Maschio ora paghi tu
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di Chiara Valentini
La legge Merlin è superata. Perché i tempi sono cambiati e ora emerge una inquietante pedofilia. Che va stroncata. Colpendo severamente gli sfruttatori delle ragazzine e i clienti. Parla una storica femminista. Colloquio con Dacia Maraini
Dacia Maraini
In un testo teatrale degli anni '70, 'Dialogo di una prostituta con il suo cliente', tradotto in 22 lingue e rappresentato ancora oggi, Dacia Maraini cercava di dimostrare che in sostanza la prostituzione stava diventando un mestiere come un altro. Ma in tempi più recenti, di fronte alle ragazze straniere trascinate sui marciapiedi di casa nostra da bande di sfruttatori, aveva cambiato decisamente idea. E aveva scritto, con il gruppo femminista Controparola, una 'Lettera aperta ai clienti delle lucciole', uscita su 'L'espresso'. Dacia si rivolgeva a quei protagonisti sfuggenti del mercato a luci rosse che sono appunto i clienti, "non per criminalizzarli o metterli alla gogna, ma per invitarli a riflettere su cosa significa andare a letto con una donna in stato di schiavitù". E a trarne le dovute conseguenze.Dalla Lettera sono passati un po' di anni, ma si direbbe che i clienti siano cambiati solo in peggio. Lei cosa ne pensa?
"Non c'è nessun dubbio. I clienti aumentano. Ed è sconvolgente che sui marciapiedi stiano arrivando ragazze sempre più giovani, bambine addirittura. Purtroppo arrivano perché sono molto richieste. Emerge una pedofilia ben più diffusa di quel che pensiamo, in un'epoca in cui sembra che molti uomini abbiano mollato i freni inibitori".
Cosa può spingere un essere umano adulto a cercare una bambina?
"Ho trovato illuminante la storia di Natasha, la ragazzina austriaca tenuta prigioniera per tanto tempo in quella cantina dal suo rapitore. È come se lui avesse ripetuto per anni e anni quel che un cliente qualsiasi fa nell'incontro di una sera. L'aveva segregata per usarla come una cosa sua. Era in questo il suo piacere, era nell'idea di dominarla, di decidere ogni momento della sua vita, probabilmente più che negli incontri sessuali. Anche chi paga una bambina che si prostituisce si illude di esercitare questo potere assoluto".
Però le giovani e belle lucciole dell'Est che affollano i marciapiedi dovrebbero suscitare desideri diversi.
"Non ne sarei sicura. Mi ha colpito molto sentire alla televisione l'intervista ad un uomo sulla quarantina, sposato e padre di due figli, che va due volte a settimana con una qualche prostituta. Quando gli hanno chiesto perché lui ha risposto con queste precise parole: 'Compro questa ragazza e ne faccio quello che voglio'. Ecco, nella sua brutalità è l'immagine perfetta di quel che spinge oggi un uomo a cercare sesso a pagamento senza neanche preoccuparsi se la donna che paga è lì per sua volontà oppure no. Parole come piacere e erotismo lo interessano poco. Gli bastano quei dieci minuti in cui può pensare 'L'ho pagata e la domino'. Se quel rapporto per qualche ragione diventasse gratis non gli interesserebbe più".
Ma tutta la mitologia della prostituzione, tutta la letteratura che è stata fatta sulla trasgressione erotica, sui desideri inconfessabili che solo lì possono essere soddisfatti, dove va a finire?
"È uno dei tanti luoghi comuni che sono caduti. Quando le prostitute si raccontano parlano sempre di regole rigidissime: niente baci, niente rapporti anali o sadomaso, a meno che non si tratti di una specialista. Ma tutto questo importa poco a uomini che si sentono sempre meno potenti, che sentono scivolare via il loro potere anche sul piano culturale. Se negli anni '50 si permettevano di dire in casa 'Qui comando io', oggi possono dirlo solo in un incontro mercenario".
Da una ricerca fatta qualche anno fa a Milano veniva fuori l'assoluta indifferenza di buona parte dei clienti delle lucciole per la loro condizione di non libertà. Neanche l'ombra della tratta sembrava impressionarli. "Mi dispiace per loro però ognuno ha quello che si merita e io non posso farci niente", diceva per esempio uno studente di scienze politiche.
"Questo è il punto cruciale, la razionalizzazione dell'egoismo e la difesa di antichi privilegi. Ma l'indifferenza non è più accettabile, perché non si può fingere di ignorare qualcosa di cui i giornali e le televisioni parlano così spesso. Gli uomini devono mettersi in testa che andare a letto con una prostituta straniera spesso vuol dire incoraggiare la malavita internazionale, sostenere i racket. In certi casi vuol dire anche diventare complici di reati gravi, di abuso di minorenne, di sequestro di persona".
Ma la legge Merlin non prevede nessuna responsabilità per il cliente.
"La Merlin non può essere un tabù, è arrivato il momento di cambiarla. Quando era stata scritta il commercio sessuale si svolgeva fra adulti consenzienti. E questo deve restare lecito. Ma oggi c'è ben altro. Certo bisogna perseguire gli sfruttatori, che però sono difficili da individuare. Il cliente invece è sotto i nostri occhi. E non può continuare a essere l'eterno irresponsabile".
Insomma, lei propone di renderlo punibile?
"In certi casi sì. Non capisco perché chi compra merce rubata da un ricettatore non può cavarsela dicendo 'ma io non sapevo', mentre un signore che carica una ragazzina in macchina non è tenuto a valutare la sua età, a informarsi".
Non teme che l'accusino di sostenere posizioni forcaiole?
"No, qui si tratta dell'elementare difesa di esseri umani. Non può più continuare la tacita tolleranza che c'è sempre stata sulla prostituzione, bisogna rompere quello schema culturale. Non è possibile indignarsi per la tratta dei raccoglitori di pomodori e chiudere un occhio sulla tratta delle donne".
Molti sindaci hanno cercato in questi anni di combattere il fenomeno con misure d'emergenza, dalle telecamere nei luoghi d'incontro alle multe per sosta vietata ai clienti. Proprio su questo Wladimir Luxuria se l'è presa con Veltroni.
"Capisco che può sembrare una limitazione delle libertà individuali. Ma anche questo è un modo per disturbare i trafficanti e forse anche per far prendere coscienza ai clienti".
La prostituzione c'è sempre stata e ci sarà sempre, è il vecchio adagio che ci sentiamo ripetere. È d'accordo?
"Non credo che la prostituzione sia destinata a essere eterna. Anche la schiavitù sembrava indistruttibile e invece è tramontata. Può anche risorgere qua e là, ma è bollata come intollerabile in tutto il mondo civile. Spero che prima o poi succederà la stessa cosa per il mercato delle donne".
Intanto le italiane che si prostituiscono sono diventate una minoranza rispetto alle straniere. Qual è la ragione?
"Forse è come per le badanti, certi lavori duri le italiane non li vogliono più fare. Ma è un'ipotesi".
Anche le femministe, osserva qualcuno, non si battono contro le nuove schiavitù.
"Ma il femminismo non è mica un partito o un sindacato. Da molti anni è frazionato in gruppi che riflettono, che lavorano su temi concreti, compresa la prostituzione. Ma i media hanno seguito poco. Poi c'è stata la manifestazione di Milano dell'anno scorso, un fiume in piena dalle ragazze fino alle anziane, indignate per gli attacchi ai loro diritti. Chissà che la piazza non torni a essere il modo giusto perché le donne si facciano ascoltare".
"La Merlin non può essere un tabù, è arrivato il momento di cambiarla. Quando era stata scritta il commercio sessuale si svolgeva fra adulti consenzienti. E questo deve restare lecito. Ma oggi c'è ben altro. Certo bisogna perseguire gli sfruttatori, che però sono difficili da individuare. Il cliente invece è sotto i nostri occhi. E non può continuare a essere l'eterno irresponsabile".
Insomma, lei propone di renderlo punibile?
"In certi casi sì. Non capisco perché chi compra merce rubata da un ricettatore non può cavarsela dicendo 'ma io non sapevo', mentre un signore che carica una ragazzina in macchina non è tenuto a valutare la sua età, a informarsi".
Non teme che l'accusino di sostenere posizioni forcaiole?
"No, qui si tratta dell'elementare difesa di esseri umani. Non può più continuare la tacita tolleranza che c'è sempre stata sulla prostituzione, bisogna rompere quello schema culturale. Non è possibile indignarsi per la tratta dei raccoglitori di pomodori e chiudere un occhio sulla tratta delle donne".
Molti sindaci hanno cercato in questi anni di combattere il fenomeno con misure d'emergenza, dalle telecamere nei luoghi d'incontro alle multe per sosta vietata ai clienti. Proprio su questo Wladimir Luxuria se l'è presa con Veltroni.
"Capisco che può sembrare una limitazione delle libertà individuali. Ma anche questo è un modo per disturbare i trafficanti e forse anche per far prendere coscienza ai clienti".
La prostituzione c'è sempre stata e ci sarà sempre, è il vecchio adagio che ci sentiamo ripetere. È d'accordo?
"Non credo che la prostituzione sia destinata a essere eterna. Anche la schiavitù sembrava indistruttibile e invece è tramontata. Può anche risorgere qua e là, ma è bollata come intollerabile in tutto il mondo civile. Spero che prima o poi succederà la stessa cosa per il mercato delle donne".
Intanto le italiane che si prostituiscono sono diventate una minoranza rispetto alle straniere. Qual è la ragione?
"Forse è come per le badanti, certi lavori duri le italiane non li vogliono più fare. Ma è un'ipotesi".
Anche le femministe, osserva qualcuno, non si battono contro le nuove schiavitù.
"Ma il femminismo non è mica un partito o un sindacato. Da molti anni è frazionato in gruppi che riflettono, che lavorano su temi concreti, compresa la prostituzione. Ma i media hanno seguito poco. Poi c'è stata la manifestazione di Milano dell'anno scorso, un fiume in piena dalle ragazze fino alle anziane, indignate per gli attacchi ai loro diritti. Chissà che la piazza non torni a essere il modo giusto perché le donne si facciano ascoltare".