino al 23 febbraio) F. Di Spirito |
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NAPOLI | |||||||||
GAUGUIN E LA BRETAGNA Dal 18 ottobre all'11 gennaio, Castel Sant'Elmo apre i nuovi spazi del carcere alto all'arte di Gauguin. Circa cento opere in mostra per celebrare il centenario della morte dell'artista. L'espozione nasce con l'intento di porre l'attenzione sulla vita artistica di un gruppo di intellettuali che, in Bretagna, vennero a contatto con Gauguin e dalla sua opera furono, in modi diversi, influenzati. È la cosiddetta 'Scuola di Pont-Aven', che seppe farsi portavoce di un nuovo linguaggio pittorico anti-accademico. La lezione appresa si traduce nel rifiuto di un impressionismo che sembra aver ormai dato ciò che poteva, limitandosi a ripetere stancamente stilemi che non riescono più a 'dialogare' e a far dialogare autore e spettatore. Si riscopre il simbolismo, guardando agli oggetti per ciò che significano e non per ciò che suscitano. Torna a prevalere l'intelletto - ed in questo caso la memoria - sullo slancio passionale. Eppure, la memoria sembra in realtà porsi a cavallo tra l'Illuminismo e il Romanticismo, nell'eterna diatriba che li pone a confronto e contrasto da secoli, per sublimarli entrambi, come fosse la conclusione di un sillogismo. L'unica possibile e proprio per questo, impensabile. Valeria Arnaldi |
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GIOVANNI LANFRANCO UN ILLUSTRE SCONOSCIUTO
La rassegna, già presentata a Colorno, si propone di far riscoprire un protagonista della pittura del seicento poco conosciuto che ha operato tra Roma, Parma e Napoli. In mostra anche iconografie inconsuete fino al 24 febbraio 2003. Castel S Elmo: via Tito Angelini 20, tel. 081.57.84.030. F. Di Spirito
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MARIO SIRONI A Castel Sant’Elmo, da febbraio a marzo, si potrà ammirare la mostra su Mario Sironi. F. Di Spirito |
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PADOVA |
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IL MANTEGNA DELLOVETARI - fino a marzo 2004 Durerà un anno circa, fino a marzo 2004, la mostra allestita nella
chiesa degli Eremitani e dedicata al difficile restauro dei frammenti
di Mantegna alla cappella Ovetari. Grazie ad un metodo di ricomposizione
informatica e virtuale, ideato dallIstituto di Fisica dellUniversità
di Padova, sarà possibile ricostruire le Storie dei santi Giacomo
e Cristoforo e lAssunzione di Maria, eseguiti da Mantegna. Vittime
del bombardamento del 44, in cui bombe alleate avevano polverizzato
le cappelle Ovetari, dei Dotto e la metà dellabside maggiore
degli Eremitani, i frammenti erano stati quasi dimenticati, in parte
per il tempo trascorso, in parte per la mancanza di tecniche adeguate
a portare a termine un restauro sicuramente difficile dato che delle
opere restavano più che dei frammenti delle vere e proprie macerie.
A ciò va aggiunta la contingenza storica che di certo teneva a
freno la sensibilità artistica. Nel 46 i primi frammenti
vennero ricomposti, ma si trattava solo di quelli meno danneggiati.
Gli altri, bisognosi di maggiori studi, furono riportati a Padova. Dal
1992, anno in cui terminò il trasferimento, sono stati sottoposti
a pulitura e studio. Si tratta di 80.735 frammenti, di circa cinque/sei
centimetri quadrati ed arrivano a comporre solo il 10% delle
opere originarie, che sono state in alcuni casi sbriciolate dalle bombe,
ma anche razziate dai padovani. Quello del Progetto Mantegna è
un primo grande traguardo e costituisce linizio di un percorso
più ampio che mirerà alla ricomposizione dei frammenti degli
affreschi di altri autori che decoravano la medesima cappella. Valeria Arnaldi
I MACCHIAIOLI Uscirono dagli atelier per fare la rivoluzione e come
armi usarono i loro pennelli: è questa in un certo senso la cifra
del pensiero dei macchiaioli, che abbandonarono la pittura accademica
per raccontare la realtà che vivevano o che sapevano essere dietro
l'angolo della loro tela. Il Risorgimento faceva muovere la società
e con essa anche l'arte che ne era specchio. La pittura canonica non era
più sufficiente. C'era bisogno di luce, di movimento, di forza. Di
costruire e reinterpretare. Così nascono le nature di una campagna
vissuta con il cavalletto piantato in erba e non più presunta o immaginata
da dietro un vetro, così i ritratti che cercano di dare copro - e
colore - all'anima ed alla personalità dell'individuo. Un viso è
uguale ad ogni altro, se non è l'Io ad illuminarlo - di quell'IO
vanno a caccia i Macchiaioli. Un Io non necessariamente inteso in senso
individuale, ma anche 'sociale'. La mostra allestita a Palazzo Zabarella
fino all'8 febbraio, vuole evidenziare le conquiste intellettuali operate
dal Movimento. 130 opere provenienti da diversi musei italiani e da collezioni
private raccontano le atmosfere del Caffè Michelangelo, della Maremma
Toscana, ma soprattutto .- al di là di soggetti ed oggetti - descrivono
l'evoluzione di un percorso pittorico e, in una qualche misura, filosofico.
L'immagine si fa smaliziata, disinvolta, improvvisa, declamando il suo
disprezzo per le accademie e gli atelier. Per un'arte cattedratica che
aveva ormai fatto il suo tempo. Valeria Arnaldi IL MANTEGNA DELLOVETARI Durerà un anno circa, fino a marzo 2004, la mostra
allestita nella chiesa degli Eremitani e dedicata al difficile restauro
dei frammenti di Mantegna alla cappella Ovetari. Grazie ad un metodo di
ricomposizione informatica e virtuale, ideato dallIstituto di Fisica
dellUniversità di Padova, sarà possibile ricostruire
le Storie dei santi Giacomo e Cristoforo e lAssunzione di Maria,
eseguiti da Mantegna. Vittime del bombardamento del 44, in cui bombe
alleate avevano polverizzato le cappelle Ovetari, dei Dotto e la metà
dellabside maggiore degli Eremitani, i frammenti erano stati quasi
dimenticati, in parte per il tempo trascorso, in parte per la mancanza
di tecniche adeguate a portare a termine un restauro sicuramente difficile
dato che delle opere restavano più che dei frammenti delle vere
e proprie macerie. A ciò va aggiunta la contingenza storica che
di certo teneva a freno la sensibilità artistica. Nel 46
i primi frammenti vennero ricomposti, ma si trattava solo di quelli meno
danneggiati. Gli altri, bisognosi di maggiori studi, furono riportati
a Padova. Dal 1992, anno in cui terminò il trasferimento, sono
stati sottoposti a pulitura e studio. Si tratta di 80.735 frammenti, di
circa cinque/sei centimetri quadrati ed arrivano a comporre solo
il 10% delle opere originarie, che sono state in alcuni casi sbriciolate
dalle bombe, ma anche razziate dai padovani. Quello del Progetto Mantegna
è un primo grande traguardo e costituisce linizio di un percorso
più ampio che mirerà alla ricomposizione dei frammenti degli
affreschi di altri autori che decoravano la medesima cappella. Valeria Arnaldi |
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PALERMO | |||||||||
IN MEMORIA DI GUTTUSO Sarà visitabile fino al 30 novembre, la mostra allestita
a Villa Cattolica a Bagheria, dedicata a Guttuso. Trecento opere in mostra
per ricostruire il percorso del maestro e celebrare il trentennale del
Museo dedicato allartista. "Dal Fronte Nuovo allAutobiografia,
1946-1966" nasce con lintento di offrire una panoramica sulle
ricerche che in questi anni sono state condotte sullopera dellartista.
Scomodo per molti versi, Guttuso fu sempre al centro del dibattito sul
realismo che ha animato lItalia nel dopoguerra. Prendendo spunto
dalle opere del maestro, ma soprattutto dal ruolo che giocò nel panorama
artistico italiano e non solo, la mostra vuole in realtà mostrare
uno spaccato della nostra storia. Assieme alle opere, sculture e bozzetti
di Guttuso, sono esposte anche opere di artisti stranieri, che hanno condiviso
le sue stesse esperienze: Ricasso, Birilli, Corpora, Pizzicato, Turcato,
Fazzini, Franchina, Viani, Scarpetta, Savelli e Pignon. Valeria Arnaldi |
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PARMA | |||||||||
LE LUCI DEI SECOLI BUI Fino al 6 gennaio, Parma riscopre il Medioevo, nella mostra "Il medioevo europeo do Jacques Le Goff", allestita presso i Voltoni del Guazzatoio del Palazzo della Pilotta. Nata con l'obiettivo di rivelare le luci di secoli tradizionalmente considerati bui, la mostra indaga sui motivi di questa definizione, puntando l'attenzione sulle grandi 'invenzioni' medievali. Dall'arte al libro, passando per l'economia ed il diritto: chi ha detto che questi secoli non furono produttivi? È un errore di interpretazione "novecento-centrico" quello che ha voluto catalogare come oscuro un periodo della nostra storia, che, a ben guardare, non lo era affatto. L'arte gotica esprimeva valori estetici altissimi ed in quello stesso periodo, fu registrata una notevole espansione cittadina, il che implicava un buon funzionamento del sistema economico. Questi ed altri dati furono posti in evidenza negli studi di Le Goff, che nel Medioevo vide anche l'ombra di un'identità europea, nata grazie al cristianesimo che sotto di sé seppe riunire etnie e culture differenti. "La nostra cultura deve moltissimo anche alla presenza di popoli diversi, percepiti a volte come pericolosi estranei, quali gli ebrei e i musulmani… senza il tramite degli arabi tra Oriente e Occidente la nostra scienza non sarebbe oggi quello che è". Una mostra omaggio quindi e, nello stesso tempo, una mostra 'di ricerca' che vuole porre in evidenza il valore storico e 'produttivo' del Medioevo, sottoponendolo ad indagine approfondita. Visitabile fino al 6 gennaio, la mostra raccoglie: opere d'arte, disegni ed oggetti della vita quotidiana, manoscritti, miniature, monete ed un arazzo, gioielli, specchi e molti altri oggetti provenienti da musei di tutto il mondo. Valeria Arnaldi PARMIGIANINO F. Di Spirito |
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PESCARA |
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IN MOSTRA GLI SCRITTI DEI MAESTRI DEL 700
E DELL’800 Dall’8 marzo al 22 aprile, è allestita a Pescara presso il Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”, la mostra “Esposizioni di lettere e documenti originali autografi di illustri personaggi del 1700 e 1800”, che raccoglie alcuni manoscritti dei grandi maestri della letteratura, in particolare, e della cultura, in generale. Esposti scritti di Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Giosuè Carducci, Alexandre Dumas padre, Giovanni Pascoli, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso conte di Cavour, Luigi XV di Francia, Silvio Pellico, Massimo D’Azeglio, Vittorio Emanuele II, e ancora Verdi, Puccini, Donizetti, Rossigni e Mascagni. Le opere, provenienti da un fondo di proprietà del Comune di Giulianova, sono attualmente conservate presso la Biblioteca “Vincenzo Bindi”. V.Arnaldi |
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RIVOLI | |||||||||
E ADESSO LA PUBBLICITÀ Non solo manifesti e cartelloni, insegne e spot - più o meno d'autore - la pubblicità è un vero fenomeno artistico della nostra contemporaneità. A dimostrarlo, la mostra "Nel paese della pubblicità", allestita fino al 29 febbraio al Museo d'Arte Contemporanea. Specchio della società in cui viviamo, ne è allo stesso tempo musa ispiratrice, imponendo mode e valori e, non dimentichiamo, 'metamorfosi' alla nostra lingua. Veicolo di informazione, diventa infatti formativo nel momento in cui trasmette i suoi tormentoni, i suoi slogan, le situazioni che propone riuscendo a catturare l'attenzione del pubblico e a sedurlo, diventando 'di massa' non tanto - o non solo - per lo sapzio sui media ma per il passaparola. Realizzata in collaborazione con il centro interdipartimentale di ricerca sulla comunicazione dell'Università di Torino, l'esposizione raccoglie una ricca selezione di spot televisivi, realizzati dagli anni '50 fino ai nostri giorni, e provenienti da paesi di tutto il mondo. Il percorso si snoda attraverso 16 ambienti, per raccontare totem e tabù dell'uomo, della casa, della comunità sociale e dello spazio urbano. Ma soprattutto, per raccontare l'evoluzione della società, con i suoi gusti e le sue tendenze. Valeria Arnaldi |
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ROMA | |||||||||
ROMA - FASTO PRINCIPESCO. LA CORTE DI DRESDA
1580-1620 Tesori in mostra. In occasione dei lavori di riallestimento
del Historisches Grunes Gewolbe, duecento capolavori di scultura antica
e moderna, oreficeria ed arti applicati, sono esposti nelle sale di Palazzo
Ruspali, in un’ideale apertura de “la volta verde”,
luogo dove venivano custoditi i tesori del Castello di Dresda, nel periodo
a cavallo tra Rinascimento e Barocco. Questo momento di passaggio è
quello che la mostra di Palazzo Ruspoli si propone di documentare, ricostruendo
l’atmosfera di una corte capace di rivaleggiare con le maggiori
dinastie europee. Accanto ad armature – tra cui quella realizzata
in occasione del battesimo del principe lettore Cristiano I, nell’anno
1591 – argenti, armi, spade ed esoticherie, non mancano le testimonianze
della “stanza delle meraviglie”, dove il Principe elettore
Augusto di Sassonia collezionava gli oggetti che più lo affascinavano:
pezzi in avorio realizzati da raffinati artisti, artigiani e tornitori
convocati a corte da ogni parte d’Europa, a oggetti orientali, gioielli
rari, e, perfino, pelli di armadillo, salamandre imbalsamate, insetti
imprigionati nell’ambra, denti ed unghie di animali feroci, fossili,
uova di struzzo, conchiglie ed ogni curiosità della Natura, trasformata,
il più delle volte, in calici ed oggetti di forma antropomorfa.
Lavorazioni che tradiscono la fantasia del collezionista, ma anche, inevitabilmente,
il suo potere economico. Agli oggetti “ricercati”, si aggiungono
quelli donati dai sovrani amici, per mezzo dei diplomatici: monete, pietre
dure, bronzi e darmi. Le occasioni di scambio erano frequenti, nozze,
battesimi e visite di principi stranieri in giornate di torneo, parata,
spettacolo o battute di caccia. Tra questi regali, anche delle statuette
realizzate dal Giambologna, scultore di corte del Granduca di Toscana,
donate nel 1587. ROMA - TERRA DI MITI. Quadri, olii, incisioni, appunti di viaggio, racconti,
note musicali. Tutto per parlare di Roma e della sua provincia, ma, soprattutto,
degli artisti che l’hanno amata. Ad invitare gli spettatori è
un dipinto di Gaspare van Wittel, il Vanvitelli per intenderci, “Veduta
di Tivoli con le cascatelle e la villa di Mecenate”. Realizzata
nel 1730, la veduta sembra richiamare una sorta di età dell’oro
della campagna romana. Oro per le arti e la cultura. Oro per la bellezza
delle opere ed il favore dei mecenati. A quest’oro è dedicata
la mostra, un viaggio tra vedute che va alla ricerca, però, degli
occhi e della mano che quelle vedute hanno saputo immortalare. Un discorso
valido per tutte le arti e non solo per la pittura. Così, la mostra
parla dei protagonisti, o meglio, dei “miti” di tre secoli,
pittori, scrittori e musicisti, ma anche famiglie nobili. ‘900: la grafica europea Fino al 2 maggio, l’istituto nazionale per la grafica ospita la mostra “l’europa nella grafica del novecento”, che riunisce duecento incisioni provenienti dalla collezione appartenuta alla studiosa luciana tabarroni, poi acquistata dalla pinacoteca nazionale di bologna. L’esposizione mette in luce un particolare caso di collezionismo di grafica nella storia bolognese – quello della tabarroni appunto - che può dirsi erede di una lunga tradizione di collezionisti tra nobili, borghesi, artisti e studiosi. Il percorso segue una rigorosa impostazione storica che è poi alla base della collezione stessa, scandita dalle date di nascita e ripartita per nazioni. Non mancano collegamenti con le radici ottocentesche dell’arte della grafica. Interessante è anche la presenza di artisti che, malgrado non venga considerata la nazione da cui provengono, sono stati inseriti in collezione ed assimilati alla loro patria adottiva. Principio questo che ha permesso di inserire in mostra anche grafici non propriamente europei. Un percorso cronologico quindi che trasversamlmente va ad analizzare le diverse correnti artistiche, più o meno note: accanto a liberty, cubismo ed espressionismo troviamo ad esempio il vorticismo inglese, passando per impressionismo, secessione di monaco ed espressionismo arriviamo fino alle più recenti esperienze contemporanee. A completare un già ricco percorso, alcune stampe rare di gauguin, toulouse lautrec, munch, morandi, cezanne, picasso e carrà. Già esposta a bologna, la mostra a roma si arricchisce di alcune lastre incise dagli artisti italiani esposti, nel tentativo di costruire un percorso intorduttivo alle tecniche incisorie. IL GIOCO E LA VITTORIA Opere e versi per raccontare il mito del corpo nell’antichità
greca e latina. Corpo che manifesta la pienezza delle sue potenzialità
nel gioco e nella vittoria. È questo il tema cui è dedicata la mostra
nike. Il gioco e la vittoria, allestita presso il Colosseo a Roma fino
al 7 gennaio. Sono settanta le opere esposte, provenienti dai maggiori
musei archeologici nazionali ed internazionali: vasi attici, sculture,
mosaici ed oggetti di vari tipo per raccontare le origini delle olimpiadi,
le specialità sportive e gli allenamenti degli atleti, in un itinerario
che prende le mosse dagli allenamenti nel ginnasio per arrivare fino alla
premiazione dei campioni. Valeria Arnaldi LA MUSA ALCOLICA Dall'11 ottobre all'8 febbraio, Toulouse Lautrec conquista
Roma, con i suoi colori e le sue disperazioni, follie, perversioni. La
sua Parigi tormentata, sempre alla ricerca di se stessa, travolta in un
vortice di avvenimenti e stimoli che le fanno perdere la coscienza di
ciò che è. Aristocratici, clown, sportivi e ballerine, can can bordelli
e caffè: sono questi i personaggi e gli sfondi delle tele di Toulouse,
fatti per perdersi e far perdere nell'oblio di notti confuse, stordite,
consumate. Oli su tela e disegni costituiscono l'imponente materiale di
questa prima rassegna che Roma dedica all'artista francese, che forse
con maggior puntualità ha saputo rendere la Parigi di fine ottocento inizi
Novecento. Affetto da una grave deformazione fisica, l'artista si rifugia
in un mondo di fantasia ed arte che lo salva da se stesso, fin quando
però la necessità di trovare stimoli ed ispirazione, il bisogno di una
musa alcolica, lo rendono schiavo delle sue stesse fantasie. Habituèe
dei locali, Toulouse è un alcolizzato che non riesce più ad esprimere
la sua creatività artistica. I colori si incupiscono e perdono la loro
lucentezza, scompaiono le trasparenze per lasciare spazi a dei rosso intensi,
pastosi, compatti. Muore a trentasettenne anni, colpito da un ictus. Sulla
sua opera i critici, nel tempo, hanno espresso giudizi molto differenti.
C'è chi lo ha tacciato di superficialità, chi invece ha percepito i messaggi
subliminali che l'artista tentava, forse, di affidare ai propri colori.
I suoi locali, gli amori fugaci, a volte comprati, tra uomini e donne,
il bere,la danza, gli svaghi, sono tristi, disperati e decadenti, rassegnati.
È lo spirito della morte che si fa sentire, l'anima di una malattia, che
si suggerisce per poi nascondersi sempre però mantenendosi presente. Quella
malattia va in mostra, sotto i riflettori e gli sguardi, cercando di mascherare
il proprio dolore con un nuovo vestito fatto della gioventù mai goduta
a pieno. Valeria Arnaldi LA MALATTIA DELL'ARTE Se ne parla da tempo come dell'esposizione più importante
dell'anno: dal 27 settembre al 6 gennaio, le Scuderie del Quirinale diventano,
nello stesso tempo, museo, studio e laboratorio, ospitando la mostra "
Metafisica". De Chirico è il padre di questo filone che va alla ricerca
di una realtà 'altra' che sia 'oltre'. Una realtà irreale che nel suo
essere simbolica, immaginifica, perfetta e surreale, diventa l'unica realtà
possibile per gli artisti e le loro Muse. Una pittura freudiana che nasce
dall'ansia intima dell'uomo, che mira a sublimare gioie e dolori, storie
ed illusioni dell'umanità intera, regalandole l'oblio della dimensione.
Quello di De Chirico è un mondo ordinato nella sua assurdità. È la precisione
dell'inutile e dell'impossibile, l'anima dell'intelletto tradotta in colore.
Quelli su tela sono pensieri cui la sensibilità dell'artista regala un
volto ed un corpo. Città ideali, manichini, prospettive enigmatiche, ombre
ed elementi tradizionali, ricordi e progetti si mescolano dando vita alla
realtà di una memoria contaminata dal sogno. Alla memoria di un esule,
che lontano dalla patria, soffre di una nostalgia esistenziale e cerca
di darle rimedio dando corpo alle filosofie novecentesche. Le Muse senza
volto inquietano perché parlano di un'algida lontananza, che si nutre
di bellezza e non anela a nulla d'altro. O forse a nulla. È la perfezione
del Parnaso, da cui l'uomo è escluso proprio per il suo essere soggetto
senziente, capace di provare dolore e quindi vinto. La metafisica è fuga,
nel suo essere percorso e meta. Ed è fuga in se stessi, nel regno di un
IO che è Subconscio. In questo indiscutibile figlia del secolo che l'ha
generata. Valeria Arnaldi LA METAFISICA Sono 114 le opere in mostra fino al 6 gennaio alle Scuderie
del Quirinale a Roma per raccontare la tensione dell'uomo - ed in questo
caso dell'artista - verso il metafisico, verso il surreale, verso ciò
che pur non esistendo nella realtà viene percepito come reale da chi lo
pensa, lo immagina, lo inventa. Padre della metafisica è da sempre considerato
Giorgio De Chirico, con le sue algide muse senza volto, che vivono in
città ideali figlie di un classicismo atemporale, capace di stordire l'uomo
con tanta perfezione asettica e ricordargli la piccolezza della vita,
figlia della ragione e del caos, ma anche le bellezze dell'imprevisto.
De Chirico ma non solo De Chirico. In mostra sono esposti anche Savinio,
Carrà, Moranti, Sironi e ancora Giacometti, Tanguy e Picasso, solo per
citarne alcuni. Sono colori e linee che si inseguono, si scavalcano, affondano
l'uno nell'altro, per porsi entrambi in evidenza alla ricerca di un corpo
di tela, di un pianeta d'arte che permetta all'anima di uscire a fior
di pelle, o forse a fior di ciglia, di mostrarsi mascherata di tutte le
sue illusioni e fobie, per affacciarsi un attimo sul mondo, studiarlo
e rivestirlo delle proprie sensazioni e dei propri pensieri. Così è l'arte
a guardare lo spettatore e non viceversa, o perlomeno non soltanto. È
l'arte che scava nell'uomo, alla ricerca di un concetto di bello, che
vada oltre quello tradizionalmente e banalmente inteso, per superare la
materia. È l'arte che si propone come l'unico al di là possibile. Torna
il bene supremo di Platone, tornano gli dei dell'Olimpo, le Muse del Parnaso,
tornano in scena i paradossi ed i contrasti, che casualmente o per magia,
si rivelano armonici. Nel desiderio di recuperare un passato classico,
gli artisti inventano il futuro, facendo incontrare Eraclito e Nietzsche,
per utilizzare le loro diverse percezioni, deformandole, variandole, dipingendole
per dare loro corpo. La materia perde di peso e di importanza. Il colore
si accentua, diventando - per contrasto - sempre più trasparente e meno
definito, ma più solido e concreto. Ogni quadro, ogni opera è un salto
improvviso dentro l'anima. Di chi è autore e di chi semplicemente è spettatore,
in un continuo scambio creativo tra i due, che fa dell'uno il sacerdote
della poesia dell'altro e viceversa. Valeria Arnaldi PERSONE Persone. A colori e in bianco e nero. Persone di ieri
e di oggi, che hanno in maniera diversa segnato la storia. Persone che
sono comunità, gruppi ed espressioni di un 'identità collettiva. persone
che siamo stati, che siamo e che diventeremo. È questo il tema della mostra
"Ritratti di gruppo da Van Dyck a De Chirico", allestita a Palazzo Venezia
a Roma, fino al 15 febbraio. Valeria Arnaldi LE COLLEZIONI DI CRISTINA Una bambina stretta in un abito rosa a fiori: appariva
così Cristina di Svezia il giorno in cui, all'età di soli cinque anni,
successe sul trono al padre, morto in battaglia. Piccola e fragile, ma
solo in apparenza. Le bastò poco tempo, infatti, per diventare una regina
tanto potente e carismatica, da segnare un'intera epoca. Condusse la Svezia
al termine della guerra dei trent'anni ed alla pace di Westfalia, si convertì
al cristianesimo ed il suo intenso amore per l'arte la portò a vivere
a Roma. E a Roma - e precisamente a Palazzo Ruspoli - torna proprio la
sua ricca collezione d'opere d'arte, in mostra fino al 15 gennaio. L'esposizione
"Cristina di Svezia. Le collezioni reali", con 150 oggetti, illustra l'evoluzione
della storia e del gusto del paese scandinavo tra il XVII ed il XVIII
secolo, o potremmo dire tra il regno di Cristina, la cui collezione dà
inizio al percorso della mostra, e quello di Gustavo III, che invece quel
percorso va a chiuderlo. Due figure decisamente interessanti e fortemente
legate all'Italia. Se Cristina infatti decise addirittura di vivervi per
un determinato periodo, Gustavo dal nostro paese fu sedotto ma ne fu anche
seduttore: è lui, infatti, il re del "Ballo in maschera" di Verdi. La
mostra racconta i salotti in cui Cristina si intratteneva con i maggiori
dotti del suo tempo - ricordiamo che Cartesio morì a Stoccolma - ma anche
il neoclassicismo svedese di cui gustavo fu il padre. A questo egli aggiunse
la vocazione e l'amore smisurato per il teatro e per l'opera che lo portarono
anche a scrivere drammi, e a disegnare scenografie e costumi. Tanto amore
per il bello si manifestava in diverse maniere: dall'organizzazione di
tornei e caroselli di stampo cavalleresco all'ammodernamento dell'architettura
dei giardini svedesi, con i quali cambiò volto al paese. Valeria Arnaldi L'ORAFO DEGLI ZAR Conquistò la Russia con le uova più belle del mondo. A
Peter Carl Fabergè, il Museo del Corso a Roma dedica la mostra "L'orafo
degli zar", visitabile fino al 18 gennaio. Valeria Arnaldi LEONARDO O NON LEONARDO? È stata dichiarata di certa paternità Leonardesca, suscitando
non poche polemiche tra gli storici dell'arte la Madonna Litta, che grazie
all'impegno di banca intesa è esposta al palazzo del Quirinale a Roma
fino al 10 dicembre. Ed, in effetti, tanto certa questa paternità non
è. La Madonna porta il nome Litta perché fu proprio il duca Litta, che
l'aveva ereditata dai Visconti, a venderla allo Zar Alessandro II nel
1865. In Russia l'opera arrivò come un Leonardo, ma anche a quell'epoca
la questione era dibattuta. Un viso da bambina contrapposto alla matura
consapevolezza del Gesù che tiene in braccio; lo sguardo basso, carezzevole,
ma forse più ancora consapevole e per questo già sofferente. Un quadro
familiare, in cui una madre culla il suo bimbo, ma anche un'immagine solenne,
ricca di simboli legati all'antico e nuovo testamento. Primo tra tutti
il cardellino, che secondo la tradizione si sarebbe punto con le spine
della corona del cristo. Un lavoro raffinato come dimostrano la cura per
i dettagli ed il gioco intellettuale di una Madonna-madre che però, seppure
in tono dimesso, si veste dei colori della sua iconografia. Ma nello stesso
tempo, una fattura, uno stile impacciato e delle tecniche che, secondo
alcuni critici, escludono con assoluta certezza la mano del genio quattrocentesco.
Ad un suo schizzo forse l'autore di questo dipinto si sarebbe ispirato
per il volto muliebre - questo il massimo concesso. Ed in effetti la madonna
Litta non è citata in alcun catalogo delle opere di Leonardo da 130 anni.
ma la scuola russa si fa al contrario, strenua assertrice dell'autografia.
Forse, la soluzione migliore è sempre quella antica dell'in medio stat
virtus, secondo cui da chiunque sia stato eseguito materialmente, questo
dipinto respira comunque l'aria di Leonardo, vivendo della sua presenza
tecnica, intellettuale e spirituale ed essendo, quindi, partecipe del
suo genio. Valeria Arnaldi
IL CANTIERE DELL'ACROPOLI Festeggia un quarto di secolo il cantiere di restauro che dal 1975 nasconde e protegge l'Acropoli di Atene, nei suoi monumenti più noti e significativi: dal Partenone al Tempio di Atena Nike. Un cantiere che sembra non disturbare eccessivamente i turisti e che, anzi, diventa in un certo senso esso stesso attrattiva. Ad Atene, perché è il restauro, con le sue lentezze e la sua minuzia a diventare oggetto di studio e di interesse. A Roma perché la sua documentazione fotografica diventa una mostra, visitabile fino al 15 febbraio 2004 ai Mercati di Traiano. Ed, in entrambe le capitali perché questo restauro offre lo spunto per approfondimenti e ricerche sul tema della ricostruzione in ambito archeologico. Metallo per una trama di sostegno attentamente calibrata e pietra bianca e non lavorata in cui inserire i frammenti marmorei – sono questi gli elementi che consentono agli archeologi e consentiranno al pubblico di tornare indietro nel tempo, muovendo i propri passi nel passato, senza più bisogno di una buona dose di cultura personale ed immaginazione. Lo dimostra il Foro Attico di Augusto ricostruito ed esposto anch'esso in mostra per testimoniare lo stretto legame tra il restauro greco e quello romano dei fori imperiali. madri dell'occidente, l'Atene e la Roma dell'antichità torneranno presto a vivere. Per i Fori in un apposito museo. Per la Grecia, sul colle che domina la sua capitale e che, forse, per le prossime olimpiadi, ci riserverà la “sorpresa” di un nuovo ed integro Partenone a metà tra realtà e finzione. Valeria Arnaldi A PASSEGGIO NELLA STORIA Materiale fotografico, progetti e dipinti per ripercorrere
la storia della Galleria Colonna e, attraverso di essa, quella della città.
Sede storica della cultura romana, oggi la galleria, diventa oggetto di
una mostra, ospitata a Palazzo Braschi a Roma fino al 18 gennaio. Il percorso
prende le mosse dalla demolizione di Palazzo Piombino, avvenuta nel 1889,
passando per l'approvazione del progetto carbone del 1911, per arrivare
ai lavori di restauro, condotti in tempi diversi fino a quelli più recenti
che regaleranno alla città un nuovo centro culturale polifunzionale. Ad
un primo momento dedicato alla fase precedente la costruzione, fa seguito
una panoramica di progetti proposti da piccoli e grandi architetti dell'epoca,
affiancati da alcune visioni d'artista, che raccontano la forma ideale
che la piazza avrebbe dovuto avere ed il sogno di una passeggiata liberty
dissimulata in un palazzo romano. Progetti e foto dell'epoca vengono messi
a raffronto con l'immagine attuale dell'edificio, a seguito delle opere
di restauro e riqualificazione per illustrare la difficoltà di restituire
l'aspetto originario alla galleria, arricchendola però di nuovi strumenti
di alta tecnologia e di negozi prestigiosi. Da progetto, la galleria sarà
dotata, infatti, di 50 esercizi commerciali e di un parcheggio sotterraneo
di 2000 mq. La mostra è un'occasione per ricordare ed omaggiare la Roma
sparita. Non a caso è stato scelto come sede espositiva Palazzo Braschi,
tesoro di opere d'arte situato nel cuore della città. Valeria Arnaldi IN CIELO, IN MARE, IN TERRA Fino al 5 marzo, l'Accademia Belgica di Roma ospita la
mostra "In cielo, in mare, in terra: due secoli di scienza in Belgio".
l'esposizione racconta le grandi conquiste scientifiche operate tra il
1815 ed il 2001, e soprattutto le ricadute che queste stesse scoperte
hanno avuto nella percezione che si aveva del mondo. Dalla geologia alla
meteorologia, passando per la chimica, la botanica, la biologia e la fisica,
il Belgio ha segnato dei grandi traguardi in campo scientifico, distinguendosi
per un'interessante apertura al mecenatismo privato e alle collaborazioni
con scienziati di altre nazionalità. Fu re Alberto I, nel 1927, a parlare
della necessità che gli industriali investissero nella ricerca e nella
conquista di un sempre maggiore progresso, precorrendo nettamente i tempi
e ponendo le basi per la nascita del fondo nazionale di ricerca scientifica.
Chi non va avanti, ad oggi, va indietro: questa la motivazione del re,
nel puntare attenzione e fondi sulla ricerca scientifica nei suoi diversi
aspetti. Una politica che ha dato importanti voci al dibattito scientifico
internazionale. i pezzi esposti costituiscono, per ovvie ragioni di spazio,
una minima parte di quelli che in autunno in Belgio sono stati il cuore
della mostra "Labo XIX-21. Dalla scienza nazionale alle reti planetarie",
che, patrocinata dalle istituzioni politico-scientifiche federali, è destinata
a viaggiare all'estero, raggiungendo subito dopo Roma, la città di Parigi.
una mostra interessante, che accosta la scienza all'arte e all'illusione,
ma anche alla morale sociale ed alla religione per parlare sempre e comunque
dell'uomo e del suo desiderio di superare i limiti o di illudersi che
quei limiti proprio non esistano. Valeria Arnaldi L'EDEN DI OTA Dell'oriente la semplicità, dell'occidente la ricchezza:
sono questi gli ingredienti dell'opera di Kohei Ota, mistico dell'arte
che nato in Giappone ha deciso di trasferirsi in Italia, e precisamente
a Cortona. Il suo universo è quello di un eden primordiale da cui provengono
e a cui tendono gli uomini. Meta del viaggio dell'umanità è la riconquista
di una semplicità, connaturata all'uomo ma da questi troppo spesso dimenticata.
Il futuro è quindi il punto di arrivo di un percorso ciclico che prende
le mosse dal passato a quello stesso passato ritorna, in maniera più consapevole
perché arricchito dall'esperienza. Valeria Arnaldi LUCI MEDITERRANEE Luce che punta l'attenzione sul soggetto, ma che sembra
poi scavalcarlo per porsi essa stessa al centro dell'azione: è Giuseppe
Modica, pittore siciliano che porta sulla tela la sua anima mediterranea,
ma anche dei toni azzurrati di quiete che da quell'anima sembrano volersi
discostare. A cavallo tra reale e surreale, immaginazione e concretezza,
Modica racconta la sua personale percezione del quotidiano, mostrandola
attraverso un vetro, uno specchio comunque una parete che sia d'ostacolo
ma solo in apparenza, per diventare poi veicolo e cassa di risonanza dell'immagine
stessa. Ma soprattutto per porre l'attenzione sul concetto di "filtro",
intendendo con questo termine lo stesso sguardo dell'uomo che non è mai
libero di guardare con semplicità, ma porta con sé sempre un background
culturale che di quello sguardo è padre. Fino al 20 febbraio, le sue opere
sono in mostra al Complesso del Vittoriano a Roma, in un percorso che
prendendo le mosse dai lavori del 1989 arriva fino a quelli recentissimi
dell'anno appena passato. L'amore per la Sicilia si evince sin dai primi
lavori negli sfondi che sanno di sole ed acqua di mare, nelle ceramiche
spezzate e nell'aria che sembra rarefarsi intorno ai soggetti dando loro
una patina di immortalità. Altrettanto evidente è il rimando al surrealismo
di stampo magrittiano che sfrutta i vuoti per parlare degli uomini - e
delle donne - che li attraversano. Diretta conseguenza di una tradizione
antica, la pittura di modica illustra una realtà atemporale che è però
ben legata ai cambiamenti del sociale. A dimostrarlo i corpi femminili,
voluttuosi e morbidi solo nell'inganno di una sensualità mediterranea
percepita per stereotipi, che però si rivelano invece diafani ed in una
certa misura diluiti nello spazio, a togliere peso al corpo, e concretezza
al ritratto. Valeria Arnaldi COLORI GITANI Colori vivaci, ardenti, variegati, esplosioni di luce che
raccontano danza, musica, allegria, ma anche sofferenza, dolore, privazioni
e difficoltà di integrazione. All'Accademia d'Ungheria a Roma, fino al
13 febbraio sono esposte oltre cento tele realizzate da artisti rom ungheresi
autodidatti. Promossa dalla fondazione "Romart" l'esposizione "La pittura
naif dei pittori rom ungheresi" traccia un percorso ben delineato nello
stile pittorico di un popolo, conosciuto - a livello artistico - principalmente
per la musica. Ciò che colpisce è l'immediatezza dei dipinti, che avvalendosi
a volte anche di un piccolo testo spennellato a dare voce alla figura
ritratta, raccontano i viaggi, le tradizioni, la filosofia e le aperture
di una cultura in perenne movimento. Accanto ad un'ispirazione di matrice
fantastica ed onirica, troviamo la lucida concretezza della tragedia,
il tentativo di esplorare e raccontare la profondità della vita. E di
autoraccontarsi. Molte sono infatti le tele che celebrano la cultura rom,
attraverso i mestieri tradizionali che stanno sparendo, le consuetudini,
o semplicemente le tappe del lungo percorso migratorio tra paesi ed epoche
diverse. La mostra nasce con l'intento di ribadire l'importanza di una
politica di apertura nei confronti delle culture di tutti i paesi membri
dell'UE, allo scopo di favorire l'integrazione anche delle minoranze.
Un esempio importante di questa politica viene proprio dall'Ungheria.
Qui infatti, dove i Rom costituiscono la minoranza più grande del territorio,
è stato loro concesso di avere un rappresentante in parlamento per discutere
questioni che, ad oggi, malgrado grandi passi avanti, per questo popolo
Valeria Arnaldi LE GOAUCHES NAPOLETANE - fino al 16 novembre Meta privilegiata del Grand Tour, Napoli è stata
un importante oggetto e soggetto d'arte e di studio tra il '700 e l'800.
In questo periodo, infatti, i gentiluomini stranieri, che scendevano in
Italia, non potevano non fermarsi a Roma e nell'hinterland napoletano.
Spesso, anzi, le due città, venivano considerate gemelle, per le
splendide antichità che ospitavano ed ospitano e per la calda ospitalità
dei loro abitanti. Tanto turismo 'di lusso' non poteva non portare con
sé una vera e propria industria d'arte. Sono nate così le Goauches
- souvenirs immancabili per un'élite colta e raffinata. Oggi quei
ricordi diventano protagonisti di una mostra, allestita presso i Musei
Capitolini e visitabile fino al 16 novembre. Ercolano e Pompei, scoperte
proprio nel '700, e Paestum sono le vestigia di un'antichità maestosa
che accoglie il visitatore, per stabilire immediato il raccordo tra passato
e presente, e ribadire la familiarità di un Mediterraneo culla della
cultura occidentale del quale gli intellettuali si consideravano comunque
figli. Sono toni pastello, di un pennello intinto di nostalgia e decadenza,
sedotto dall'anima romantica di cui è e sarà un'affascinante
espressione. Memorie di viaggio, quindi, fatte per muovere l'anima anche
alla distanza, che nel colore cercano di fermare sole e sabbia, profumi
e sincerità di una terra ricca di storia. Ma anche la sua drammaticità,
laddove la natura, a volte arcigna, redarguisce gli uomini ricordandone
la meschinità, attraverso l'esplosione irruente di tutti i suoi colori.
È il vulcano - ombra nera sporcata del sangue rosso delle sue intimità
- che inonda l'orizzonte con un dolore viscerale. Ma che lo illumina anche,
tagliando la notte di lapilli e fontane di luce, come fossero i fuochi
artificiali di una napoletanità paga di se stessa.
E42 Disegni preliminari, bozzetti preparatori, disegni tecnici,
e ancora fotografie d'epoca, ricostruzioni, mobili ed arredi originali,
filmati storici. Sono questi i materiali documentari esposti all'archivio
di stato dell'Eur a Roma, nella mostra 'E 42' visitabile fino al 5 dicembre.
Obiettivo dell'esposizione è quello di far conoscere le atmosfere
culturali capitoline degli anni '30 e '40 di cui il quartiere è uno
splendido esempio. Con i suoi edifici e piazze così imponenti ed
un urbanistica regolare al punto da far pensare alla città ideale
di un dipinto quattrocentesco, potremmo dire che l'Eur introduce in architettura
il concetto di metafisica. questa almeno, era l'interpretazione che del
quartiere offriva Federico Fellini, profondamente affascinato da quello
che definiva 'un senso di improbabilità, di provvisorietà, di
continuo rinnovamento" tradotto in marmo. 'E 42' vuole essere un
omaggio al quartiere, realizzato mostrandone la storia e la memoria, ma
anche guardando avanti, prendendo spunto dal passato. Giovani architetti
saranno infatti chiamati a fornire una loro personale e moderna interpretazione
delle opere dei grandi maestri dell'architettura della metà del XX
secolo ed accompagneranno i visitatori, illustrando le loro creazioni
e quelle dei loro più celebri colleghi. Valeria Arnaldi Samuel Fosso Il particolare per il tutto, l’individuo per la collettività, il proprio passato personale per la storia dell’uomo: negli autoritratti esposti alla calcografia a roma, samuel fosso racconta la difficile storia della sua vita, ma anche la tragica cronaca africana della guerra in biafra, del dolore e delle difficoltà quotidiane. Paralizzato alle gambe fino all’età di quattro anni, durante la guerra fosso si nascose nella boscaglia riuscendo così a salvarsi, da lì riparò in nigeria e poi nella repubblica centrafricana, portando comunque negli occhi la memoria di un milione di morti e cinque milioni di rifugiati senza cibo, ma anche il ricordo delle tensioni postcoloniali: tutti fattori questi che lo hanno portato ad isolarsi e rinchiudersi in un microcosmo di cui essere signore unico. Di quel microcosmo fosso è la mente ma anche il corpo, e proprio con il corpo gioca, mascherandolo e portandolo da un estremo all’altro, coprendo con il colore la disperazione di essere comunque uno: una voce, un pensiero, uno strumento. Ma da quell’unicità sentendosi anche inorgoglito, e responsabilizzato, trasformando il bisogno di uscire da sé nell’imperativo del comunicatore. L’autoritratto abbandona i canoni tradizionali ed i tradizionali significati per elaborare tematiche sociali e politiche con fantasia ed originalità. Accanto a questi, sono esposti anche alcuni esempi della sua attività professionale che mostrano l’importanza che in africa ha ancora oggi il ritratto in studio. Frammenti in Festa “quando mi metto a dipingere, faccio l’impossibile per eliminare dalla tela tutto ciò che è bianco, tutto ciò che mi darebbe fastidio. Mi sforzo di creare una superficie torbida sulla quale poter cominciare a cercare, a tentoni, un certo ordine che modifichi man mano quello precedente e crei un altro disordine. È il materiale che crea la superficie mentale dalla quale posso partire alla ricerca del tempo.” Con queste parole endre roszda cercava di spiegare la sua filosofia pittorica. Ungherese, rozsda visse in prima persona i difficili anni dell’oscurantismo comunista che lo portarono nel 1957 a scegliere la via dell’esilio eleggendo a sua patria artistica parigi. A quell’oscurantismo, egli rispose con l’esaltazione e la celebrazione di un colore tanto sgargiante da frammentarsi e frammentare la forma che avrebbe dovuto rivestire. Colore ma non solo: è luce quella che rozsda porta sulle sue tele, una luce interiore, vibrante di tutto quello che solo il surrealismo poteva prendersi il rischio di dichiarare, perché la sua astrattezza lo faceva salvo dalla comprensione dei più. Nascono così la torre di babele spezzata in rivoli e frammenti di colore che si sovrappongono senza fondersi o confondersi, frammenti che nella festosità del loro sembrare quasi coriandoli, denunciano con forza la solitudine dell’incomprensione e del mancato dialogo. Rivoli sono anche quelli dell’esplosione della cattedrale e della volta barocca – opere che, insieme ad altre, sono esposte all’accademia d’ungheria di roma, fino al 13 marzo, nella mostra “l’olio in festa”. Bello e spaventoso, terrificante e meraviglioso si spezzano generando una crisi che, nella sua primigenia accezione, è il gradino necessario per ogni trasformazione ed anche per la rinascita. “io sogno di vivere –continua rozsda – in un mondo in cui potrei camminare sulla dimensione del tempo, avanti, indietro, in su e in giù; in cui potrei camminare, da adulto, in un tempo dove fui in realtà bambino. Epotervi camminare da bambino ora che sono vecchio. Apro le finestre per guardare fuori. Apro quelle chiuse per guardare dentro”. Un Sogno a Due Ruote La motocicletta è stata definita la perfetta metafora del ventesimo secolo. Affermazione che - senza bisogno di ulteriori spiegazioni – sintetizza il perché della mostra “moto guzzi – il sogno italiano”, visitabile presso il complesso del vittoriano a roma, fino al 12 aprile. Attraverso la storia della moto guzzi, ad andare in mostra in realtà è un’italia che cambia rapidamente, un’italia che vuole crescere dal punto di vista tecnologico ed ingeneristico, inventando nuovi design e costruendosi dei nuovi miti per un’immagine che sia profondamente diversa da quella tradizionale. La moto da semplice veicolo diventa simbolo di ribellione, velocità, sfida, ma anche desiderio, passione, libertà, sesso. Una sorta di desiderio proibito che si traduce nella realtà di un motore accesso con prepotenza per correre sulla strada con l’illusione di disegnarla nel momento esatto in cui le ruote vi si posano. Il percorso espositivo prende le mosse dalle origini – quando cioè nel 1919 carlo guzzi costruì la sua prima motocicletta nell’officina del fabbro ripamonti – per arrivare fino ai nostri giorni, passando per la creazione della società anonima moto guzzi, le gare di motociclismo, i premi, le mode, i film. Non si può dimenticare infatti che con fellini, alberto sordi, pasolini, benigni e zeffirelli la moto guzzi viene riconosciuta ed in fondo promossa come una delle bellezze italiane. Una sezione particolare dell’esposizione è dedicata alle moto istituzionali, se così possiamo dire. È guzzi è infatti la motocicletta di carabinieri, esercito, polizia e corazzieri. Arte In Rosa “pittrici nella valle dell’aniene” con questo titolo il complesso del vittoriano a roma fino all’11 aprile ospita una mostra di opere appartenenti a pittrici che vissero ed operarono ad anticoli corrado dai primi del novecento fino ai nostri giorni. Presentata l’8 marzo, la mostra vuole offrire lo spunto per una riflessione sulla storia della valle dell’aniene che con le sue bellezze ambientali ha ispirato molti artisti – poeti, pittori e scrittori. Il percorso, snodandosi attraverso opere diverse per sensibilità e tecnica, vuole raccontare la storia culturale, sociale ed artistica – tutta femminile – di un nuovo aspetto della società, in cui la donna improvvisamente scopre o decide di essere protagonista. Non più modella o moglie dell’artista ma artista essa stessa, con la voglia e soprattutto la capacità di raccontare il proprio vissuto, le proprie emozioni, i propri desideri. Con la voglia di creare legami solidi che spazino proietandola da un ambito strettamente familiare ad un ambiente internazionale di intellettuali. L’esposizione comprende 27 quadri di 17 artiste, per lo più provenienti dalla collezione del museo civico di anticoli, ospitato dal 1895 a palazzo brancaccio. Soffermandosi particolarmente sugli anni venti e trenta del novecento, considerabili il periodo d’oro di anticoli corrado come polo artistico, la mostra predilige soggetti intimi, familiari, con pochissimo paesaggi che si svincolano dalla semplice rappresnetazione del luogo per diventare immagine dell’affetto che a quel luogo lega. Forse un modo per porre l’accento sul diverso modo delle donne di intendere l’arte e la comunicazione. Il nodo del tempo Scatti in bianco e nero, forti di contrasti. Di concetto e forma. Scatti che portano dentro una luce particolare, che parlano di terre lontane e del viaggio di chi cerca di arrivarvi, per conoscerne la cultura e farla conoscere, di chi si fa cantore di una filosofia di apertura e dialogo. Scatti che riuniti, sono “afghanistan. Il nodo del tempo”, visitabile fino al 17 marzo nella sala santa rita a roma. A promuovere l’esposizione, l’organizzazione non governativa intersos che in afghanistan è attiva da molti anni con progetti principalmente legati al sostegno agli sfollati, alla ristrutturazione delle imprese agricole ed allo sminamento. Fotoreporter ed artista autore della mostra è riccardo venturi, la cui fama internazionale è legata proprio ad un lavoro di ricerca e sperimentazione che lo ha visto sempre in prima linea in situazioni difficili e storicamente importanti: kosovo, sierra leone, senegal, solo per citarne alcune. Linea guida del suo modo di intendere la fotografia è la semplicità: rifuggendo da tecniche e tecnicismi, venturi sceglie di lasciar parlare il soggetto, attraverso la sua fisicità e soprattutto le sue luci. All’obiettivo della macchinetta il compito di rendere il più possibile fedelmente ogni situazione senza violarne l’intimità. Afghanistan il nodo del tempo è l’evento con cui il comune di roma ha deciso di inagurare la sala santa rita, edificio barocco smantellato durante il fascismo, ora interamente ristrutturato e trasformato in nuovo spazio espositivo polifunzionale. IL SANGUE DELLA PITTURA Contro la guerra e la tortura, per la promozione di una cultura di pace e di memoria: “tra le due guerre”, ciclo di opere pittoriche di renzo vespignani in mostra al complesso del vittoriano a roma fino al 25 aprile, illustra la storia e le sue oscurità, ma soprattutto riflette e fa riflettere su uno dei periodi più drammatici del novecento, dando corpo e colore alle opinioni ed ai percorsi di pensiero di alcuni dei più interessanti pensatori dell’epoca, vespignani racconta il fascismo, la dittatura che toglie dignità all’uomo riducendolo a carne da cannone e da macello e denuncia l’orrore reso ancor più atroce da gratuità e sistematicità. Testimone dei fatti che narra – il suo esordio artistico avviene durante l’occupazione tedesca – vespignani non riesce a liberarsi dal ricordo e non vuole farlo, scoprendo nel pennello un valido testimone e nella tela la sua giusta cassa di risonanza. Un valore documentario quindi, reso ancor più importante dall’interpretazione che del fatto rendono occhi e sensibilità del singolo, la sua pittura ha infatti la peculiarità di riuscire a trasportare in arte l’orrore ed il dolore per l’umanità umiliata e tradita semplicemente con un tocco di colore e la scelta del piano del soggetto. Nascono così opere “in cancrena” ed una pittura che lui stesso ha definito “vischiosa come un fungo velenoso”. LA NUVOLA DI FUKSAS Sarà aperta al pubblico
nei primi mesi del 2007 la "Nuvola", nuovo Centro Congressi
Italia, progettato da Massimiliano Fuksas, che insieme a Palazzo dei Congressi
costituirà il nuovo sistema congressuale dellEur. Periodo
di grande creatività artistica per Roma, che dopo lAuditorium
di Renzo Piano, ed i progetti di Zaha Adid, Odile Decq e Paolo Desideri,
acquista un ulteriore gioiello architettonico. Una teca di vetro che contiene
la nuvola, torre alta 70 metri ed un percorso pedonale di
collegamento al Vecchio Palazzo dei Congressi sono i punti di forza di
un progetto che è stato avvicinato al Museo Guggenheim di Bilbao.
Il centro comprenderà un auditorium di 1800 posti, due grandi sale
congressuali ed un albergo di circa 600 stanze. 2500 i posti auto previsti.
Valeria Arnaldi Fino al 29 giugno sono
in mostra al Museo di Palazzo Venezia, le opere donate dallo scrittore
Paolo Volponi alla Galleria Nazionale delle Marche, che ha sede nel Palazzo
Ducale di Urbino. Valeria Arnaldi Giacomo Manzù Il mistico scultore del novecento, Giacomo Manzù, che come pochi ha saputo esprimere e trasmetterci il senso del sacro. Palazzo Venezia inebria di misticismo con “Giacomo Manzù, l’uomo e l’artista.” (Fino al 2 marzo) F. Di Spirito UNA MOSTRA DEDICATA AI DESAPARECIDOS Fino al 2 marzo, il Complesso del Vittoriano, ospita una mostra della pittrice argentino-israeliana Silvia Dayan, dedicata ai desaparecidos. Si tratta di una galleria di ritratti simbolici, costituita da piccole scatole rettangolari coperte da lembi di tessuto e cosparse di colore: marrone per ricordare quanti ormai riposano sotto terra, l’azzurro quanti furono gettati in mare; il rosso è il colore di tutti. La mostra “A piedi nudi per terra”, è curata da Carlo Fabrizio Carli e Linda de Sanctis. V.Arnaldi L’Accademia di Francia e Villa Medici a marzo ospiteranno una mostra sugli artisti francesi che hanno operato tra il 1803 al 1873: da In gres a Degas. F. Di Spirito GLI SPAZI ESPOSITIVI DELLA STAZIONE TERMINI
Dal 25 gennaio al 26 aprile 2003, Trenitalia organizza, presso la Stazione Termini di Roma, la mostra “Il misterioso viaggio di Otzi”. Rinvenuta nel 1991 sul ghiaccio di Similaun, Otzi è la mummia più antica che sia mai stata scoperta. Si tratta di un uomo di circa 40 anni, di statura medio-piccola, con lunghi capelli bruni ed ondulati, che, probabilmente vittima di un agguato, è morto sulle cime di un ghiacciaio. Dal 1998, la mummia è conservata presso il Museo Archeologico dell’Alto Adige, in una cella frigorifera alla temperatura di – 6°. Realizzata in collaborazione con il Museo Archeologico di Bolzano e con Grandi Stazioni, la mostra è allestita su un’area di 200 mq. Il visitatore viene ‘accompagnato’ nell’ambiente del ritrovamento attraverso un percorso video e multimediale, composto da filmati, ologrammi, illustrazioni, fotografie, animazioni tridimensionali e stazioni interattive. Un apposito programma didattico è stato studiato per i gruppi scolastici. V.Arnaldi LA FOTOGRAFIA DI LEE MILLER Dal 16 gennaio al 14 marzo, in mostra alla Galleria
Valentina Mocada, gli scatti in bianco e nero di Lee Miller. Nata a Poughkeespie
agli inizi del Novecento, a diciannove anni fu notata per la sua bellezza
ed intraprese la carriera di modella. Il suo desiderio di sperimentazione
però necessitava di una maggior libertà di espressione.
Per questo motivo, iniziò a studiare fotografia. V.Arnaldi ‘SEGNO NASCONDE SEGNO’ Dal 26 febbraio al 29 marzo, la Galleria-Stamperia d’arte Il Bulino presenta la mostra di pitture e incisioni di Guido Strazza. Dieci quadri e dodici incisioni riuniti sotto il titolo ‘Orizzonte’ illustrano il percorso dell’artista, puntando l’attenzione sulla naturalezza e la semplicità raggiunte con la maturità. In anteprima è esposto il libro d’artista “Segno nasconde Segno. Contromanuale dell’incisore”. V.Arnaldi |
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SAVONA | |||||||||
MICHELANGELO E LA SISTINA
Dal 30 novembre al 12 aprile, Savona ospita la mostra
"La Sistina e Michelangelo. Storia e fortuna di un capolavoro",
nata con l'obiettivo di sottolineare i rapporti tra l'artista e la città
di Savona. O meglio tra Savona e la Sistina. La Cappella fu, infatti,
voluta da Sisto IV, papa di origine savonese, e da Papa Giulio II, nato
a pochi chilometri dalla città. Fu il mecenatismo di Giulio II a
regalare a Roma ed all'Italia alcuni dei più grandi capolavori del
suo Rinascimento. Bramante, Michelangelo e Raffaello, solo per citare
i più importanti, furono chiamati alla corte papale, nell'intento
di dare lustro al Pontificato, contribuendo ad unificare l'Italia sotto
il dominio dello Stato della Chiesa. A Michelangelo furono commissionate
la realizzazione di un'imponente tomba in San Pietro e l'affrescatura
della volta della Sistina. Valeria Arnaldi |
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SIENA | |||||||||
EXAT ' 51
Exat – Experimental Atelier – è il nome di un movimento
di pittori ed architetti fondato a Zagabria nel 1951, che raccolse attorno
a sé molti interpreti croati dell'arte astratta, dando vita ad un
vero e proprio laboratorio ma soprattutto ad uno stile inconfondibile.
Saggi di quello stile sono oggi esposti ai Magazzini del Sale a Palazzo
Comunale e raccontano non solo una tendenza artistica, ma la storia del
clima culturale dell'ex Jugoslavia nel dopoguerra, testimoniandone il
superamento delle passate ideologie ed il bisogno di sperimentazione e
ammodernamento. Per questo gli artisti, riconosciutisi figli del costruttivismo
occidentale, si orientarono verso ottica, cinetica e cibernetica, dando
vita a “nuove Tendenze”, movimento che ebbe un'eco europea. Valeria Arnaldi |
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TIVOLI | |||||||||
VILLA GREGORIANA Riaprirà nel 2004 Villa Gregoriana, ormai affidata al Fai.
I lavori inizieranno a gennaio e si concluderanno approssimativamente
per il mese di ottobre, in cui è prevista l'inaugurazione. Tre milioni
di euro sono previsti per la realizzazione del progetto di conservazione
e valorizzazione della Villa. Valeria Arnaldi |
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TORINO | |||||||||
Dal 27 febbraio al 4 maggio, viene presentata all’Accademia di Belle Arti, la mostra antologica dedicata a Gino Gorza. Allievo di Felice Casorati, Gorza fu pittore, incisore e operatore estetico. Si distinse nel panorama torinese dell’avanguardia non figurativa della seconda metà del secolo scorso. Un’arte simbolica, sensibile, materica, nutrita da una vastissima cultura filosofica, linguistica, antropologica, che varia dai miti classici alla spiritualità orientale. Il catalogo è edito dalla casa editrice hopefulmonster. V.Arnaldi |
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LA RIPRORIDUZIONE Dal 20 febbraio al 30 marzo, presso l’Archivio di Stato si tiene la terza edizione del Progetto Vetrine alla Calcografia, che per dieci anni curerà manifestazioni ed allestimenti dedicati all’arte contemporanea. Particolare attenzione è dedicata al disegno, alla stampa e alla fotografia. L’edizione 2003 è incentrata sulle problematiche di: riproduzione e riduzione nell’arte contemporanea; utilizzo della riproduzione fotografica nell’arte contemporanea; utilizzo della riproduzione fotografica nella produzione e nella fruizione delle arti visive e dei rapporti tra fotografi ed artisti. V.Arnaldi |
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TREVISO | |||||||||
I manifesti di Adolf Hohenstein V.Arnaldi L'ORO E L'AZZURRO - FINO AL 7 MARZO 2004 "Una tavolozza di diamanti e pietre preziose" era questo il sogno di Monet: possederla per poter ritrarre tutte le bellezze del mondo. E tutto quel blu - di mare e di cielo - che trovava a Bordighera, la piccola località della Riviera tra Montecarlo e San Remo - dove aveva scoperto, insieme a Renoir, le luci del Mediterraneo. I suoi colori si fanno improvvisamente caldo-freddi, nel tentativo di seguire le vibrazioni e le sfumature dell'orizzonte. Un orizzonte che li meravigliava entrambi, conquistandoli alla sua nuova luminosità, figlia dell'antico e proiettata invece verso la rivoluzione. Non d'arme, ma una rivoluzione artistica combattuta sui campi delle loro tele, che prende le mosse dalla ricerca per diventarne essa stessa oggetto. Luci anche per Cezanne, che ne veste le ombre, facendo scomparire i confini cromatici. E stesse seduzioni anche per Munch, allontanatosi per motivi di salute dal Nord Europa e, forse, per scoprire la sua breve stagione impressionista. Monet, Cezanne, Munch: autori profondamente diversi l'uno dall'atro, che trovano nella fascinazione mediterranea un punto di incontro e dialogo. A loro ma non solo è dedicata la mostra "L'oro e l'azzurro. I colori del sud da Cezanne a Bonnard", che sarà visitabile fino al 7 marzo 2004 presso la Casa dei Carraresi. 120 opere esposte per raccontare il viaggio, ma soprattutto il bisogno di pausa che l'uomo prova, desiderando separarsi a volte dalle sue stesse passioni. Un percorso estetico e nello stesso tempo filosofico, che parla della fuga come approdo. Valeria Arnaldi |
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VENEZIA | |||||||||
LA PALA DI CASTELFRANCO Una mostra che nasce dal timore di perdere per sempre un capolavoro. Fino al 22 febbraio, le Veneziane Gallerie dell'Accademie aprono i loro spazi a Giorgione, per richiamare l'attenzione sulla conservazione della Pala di Castelfranco. Nata agli inizi del Cinquecento, la "Madonna in trono con il Bambino, fra San Francesco e San Nicasio (o Liberale), soffre infatti il suo essere realizzata su tavole di pioppo maltagliate e su strati preparatori poco tenaci. "Corrupta et deformata" già dal 1635, l'opera è una delle 25 riconosciute con certezza dell'artista. Accanto alla Pala sono esposte "La Tempesta"; la "Vecchia" e la "Nuda", nonché il "Cristo portacroce". A questi si aggiungono i prestiti del Kunsthistorisches Museum di Vienna: "I tra filosofi" e "Laura". Ed anche il Museo di Rotterdam ha contribuito all'imponente esposizione, concedendo l'unico disegno certo dell'artista: "Veduta di Castel San Zeno a Montagnana e figura seduta". L'esposizione permette di approfondire l'arte di Giorgione e la sua tecnica: dal disegno preparatorio ad olio e tempera usati come leganti e soprattutto permette di ammirare la ricchezza dell'artista e la sua capacità di dare corpo a delicatezza e filosofia con pochi tratti di colore. Valeria Arnaldi |
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VERONA | |||||||||
LA CREAZIONE ANSIOSA - dal 13 settembre all' 11 gennaio Ansia in mostra a Verona dal 13 settembre alla Galleria
d'Arte moderna, che ha sede presso Palazzo Forti. Sono 200 le opere esposte
per un totale di 90 artisti, protagonisti assoluti dell'arte novecentesca.
Nel tentativo di discostarsi bruscamente dai modelli interpretativi dell'
'800, l'arte abbandona i percorsi abituali, alla ricerca di nuovi canali
di comunicazione e linguaggi. In un certo senso, possiamo dire che l'Arte
'perde l'equilibrio' addentrandosi nelle zone inesplorate della pische,essendone
sedotta e nello stesso tempo profondamente turbata. Sono le grida mute
di Munch, le ribellioni ironiche di Ensor e di Toulouse-Lautrec, solo
per citarne alcuni. Intento della mostra è quello di scrutare l'anima
di 'attori e spettatori' del mondo dell'immagine, di chi la disegna, la
traccia, la cattura, e di chi invece la percepisce. Entrambi scossi da
un'unica emozione, che è poi quella che dà senso e completezza
all'opera.
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