Delusione al vertice: l'acqua resta una "necessità" e non diventa un "diritto"
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Si è chiusa la conferenza internazionale di Istanbul con rappresentanti di 155 paesi. Nel documento finale sottoscrizione di impegni formali ma manca l'indirizzo di una nuova politica
ISTANBUL - Nessun accordo sul "diritto di accesso all’acqua" al Forum mondiale sull’acqua, conclusosi a Istanbul dopo una settimana di lavori che ha visto coinvolte oltre 25.000 persone, in rappresentanza di 155 paesi.
Il punto di contesa sta nella definizione di acqua come bene, portata avanti dalle multinazionali, o invece dell'acqua come diritto. E nella dichiarazione finale si afferma la necessità di migliorare l’accesso all’acqua e l’azione di bonifica in tutto il mondo, ma non il "diritto all’accesso all’acqua", chiesto con forza da numerose organizzazioni non governative e da diversi Paesi.
NECESSITA' MA NON DIRITTO - Nella giornata mondiale dell’acqua, il testo conclusivo del Forum indica diversi impegni: necessità di fare economia di acqua, in particolare nel settore agricolo, e di contrastare l’inquinamento, sia nei corsi d’acqua che nelle falde freatiche. Francia, Spagna e molti paesi dell’America latina e del continente africano hanno tentato, senza riuscirci, di modificare il testo. La dichiarazione finale afferma che l’accesso all’acqua potabile e alla bonifica è una "necessità umana fondamentale", ma non un "diritto". «Siamo rattristati. Ci è stato impedito di apportare modifiche al documento», ha detto un delegato etiope. Da parte sua, il Partenariato francese per l’acqua (Pfe), che riunisce rappresentanti dello Stato, delle comunità locali, delle imprese e delle ong, ha "deplorato" l’assenza del "diritto all’acqua" nel documento. Venerdì scorso, il ministro francese per l’Ambiente, Chantal Jouanno, aveva chiaramente chiesto che il testo fosse rafforzato in tale direzione: «Come si può parlare di diritti dell’uomo se non si parla di diritto all’accesso all’acqua? E’ il diritto che condiziona tutti gli altri».
LE CIFRE DELL'EMERGENZA - Sono otto milioni i decessi annui attribuiti alla carenza di acqua e servizi igienico-sanitari, più di un miliardo di persone hanno limiti di accesso all'acqua potabile, 1,1 miliardi di persone non hanno accesso alle risorse idriche, 2,6 miliardi di persone hanno problemi igienico-sanitari, 3.900 bambini muoiono ogni giorno a causa della mancanza di acqua, l'inquinamento dei corsi d'acqua e delle falde del sottosuolo. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, lanciato in parallelo al Forum, il rischio per la Terra è che al 2030 metà popolazione mondiale resti assetata, ma è l'Africa a dover affrontare la sfida più grande. Il segretario generale del Forum Oktay Tabasaran parla del documento come di «una piattaforma per affrontare i problemi del mondo legati all'acqua, che non possiamo ignorare» per la sopravvivenza del nostro Pianeta. «È un documento importante - conclude il ministro turco dell'Ambiente Veysel Eroglu - che servirà da riferimento a livello governativo».
IN ITALIA SCORRE UN FIUME DI ACQUA IN BOTTIGLIA - Agli italiani piace l'acqua in bottiglia, nel 2007 ne hanno consumata ben 12,4 miliardi di litri, e sono disposti a pagarla mille volte di più di quella che esce dal rubinetto delle loro case (in media 0,5 millesimi di euro al litro contro i 50 centesimi di euro al litro per quella in bottiglia). Con 196 litri pro-capite all'anno l'Italia è il primo Paese in Europa per consumo di acque in bottiglia e il terzo al mondo, dopo Emirati Arabi (260 l/anno procapite) e Messico (205)