Il premier: ''Dobbiamo ammodernare lo Stato'' . ''Adesso sei lì con due dita ad approvare tutto il giorno emendamenti di cui non si sa nulla''. La replica del presidente della Camera: ''La democrazia parlamentare ha regole precise che devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del governo''. Ma il Cavaliere cade dalle nuvole: ''Stravolti i miei ragionamenti''. ''Porte aperte agli elettori dell'Udc e rapporti ottimi con la Lega''

 

Roma (Adnkronos/Ign) - ''Ci sono troppe procedure. Dobbiamo ammodernare lo Stato perché siamo indietro. Lo è anche il Parlamento. Adesso sei lì con due dita ad approvare tutto il giorno emendamenti che non conosci, di cui non si sa nulla''. Da Acerra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato ad evidenziare la necessità di riforme dei regolamenti parlamentari. ''Quando ho fatto il paradosso del capogruppo che vota per tutti - ricorda il premier parlando con i cronisti - era per dire che gli altri sono veramente lì non per partecipare ma per fare numero''.
Immediata la replica del presidente della Camera, Gianfranco Fini: ''La democrazia parlamentare ha procedure e regole precise che devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del governo. Si possono certo cambiare ma non irridere''.
Chiare e nette le parole della terza carica dello Stato che ha preso la parola in Aula dopo un breve dibattito sulle affermazioni del premier. ''Non è vero che i deputati sono qui a fare numero - ha scandito - non è vero che votano con due dita emendamenti che non conoscono'' ma soprattutto bisogna stare attenti a non ''alimentare un qualunquismo e senso di sfiducia nelle istituzioni di cui credo che nessuno oggi in Italia ravvisi la necessità''.
Fini chiede ''rispetto'' per il Parlamento che è ''un'istituzione essenziale e fondamentale in ogni democrazia''. E deve esserci anche ''rispetto per le regole e le procedure che organizzano i lavori del Parlamento''. Si può certo discutere, rileva, ''sull'opportunità di cambiare o meno quelle regole, credo che sia doveroso farlo quando, come accade in Italia da più tempo, si reputi che si tratti di regole datate o in ogni caso non in grado di garantire una efficace azione della nostra istituzione''. Ma ''è certamente sbagliato - avverte Fini - irridere quelle regole e lo dirò con chiarezza al presidente del Consiglio''.
Ancora una volta le dichiarazioni del premier hanno scatenato un vespaio ma il Cavaliere cade dalle nuvole. ''Non riesco a capire in quale modo possano essere stati stravolti i miei ragionamenti sulla necessità, da tutti condivisa - rimarca il premier - di riformare i regolamenti parlamentari. Sanno tutti che la mia posizione non è mai cambiata. Gli emendamenti dovrebbero essere discussi e approvati in Commissione, mentre nell'Aula si dovrebbero effettuare la discussione e il voto finale su ogni legge, come accade in altri Paesi”.
Poi nel pomeriggio il chiarimento in un faccia a faccia di un'ora nello studio del presidente della Camera a Montecitorio. Il Cavaliere avrebbe assicurato che non c'era alcun intento polemico nelle sue parole, né voleva offendere nessuno. E Fini ha preso atto delle sue rassicurazioni. Una versione confermata da Ignazio La Russa, presente al colloquio insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. ''Sono bastati cinque minuti - ha detto il reggente di An e ministro della Difesa - per il chiarimento in un clima di totale cordialità tra Fini e Berlusconi su questo 'misunderstanding', su questo malinteso. Berlusconi è stato molto chiaro, convinto e pimpante: ha spiegato - ha aggiunto La Russa - che il suo intento non era certo di offendere i deputati né di mancare di rispetto al Parlamento. E Fini ha preso atto di queste parole''.

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