L'invasione via terra preceduta dai colpi dell'artiglieria. Colpita una moschea, almeno sedici morti. "Era usata come base". L'esercito: "Vogliamo ripulire le zone da cui partono i missili". Uccisi altri due leader di Hamas, che annuncia resistenza

 

GERUSALEMME - Dopo otto giorni di bombardamenti aerei e uno di martellamento con l'artiglieria pesante che ha causato nuove stragi di civili a Gaza, l'operazione "Piombo fuso" passa alla seconda fase. Intorno alle 20 (ora locale) è iniziato l'attacco di terra. I carri armati di Israele hanno varcato il confine e sono penetrati nella Striscia da due località a nord, nei pressi di Beit Lahiya: proprio dove nel pomeriggio è stata colpita una moschea piena di fedeli, con 16 morti e decine di feriti.
Le truppe dell'Idf avanzano appoggiate da elicotteri d'attacco. Subito scontri con i miliziani palestinesi che cercano di rispondere con i mortai. Sul confine sono schierati almeno diecimila uomini; Israele ha già iniziato a richiamare migliaia di riservisti per rafforzare la sua disponibilità di truppe e dichiarato lo stato d'allerta nel Nord del Paese. "L'offensiva durerà molti giorni" dicono i militari di Tel Aviv "vogliamo ripulire lezione da cui partono i missili contro la popolazione civile israeliana. Non sarà una gita scolastica". Hamas ha risposto che replicherà combattendo: "Israele pagherà cara questa scelta. Abbiamo già ucciso militari israeliani". Fonti mediche palestinesi hanno fatto sapere che la prima vittima delle truppe di terra israeliana è stato un bambino.
L'attacco è stato raccontato subito dai testimoni oculari che hanno visto materialmente i "tank" di Tsahal muoversi e avanzare e, poi, è stato confermato da fonti militari israeliane. I portavoce dell'esercito hanno detto che le truppe di terra hanno già assunto il controllo di alcune postazione di lancio di razzi Qassam da cui i miliziani palestinesi martellavano il sud di Israele.

Le tre reti tv israeliane hanno cominciato a mostrare le immagini di soldati in pieno assetto di guerra e di carri armati che lasciano il loro territorio per entrare in quello palestinese. In Israele, secondo fonti informate, gli ospedali hanno ricevuto istruzioni di mobilitare tutto il personale medico, incluso quello della riserva.
La strage nella moschea. Oggi, mentre in molte città europee la gente è scesa in piazza per protestare con i raid a Gaza, la giornata di guerra era cominciata con i tiri di artiglieria pesante. Il secondo gradino della strategia israeliana che cerca di colpire militanti e leader di Hamas e di distruggere i luoghi dove, secondo il Mossad, i miliziani islamici nascondono armi o dai quali tirano sulle città israeliane di confine con i missili Qassam.
E l'artiglieria di Tsahal si è rivelata distruttiva quanto gli aerei che hanno già fatto circa 450 morti. Nel pomeriggio, alcuni proiettili di cannone si sono abbattuti sulla moschea di Behit Lahya, nel nord della Striscia: almeno 16 i morti e decine i feriti. Per Israele, il luogo sacro era in realtà un deposito militare, per i palestinesi si tratta di un nuovo, terribile "massacro di civili. Una vera e propria strage con diversi bambini tra le vittime".
A lungo si è parlato anche di un'altra moschea sotto attacco, quella di Jabaliya con una decina di morti. E le agenzie di tutto il mondo ne hanno dato notizia. Fonti Onu hanno poi fatto sapere che c'era stata un'erronea sovrapposizione di nomi e di luoghi. Allo stato resta confermata solo la strage di Behit Lahya.
Altri due leader di Hamas sono morti oggi. Nel pomeriggio è stato ucciso il comandante Mohammed Maaruf, colpito mentre viaggiava su un'auto a Khan Yunis. Questa mattina era stato ammazzato Abu Zakaria al-Jamal, importante leader dell'ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam.