Lo scorso ottobre è stata portata a termine una delle più grandi
riforme della storia italiana: il Parlamento ha abolito
la leva. Ormai è legge: la “naja” scompare definitivamente dal
nostro paese e viene sostituita da Forze Armate interamente professionali.
L’Italia si avvicina così al resto d’Europa - in Gran Bretagna
ed in Francia il servizio militare professionale
è attivo già da tempo – e a quell’imprescindibile “diritto di
scelta” che costituisce il principio fondamentale di un paese
democratico.
La nuova legge consente che la leva chiu-da i suoi battenti, e
lascia che l’ombra di tanti interrogativi irrisolti ricopra l’ambien-te
militare: a tutt’oggi infatti è difficile, se non impossibile,
dare un giudizio su di esso e sulla sua efficacia o meno.
Le caserme sono state ritenute da molti altamente educative e
formative per la rigidezza e l’essenzialità che le distin-gueva,
mentre un ambiente troppo chiuso e gerarchico da altri, che vi
vedeva-no proiettata la cultura dell’obbedienza, della sottomissione,
dell’arroganza, dell’umiliazione, dell’eroe e del patriottismo
esasperato.
Oggettivamente nelle caserme non sono mancate le violenze più
crude e umi-liazioni troppo spesso coperte dall’omertà, subite
in disperato silenzio dalla vittima.
A tal proposito non possiamo far a meno di ricordare i tanti drammatici
casi di umiliazione, sopraffazione, abusi -- che talvolta hanno
avuto un tragico epilogo --riassunti nel termine “nonnismo”.
Ci auguriamo che i futuri “nonni volontari”, figli di un dovere
abolito, aboliranno anche questa inammissibile usanza, profonda
violazione dei diritti inalienabili della persona, dei principi
della disciplina e dell’autorità militare.
Crediamo comunque che questa legge sia veramente decisiva per
l’Italia poiché permette ai giovani italiani -- siano essi uomini
o donne -- di scegliere, configurandosi così come una grande conquista
sociale ed una vera e propria “rivoluzione” da tanto tempo attesa.