«Non c'è ancora un'intesa sul nome del presidente della Rai». La conferma è venuta dal segretario del Pd Dario Franceschini, ospite di Fabio Fazio. Ha sottolineato che «non spetta a un responsabile di partito fare un nome. Sarebbe sbagliato, c'è un percorso che prevede che sia votato dai due terzi della commissione di vigilanza e questo richiede inevitabilmente che sia una personalità che vada bene a maggioranza e a opposizione»

 

 

L'assemblea dei soci Rai è convocata per domani con all'ordine del giorno la nomina dei nuovi vertici.

 Sarebbe l'occasione per il ministero dell'Economia di comunicare i nomi dell'ottavo consigliere e del presidente. In entrambe i casi si tratterebbe di una conferma, dicono le indiscrezioni, per Angelo Maria Petroni in cda e Claudio Petruccioli alla presidenza per un altro triennio. L'assemblea era già stata convocata per martedì scorso ma è stata aperta e aggiornata di sette giorni per aspettare ancora i tempi della politica, segnati questa volta dalle dimissioni di Walter Veltroni.
Franceschini, essendosi appena insediato, voleva avere il tempo di riflettere sulla proposta anche se si dice che da una riunione con i componenti della Vigilanza in quota Pd, che del resto il neo segretario aveva già sentito più volte in questi giorni, sarebbe uscita appunto l'ipotesi di portare come prima richiesta quella della conferma di Petruccioli. Ed è probabile che la proposta sia accettata dalla maggioranza, altrimenti si dovrebbe andare alla verifica di altre ipotesi. Se si parla ancora di Pierluigi Celli, di Andrea Manzella e Sergio Mattarella, è più probabile che dal cilindro possa uscire un nome del tutto nuovo. Rimangono invece stabili le quotazioni di Mauro Masi come direttore generale.
Franceschini, ospite di Fabio Fazio, è anche andato all'attacco di Berlusconi. Il segretario del Pd ha fatto un appello a evitare l'astensione alle prossime elezioni Europee: «Se Berlusconi fosse il vincitore quello che avverrebbe il giorno dopo è una cosa che può preoccupare tutti». Ha quindi invitato gli elettori «a non scegliere la strada dell'astensione e della sfiducia e fare uno sforzo e rafforzare il Pd evitando che dalle prossime elezioniesca Berlusconi come vincitore». Poi è tornato sulla proposta di un assegno a chi resta senza lavoro. Per il segretario del Pd, i soldi possono venire dal recupero dell'evasione fiscale e che in Italia si stima sia intorno ai 110 miliardi. «Basterebbe recuperare il 10% dell'evasione».
Quanto al suo ruolo nel Pd, Franceschini ha chiarito che «finisce con il congresso del partito». Dice di avere davanti due obiettivi: «confermare alle europee il risultato elettorale e ribadire la validità del progetto del Pd portandolo al congresso non in un clima di litigiosità interna che i nostri elettori non sopportano più».

 

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