Parma - Il capannone è anonimo, grigio, grandi vetrate.
Citofoni di studi di architetti. Una delle tre cassette postali è intestata a «The Original American Bakery», oh yeah. È la nuova tana di Calisto Tanzi. L'imprenditore condannato in primo grado a 10 anni di reclusione per il crac Parmalat (un buco da 14 miliardi di euro) ritorna in attività a 70 anni in questa anonima periferia cittadina, a quattro chilometri da casa sua. Sta mettendo in piedi un'azienda che produrrà muffin, i dolcetti con cui si fa colazione negli Stati Uniti. Quando si dice una vita spesa per fabbricare cibo. E debiti.

Il ciak a «Tanzi 2 la vendetta» è stato dato in autunno, tra incontri, bilanci, previsioni. Ma l'uscita allo scoperto è avvenuta lunedì. Nelle aziende vicine hanno notato che qualcosa si muoveva in quel capannone: via vai di persone, operai per le pulizie, camion, auto. E anche la Honda grigia di Tanzi. Di lui però si sono accorti soltanto quelli che lavorano al 44 di strada Martinella. E non hanno gradito. «Se il cavaliere lavora qui, io me ne vado - ha detto qualche imprenditore a Repubblica.it che ieri pomeriggio ha dato la notizia -. Non mi piacerebbe uscire da un luogo di lavoro dove qualcuno può pensare che io lavori con uno come lui, che ha truffato migliaia di persone».

Appena si è diffusa la voce, nel capannone si è fatta terra bruciata. Pare che una telefonata abbia consigliato di lasciare campo libero. Al secondo piano dell'edificio lavora un pool di architetti. «Lasciateci perdere - urlano dalle finestre ai giornalisti - siamo asserragliati, abbiamo delle riunioni importanti che non riusciamo a finire». L'imprenditore non si fa trovare neppure a casa: «È in città», garantisce la moglie Anita al citofono della villa di via Chiaviche: «Una nuova attività? Non so nulla. Arrivederci».

Tanzi, insomma, perde il pelo ma non il vizio. Chi l'ha visto al lavoro lo descrive sorridente e pieno di entusiasmo. Dallo scorso lunedì arriva ogni mattina verso le dieci carico di carte e documenti, vede gente, discute, progetta, assaggia. A pranzo stacca, va a prendere i nipotini a scuola, e torna il pomeriggio. Un consulente come tanti, circondato da un piccolo gruppo di collaboratori di fiducia. Il principale appartiene alla famiglia Cocconi, un nome conosciutissimo a Parma perché legato a due pasticcerie nel centro della città, locali storici passati qualche anno fa a un nuovo proprietario che però ha mantenuto il marchio.
L'obiettivo è quello di avviare fra qualche mese la produzione dei muffin destinati all'America del Nord, Usa e Canada. Nel capannone di 800 metri quadrati alla periferia sud, sulla strada verso Langhirano, stanno per arrivare macchinari, linee produttive, bancali per il magazzino.

Da Collecchio alla Martinella, Tanzi sceglie ancora di non allontanarsi troppo da casa. Ma soprattutto decide di non ripiegarsi a fare il nonno a tempo pieno o l'imputato in attesa di giudizio definitivo. Bisogna riconoscergli del coraggio. Dopo il disastro economico e finanziario provocato dalla contabilità truffa della sua Parmalat, nessuno si aspettava che il cavaliere sarebbe tornato in pista. Dal successo mondiale al carcere, dai picchi di Piazza Affari al crac del secolo, dai trionfi del Parma calcio all'infamia della condanna e dell'interdizione perpetua: Tanzi ha deciso di risollevarsi. Sulle spalle ha una condanna che, se confermata, non sconterà in carcere.
Evidentemente a 70 anni (compiuti il 17 novembre) il fondatore della Parmalat ha ancora la voglia di fare e anche quella salute che sembrava affievolita nei mesi passati in carcere a cavallo tra il 2003 e il 2004. Avrà anche un mercato per i suoi nuovi dolcetti?